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Pillola abortiva Ru486, Bora (Pd) attacca la Regione: «Le Marche peggio del Texas. Una vergogna»

La consigliera regionale del Pd torna ad attaccare sul mancato recepimento nelle Marche delle linee guida ministeriali del 2020 per l'impiego della pillola abortiva

Manuela Bora, consigliera regionale Pd

ANCONA – «Le Marche peggio del Texas». La consigliera regionale del Pd Manuela Bora nel corso della seduta del consiglio regionale di ieri (7 giugno) in aula è tornata ad attaccare la giunta sul mancato recepimento nelle Marche delle linee guida ministeriali sulla pillola RU486, la cosiddetta pillola abortiva.

La questione è stata oggetto di una interpellanza da parte del gruppo consiliare dei dem. «L’assessore Saltamartini ha negato il diritto riconosciuto alle donne dal Ministero della Salute di poter accedere all’Ivg (interruzione volontaria di gravidanza) fino a 63 giorni, pari a 9 settimane compiute di età gestazionale, rifiutandosi di recepire le linee guida emanate il 12 agosto 2020» spiega Bora.

In questo modo, «a differenza di Lazio, Emilia Romagna e Toscana», dove «si rispetta alla lettera il dettato ministeriale, nelle Marche le donne continuano a godere di meno diritti» e »non possono accedere all’Ivg farmacologica nei consultori e devono effettuare l’Ivg entro la settima settimana di gestazione (49° giorno di amenorrea). Evocando i principi dell’“etica cristiana”, emulando il governatore del Texas Greg Abbott (che ha liberalizzato al massimo le armi e allo stesso tempo ridotto la possibilità di abortire entro la sesta settimana) – osserva Bora -, Saltamartini ha adottato un atteggiamento antiscientifico».

Secondo la consigliera l’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico «può essere effettuata fino a 63 giorni pari a 9 settimane compiute di gestazione presso strutture ambulatoriali pubbliche adeguatamente attrezzate, funzionalmente collegate all’ospedale ed autorizzate dalla Regione, nonché consultori, oppure day-hospital. Eppure, la Regione Marche continua a ostinarsi a non volerle recepire, non permettendo la somministrazione della pillola RU486 nei consultori e restringendo a sole sette settimane (49 giorni) di età gestazione il limite massimo per effettuare l’interruzione volontaria di gravidanza».

Bora evidenzia che si creano «intollerabili discriminazioni tra territorio e territorio» tanto che «mentre una donna di Gabicce Mare potrà effettuare una interruzione volontaria di gravidanza tramite RU486 solo ed esclusivamente in ospedale e fino alla settima settimana di amenorrea, una donna di Cattolica (Emilia Romagna) potrà effettuare la medesima interruzione volontaria di gravidanza tramite RU486 anche in un consultorio familiare della propria regione e fino alla nona settimana di amenorrea. Una vergogna e uno scandalo inaccettabili: per l’ennesima volta, abbiamo potuto constatare che questa è la giunta dei fondamentalisti, dei fanatici no-choice, altro che Pro-life, dei trumpiani, dei reazionari più retrivi».

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