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Ancona, proseguono i lavori di riqualificazione agli Archi tra opinioni contrastanti

Il popolare quartiere dorico è oggetto di un importante intervento di rifacimento. Ecco i pareri di Rubini (Aic), Eliantonio (Fdi), Gnemmi (Ctp 3) e Rotini (Spazio Hèval)

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Ancona, zona Archi (foto d'archivio)

ANCONA – I lavori per la riqualificazione del quartiere Archi, uno dei più storici e popolari ad Ancona, sono iniziati da mesi. Gli interventi sono stati resi possibili dai bandi nazionali vinti dal Comune di Ancona e proprio per questo non si limiteranno alla sola zona in questione ma si estenderanno anche oltre. Rientreranno nel “Bando Periferie” che, come detto, riguarderà anche via XXIX Settembre, il Verrocchio, l’area ex birrificio Dreher riqualificando l’ingresso alla città dalla Palombella fino a piazza della Repubblica. Gli obiettivi primari, al momento, sono focalizzati sui portici degli Archi e piazza del Crocefisso.

Tecnicamente l’iter dei lavori si snoderà su cinque interventi di carattere urbanistico-edilizio con – si legge nella nota del Comune di Ancona – “attivazione-implementazione di servizi, ubicati nel quartiere degli Archi di Ancona, diretti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità urbana e alla riqualificazione ambientale e del tessuto sociale, rispondendo ai criteri richiesti dal Bando. Per gli interventi edilizi si perseguono principi di sostenibilità ambientale ed energetica, volti – alla ottimizzazione dell’uso dei suoli, e – alla ottimizzazione del rapporto dei manufatti con il soleggiamento e la ventilazione naturale”.

Una delle nuove prospettive degli Archi

«Quale può essere il futuro degli Archi?»

Francesco Rubini, consigliere comunale di Altra Idea di Città, si interroga così sull’intervento in questione: «La domanda che dobbiamo porci è più ampia e riguarda il futuro degli Archi. Mi spiego meglio, la riqualificazione è di per sé una buona notizia ed è cosa nota che si inserisce nel bando Periferie grazie a fondi in arrivo dal Governo centrale. Il Comune è destinatario e sta tramutando l’opera in realtà. Dobbiamo essere bravi ad inserire questo progetto in un contesto complessivo valorizzando la vicinanza del quartiere all’area della Mole Vanvitelliana, al porto e al centro storico. Al momento non vedo un’idea precisa a riguardo. Nel nostro pensiero gli Archi devono diventare l’anticamera del centro città, un luogo di svago, aggregazione, di piccolo commercio. Un luogo vissuto dalla mattina alla sera».

«Vanno risolti alcuni interrogativi»

Per Angelo Eliantonio, consigliere comunale in quota Fratelli d’Italia, vanno risolti degli interrogativi urgenti pur ammettendo che l’opera di riqualificazione resta in ogni caso un fattore positivo: «La riqualificazione è positiva in quanto si interviene in situazioni già esistenti che presentano delle criticità. Gli Archi sono fortemente legati all’identità di Ancona e un restyling porta con sé una serie di dinamiche positive volte ad eliminare anche quel degrado che non può essere considerato di certo un elemento attrattore. L’attenzione va rivolta a due problematiche. In primis quella legata alla viabilità, nel senso che la famosa pista ciclabile che oggi, provvisoriamente, è posta “lato porto” dovrà essere collocata “lato Archi”, dove da tempo esiste una corsia preferenziale per gli autobus. Cosa succederà? Sarà eliminata? Ci sarà una promiscuità di percorso?».

E ancora: «Non dobbiamo neanche dimenticarci della funzione d’integrazione degli Archi con quella di porto limitrofa. La visione deve essere complessiva e progettuale, non può essere disorganica. Servono iniziative, di concerto con l’Autorità Portuale, per rilanciare un’intera area compresa la Mole Vanvitelliana e zone adiacenti. Sappiamo che ci sono progetti legati al nuovo Mercato Ittico e alla Fiera della Pesca a testimonianza che la riqualificazione non può essere limitata ai soli Archi presi singolarmente».

Gli Archi come porta d’ingresso per la città di Ancona

«Vorremmo essere maggiormente coinvolti»

Il coinvolgimento dei cittadini passando per i Consigli territoriali di partecipazione. Batte su questo punto l’avvocato Giacomo Gnemmi, rappresentante del Ctp n.3 che ha competenza territoriale dagli Archi alla Palombella toccando varie zone della città: «Seguiamo costantemente dall’esterno i lavori e siamo contenti dell’interessamento da parte dell’amministrazione comunale. Dispiace non aver avuto modo di interagire più di tanto per ciò che riguarda il progetto, sarebbe stato bello dire la nostra con l’obiettivo di riportare il quartiere Archi agli antichi splendori. Avevamo già ricevuto da tempo segnalazioni per proporre migliorie necessarie a mettere nelle migliori condizioni possibili quelle associazioni che operano costantemente nel quartiere e nella città. Per nostra iniziativa abbiamo prodotto un’interrogazione circa lo sradicamento di alcuni alberi malati e c’è stato garantito che saranno ripiantati. Vorremmo essere maggiormente coinvolti e considerati perché rappresentiamo i cittadini della zona e siamo stati regolarmente eletti con annessa campana elettorale. Il dialogo deve essere alla base di tutto».

«Siamo sicuri delle reali esigenze del quartiere?»

Un altro pensiero utile e da tenere a mente è quello di Riccardo Rotini, uno dei responsabili dello Spazio Comune Hèval: «Partiamo dal presupposto che il nostro spazio si trova nel cuore degli Archi e dall’inizio della pandemia è sempre stato attivo in progetti di mutuo soccorso per il quartiere e la popolazione in difficoltà economica. Da due mesi siamo aperti 6 giorni su 7 con un guardaroba solidale e uno sportello alimentare. La nostra conoscenza del quartiere è frutto di un continuo scambio con il quartiere realizzato attraverso il nostro spazio che è anche la sede della Polisportiva Antirazzista Assata Shakur. Quello che ci preme raccontare dei lavori nel quartiere degli Archi con il Bando Periferie è relativo agli effetti che esso genererà e alla progettualità che si vuole dare al quartiere. Abbiamo paura che la parola “riqualificazione” equivalga all’ espulsione delle fasce più fragili della popolazione sia in termini economici sia in termini culturali. La situazione diventa ancor più problematica se la contestualizziamo, come dovrebbero fare tutti, in un contesto di forte crisi economica che sta colpendo la popolazione del quartiere».

Un’altra angolazione di quello che saranno gli Archi 2.0

In particolare: «Il centro storico ha perso la sua identità di passo in passo lasciando spazio alle multinazionali in attesa di un rilancio mai avvenuto. L’identità di un quartiere popolare che ha nella densissima presenza di pescatori una caratteristica segnante è fonte di una cultura e socialità patrimonio di Ancona tutta. La narrazione completamente fantasiosa di togliere dal degrado gli Archi per renderlo un quartiere a portata di tutte e tutti sta avendo già i suoi primi effetti negativi come bandi slegati dal tessuto sociale, mere opportunità immobiliari o comunque interessi economici da realizzare a qualsiasi costo».

In questo video che avevamo realizzato nell’aprile 2019, il quartiere degli Archi, tra degrado e sporcizia, in attesa di riqualificazione:

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