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Ancona, la voce dei ristoratori: «Rischiamo il collasso, fateci lavorare» – VIDEO

Parlano Luca Santini, Simone Baleani, Corrado Bilò e Giancarlo Filonzi, presenti alla manifestazione davanti a Confcommercio: «Dateci date certe, non siamo untori».

Simone Baleani e Luca Santini in uniforme da chef

ANCONA – Oltre alle istituzioni presenti, politiche e sindacali, nel piazzale di Confcommercio ad Ancona c’erano soprattutto i ristoratori. Che, in maniera ordinata e civile, hanno gridato la necessità di riaprire i loro locali dopo che per un anno e più l’attività è proseguita a singhiozzo. Nel primo trimestre del 2021 è stata stimata, soltanto nelle Marche, una perdita di più di 450 milioni di euro nel comparto ristorazione. «Per questo abbiamo la necessità assoluta di riaprire le nostre strutture: servono date certe», ammette Luca Santini, presidente Unione regionale Cuochi Marche, anch’egli presente per manifestare che il “futuro non chiude”, come recitava il loro claim.

Sei mesi fa, un’altra forma di protesta simile nel capoluogo, vide i ristoratori al Passetto apparecchiare tavole senza commensali al Monumento ai Caduti. In un contesto silente, ma che faceva grande rumore. A distanza di sei mesi, da quanto riferiscono i ristoratori, quelle tavole sono rimaste ugualmente vuote: «Ma abbiamo dimostrato di non essere untori – la voce di Simone Baleani, consigliere nazionale Federazione Italiana Cuochi -. Piuttosto vogliamo testimoniare che non abbiamo registrato criticità dal punto di vista della sicurezza sanitaria nei locali, rispettando regole e protocolli. Fateci tornare a lavorare».

Un pensiero, questo, che si rispecchia in un motivo che risuona da molti mesi all’interno di cucine tutt’altro che affollate e sale prive di ospiti a pranzo e a cena in tanti ristoranti anconetani. «Il nostro lavoro è quello che fa meno danni nei confronti del prossimo – dice con tono sicuro Corrado Bilò, titolare della Moretta -. Rispettavamo già prima i distanziamenti fra i tavoli, figuriamoci con la pandemia. Spero che una volta che ci faranno riaprire, non ci saranno più scuse per ricominciare a dare addosso alla categoria della ristorazione».

Per Giancarlo Filonzi, proprietario della Botte, il settore rischia il «collasso». Perché mentre le spese avanzano e le entrate sono inconsistenti, intere famiglie di lavoratori stanno a casa e le risorse scarseggiano. «Eppure i nostri clienti ci hanno aiutato come hanno potuto, ad esempio con gli asporti, ma non è la stessa cosa. Siamo tutti consapevoli che la sicurezza sia la cosa più importante. Ma vorremmo sederci ad un tavolo per parlare di soluzioni condivise che ci portino ad aprire prima possibile».

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