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Rete nera, a Sirolo la presentazione del libro di Luca Mariani

Oggi a Sirolo la presentazione del libro del giornalista e scrittore anconetano Luca Mariani su terrorismo islamico e suprematista

Luca Mariani

ANCONA – Si tiene oggi – 20 gennaio – a Sirolo, al Circolo Culturale Bruno Barocci alle 18, la presentazione del libro Rete nera. Non ci sono lupi solitari del giornalista e scrittore anconetano Luca Mariani. A moderare l’evento sarà Nicoletta Maggi, mentre le letture saranno a cura di Mario Podeschi.

Il volume è un viaggio nel tema del terrorismo islamico e suprematista, dagli attentati del Bataclan, Nizza, Bruxelles e Manchester, a quelli di Oklahoma City, Utøya, Christchurch, El Paso.

Se non ci sono lupi solitari ci sono gruppi organizzati? C’è da avere più paura?
«Negli anni Settanta e Ottanta per il terrorismo rosso e nero si parlò molto del ‘brodo di coltura’ che portò alla violenza più cieca. Quali studi, quali letture, quali frequentazioni ebbero i terroristi che insanguinarono l’Italia e l’Europa? Oggi i terroristi suprematisti e xenofobi, colpevolmente sottovalutati dai media e dalla politica, si elogiano l’uno con l’altro, scrivono manifesti che si somigliano tra loro, frequentano gli stessi siti internet e hanno un obiettivo comune: fermare ad ogni costo “l’invasione” degli immigrati. È un mantra più volte ripetuto anche da molte forze politiche, tra cui il candidato alla Casa Bianca Donald Trump. A volte, ma non sempre, queste forze politiche vincono le elezioni. Vedremo cosa succederà nel 2024 con il voto europeo di giugno, le elezioni in Gran Bretagna e le presidenziali Usa di novembre».

Le tensioni in Medio Oriente mettono ancora più a rischio la sicurezza del nostro Paese?
«È in corso una terza guerra mondiale a pezzi. In Ucraina i morti sono più di 200mila. Il 7 ottobre ha causato più di 1.200 israeliani massacrati. A Gaza i palestinesi uccisi sono più di 24mila. Gli Houthi mettono a rischio la navigazione nel mar Rosso e circumnavigare l’Africa fa lievitare i costi. I nostri porti sono penalizzati. Nello Yemen, in Siria, Libano e Iraq i raid continuano. Nelle ultime ore registriamo lo scambio di colpi tra Iran e Pakistan. A mio avviso, il rischio maggiore deriva però da Putin. Trump dice di avere ottimi rapporti con lui. Molte forze suprematiste e nazionaliste preferiscono la Russia di Putin alla Nato. Idem per alcuni terroristi xenofobi. Ci sono intelligence che mettono in guardia dal rischio di un attacco russo alla Nato. L’Ucraina sta resistendo, ma i rischi per la Ue e per l’Italia sono tuttora molto alti».

I flussi migratori come incidono sui livelli di sicurezza?
«Dobbiamo porci una domanda diversa: cosa sarebbe oggi l’Italia senza gli immigrati? Come andrebbe la nostra economia? Quanti italiani lavorerebbero nei campi o come badanti? La denatalità in Italia è spaventosa. Tra italiani che muoiono, calo delle nascite, italiani che decidono di andare a vivere e lavorare all’estero, immigrati che arrivano, la somma algebrica è più o meno pari a zero. Questo significa che il nostro Paese ha bisogno degli immigrati. Certo, bisogna monitorare tutti gli estremismi. Ma la Reale Commissione d’inchiesta neozelandese sulla strage di Christchurch, presieduta dall’ex giudice della Corte Suprema Sir William Young, ha messo nero su bianco per la prima volta, nel 2020, un principio innegabile: l’Occidente dall’attacco alle Torri gemelle del 2001 ha colpevolmente sopravvalutato il terrorismo di matrice islamista e colpevolmente sottovalutato l’eversione suprematista e xenofoba». 

Qual è il trend nelle Marche? È una regione a rischio?
«Le Marche sembrano, dal di fuori, una regione tranquilla. Nel 2016 abbiamo però avuto la morte violenta del nigeriano Namdi a Fermo. L’ultrà Amedeo Mancini è stato condannato per omicidio preterintenzionale con l’aggravante razziale. Nel 2018 a Macerata Luca Traini, tatuaggi nazisti e candidato della Lega alle comunali di Corridonia, sparò a neri innocenti, colpevoli solo di avere la stessa pelle del nigeriano che massacrò la povera Pamela Mastropietro. Per fortuna Traini non uccise, ci furono sei feriti, ma nessuno oggi deve abbassare la guardia, né in Europa, né in Italia, né nelle Marche».  

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