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“Salviamo la sanità pubblica”, sit-in a Torrette di Ancona: cittadini, sanitari, sindacati ed enti accendono i riflettori sulle criticità

Quasi un centinaio le persone presenti alla manifestazione che si svolge in 34 città italiane. Ecco cosa chiedono

ANCONA – “La sanità pubblica non si vende: si difende. Difendiamo il nostro lavoro. Difendiamo la tua salute”. È lo slogan riportato sulle magliette indossate da alcuni manifestanti che hanno partecipato al sit-in che si è svolto questa mattina – 15 giugno – davanti all’ospedale regionale di Torrette nell’ambito di una mobilitazione nazionale che coinvolge 34 città italiane in contemporanea al motto di ‘Salviamo la sanità pubblica’.

A scendere in campo medici, operatori sanitari, sigle sindacali di categoria, associazioni e cittadini, gomito a gomito per denunciare le criticità che minano la sostenibilità del sistema sanitario. Carenza di personale, liste di attesa, sono i temi al centro della protesta l’iniziativa che secondo le intenzioni dei manifestanti non vuole essere una protesta ma una sollecitazione ai cittadini.

Temi affrontati nel corso dell’assemblea che è seguita al sit-in e che si è svolta nell’aula Totti al piano interrato dell’ospedale, alla quale hanno preso parte Daniele Fumelli presidente regionale Anaao Assomed, Zahedi Hossein presidente regionale Aaroi-Emac, Ketty Pesaresi segretaria regionale Cgil Medici, Luciano Moretti presidente regionale Cimo-Fesmed-Anpo-Ascoti, Gabriele Brandoni segretario regionale Cisl Medici, Benni Fabio segretario regionale Uil Medici, Antonio Angellotti presidente Fvm, Giulio Argalia  segretario regionale Fassid e Fabiola Fini vice presidente nazionale Fvm.

Angela Ciaccafava, del comitato di cittadini che si sta costituendo con il nome di ‘Salviamo la sanità pubblica Marche’, ha parlato di una situazione «assolutamente incontrollabile» spiegando che tra le rivendicazioni dei cittadini c’è quella che «la sanità torni ad essere un diritto, come sancito dalla Costituzione e che sia a disposizione di tutti i cittadini, mentre ad oggi non è così. Con le file che dobbiamo fare per chiedere un esame o una visita, ci sono cittadini che possono permettersi di scavalcare la fila e pagare, ma ci sono anche altri cittadini che purtroppo rimangono indietro e devono rinunciare spesso alle cure, questo non è giusto».

«Sono vent’anni che ci sono tagli continui in cui il Ministero della sanità è in realtà il Ministero dell’economia e non c’è più al centro la salute, non c’è più al centro l’ospedale, ma c’è al centro l’azienda e il profitto – ha detto Daniele Fumelli, segretario regionale Anaao Assomed – : questo sta portando alla fuga dei medici dal Servizio Sanitario Nazionale e quindi sta scoprendo sempre di più la fragilità della parte più debole della popolazione».

Nelle Marche, come «da tutte le parti» le criticità «sono la diminuzione del personale che è sempre più demotivato e tende ad andare e nel privato, perché le condizioni sono sempre più pericolose sia dal punto di vista personale, perché leggete sempre più frequentemente che è il concetto di malasanità ha portato ad un’aggressività verso i medici piuttosto che il concetto di mala organizzazione della sanità. Che dovrebbe portare ad una riferimento più alto di quello che sono il medico che ti trovi davanti» e «oltre alla diminuzione del numero dei medici, delle risorse e della capacità di collegare, di fare rete, tra il territorio e le strutture ospedaliere. Chiediamo di riprendere un discorso ormai interrotto vent’anni fa, di alleanza, dove la salute dei cittadini sia al centro della politica sanitaria e non i numeri e non un conto da far portare».

Luciano Moretti, presidente regionale Cimo-Fesmed-Anpo-Ascoti ha posto l’accento sul piano socio sanitario regionale che ha definito «un libro dei sogni» che «non ha migliorato la situazione, ma la sta peggiorando gravemente. Abbiamo una carenza di organici di infermieri, biologi, chimici, fisici e di medici e una impostazione e strutturazione della sanità che prevede una diffusione della sanità sul territorio» ma «avere l’ospedale sotto casa non si può fare con i medici e gli infermieri presenti» per cui «è inutile che scriviamo che ci sono 59 case della salute quando sono vuote perché non ci sono né medici di famiglia, né infermieri e la gente continuerà ad andare negli ospedali». Le persone «o tirano fuori i soldi o non si curano, non hanno altre possibilità – ha concluso – La sanità pubblica è in grossa difficoltà, in grosso declino e la sanità privata alla grande».

Zahedi Hossein presidente regionale Aaroi-Emac ha spiegato che «chi è al governo, tutti indistintamente, non fanno altro che usare la spesa sanitaria come un bancomat, si tratta di tagli continui nell’ultimo decennio, ed è documentato» che «dal 2009 fino al 2019 sono stati tagliati dalle risorse della sanità circa 37miliardi, un dato di fatto che difronte ad un aumento annuo di 0,8% della spesa sanitaria c’è stato più di 1,7% di inflazione e quindi in questi anni i soldi messi in aumento della spesa sanitaria non sono stati sufficienti per coprire soltanto l’inflazione, tra l’altro programmata. Chiediamo di poter essere messi in condizione di poter lavorare bene».

Alessandra Moraca, segretario regionale Smi e vicepresidente Fvm Marche ha ribadito la necessità di «salvaguardia del Sistema Sanitario nazionale, è indispensabile preservarlo per dare garanzia a tutti i cittadini al diritto alla salute». «Chiediamo che ci sia anche un miglioramento delle condizioni lavorative dei medici che stanno fuggendo» ha detto, mentre riferendosi alla situazione dell’ospedale regionale di Torrette ha sottolineato le «difficoltà per la carenza di personale che si è andata evidenziando durante la pandemia».

Per Ketty Pesaresi, segretaria regionale di Cgil Medici serve una inversione di tendenza sul fronte degli investimenti in sanità e «risposte chiare» per «tutelare un bene fondamentale per il Paese, la salute», mentre Gabriele Brandoni segretario regionale Cisl Medici, «Torrette rappresenta l’eccellenza della sanità marchigiana» ha spiegato motivando la scelta di manifestare davanti all’ospedale regionale «ma qui si deve venire solo per le patologie di eccellenza e deve essere un filtro, ma il 60% delle prestazioni di pronto soccorso sono codici verdi e gialli e questo significa che non c’è più un filtro». «Le nostre proposte – ha detto Benni Fabio segretario regionale Uil Medici – si muovono sul piano nazionale» e «riguardano soprattutto il personale» è «giunta l’ora di rifinanziare il Servizio Sanitario pubblico, non ci sono alternative» questa «manifestazione è a sostegno dei diritti dei cittadini».

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