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Richiedenti asilo, Ambasciata dei Diritti Marche: «La Questura formalizzi la domanda di protezione internazionale entro 5 giorni dal provvedimento»

L'associazione ha seguito tramite un legale il ricorso di un richiedente asilo che dall'8 agosto dopo 5 mesi attendeva ancora di poter fare domanda di protezione internazionale

Gli attivisti dell'Ambasciata dei Diritti Marche (immagine di repertorio)

ANCONA – «Il tribunale di Ancona, in risposta al ricorso presentato dall’avvocato Paolo Cognini, si è espresso con un’ordinanza chiara che obbliga la questura di Ancona a ‘formalizzare la ricezione della domanda di protezione internazionale entro 5 giorni dal provvedimento’». A renderlo noto è l’Ambasciata dei Diritti Marche da tempo impegnata in difesa dei diritti dei migranti e ha seguito il caso di un giovane pakistano (27 anni) arrivato ad Ancona a inizio agosto del 2022 e «ancora in attesa di poter fare la domanda di protezione internazionale (asilo) e da agosto è costretto a stare in strada perché non sono stati attivati posti in accoglienza».

L’Ambasciata dei Diritti, in un incontro con la stampa, ha evidenziato che la Questura non aveva avviato la «procedura di accoglienza come previsto dalla norma vigente» e che a diversi richiedenti «non veniva fatta formalizzare la domanda di protezione» e queste persone erano «costrette» a «dormire in strada». «Avevamo promesso che avremmo fatto ricorso anche alle vie legali. Ebbene avevamo ragione» hanno sottolineato gli attivisti.

«Le motivazioni del giudice sono articolate – hanno sottolineato – e riportano con precisione leggi italiane e disposizioni europee che non lasciano dubbi a nessuna interpretazione, risultando inoltre valide per tutti coloro che presentano domanda di protezione internazionale. La pratica di rinviare per mesi l’avvio della procedura di richiesta di protezione internazionale e la contestuale accoglienza è illegittima».

«Il Tribunale di Ancona – ha aggiunto l’attivista Danilo Burattini – stabilisce quello che già di fatto è per legge e cioè che per un richiedente asilo che presenta domanda in Questura deve essere attivata subito la procedura, entro 3 giorni, massimo 13 dalla sua richiesta, e di conseguenza deve accedere alle misure di accoglienza», mentre «a tutt’oggi sono tantissimi i richiedenti asilo che dormono per strada perché non possono accedere alle misure di protezione».

«Pensiamo che attualmente i richiedenti asilo presenti in Ancona, che hanno presentato la domanda in Questura» siano «più o meno» una cifra «che va dalle 70 alle 100 persone», un numero che «varia perché nel frattempo ci sono stati anche degli accoglimenti». Per l’Ambasciata dei Diritti Marche la disposizione del Tribunale di Ancona potrà avere «sicuramente degli effetti a livello nazionale e perché mette un punto fermo su alcune questioni e cioè che non è rimandabile né l’accoglienza né l’avvio della procedura di protezione internazionale».

Se la situazione cambia già da oggi per il 27enne pakistano che ha fatto ricorso e che è stato seguito dall’Ambasciata dei Diritti Marche, «ci aspettiamo – aggiunge Burattini – che la Questura ne prenda atto e che (la situazione, ndr) cambi un po’ per tutti». Il 27enne, hanno spiegato, «aveva presentato la prima richiesta l’8 agosto, per legge, massimo dopo 13 giorni, quindi il 21 agosto, doveva essere accolto, invece gli è stato detto di tornare il 9 settembre. È tornato il 9 settembre e gli hanno detto di tornare il 27 ottobre, ma il 27 ottobre gli hanno detto di tornare il 17 gennaio: sono passati 5 mesi – ha detto Burattini – e nel frattempo è rimasto per strada. Pur essendosi denunciato in Questura, dicendo ‘sono qua’ ed è importante anche per un discorso di sicurezza, ma pur avendo fatto questo percorso, in realtà non ha nessun tipo di documento in mano e non può accedere a niente, eccetto che all’assistenza sanitaria per gli stranieri temporaneamente presenti sul territorio italiano e in molti ne hanno avuto bisogno, perché comunque qualcuno aveva delle malattie e dei problemi e anche stare per strada non è proprio salutare».

Passetto (zona ascensore), Pincio, Stazione Marittima, Archi, il parco adiacente alla Questura di Ancona, sono i luoghi dove i richiedenti asilo trascorrono la notte «posti isolati dove possono avere un minimo di riparo e aspettare che la Questura li inviti a regolarizzarsi». Una situazione che si fa ancora più complessa in inverno sottolinea l’Ambasciata dei Diritti, precisando che «il sistema finora ha retto» grazie alla «rete tra le associazioni presenti sul territorio come Ribò, il Servizio di Strada, la Caritas con le mense», una rete che «ha garantito un minimo di sopravvivenza».

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