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Il 25 aprile e la lettera di Filisetti alle scuole: dopo la polemica ora la protesta degli studenti ad Ancona

I ragazzi del Comitato Studentesco, insieme ad altri movimenti, hanno manifestato in piazzale Michelangelo per chiedere la rimozione del direttore dell'Ufficio Scolastico Regionale dal suo incarico

ANCONA – «Filisetti, dimo be’, la liberazione è dal nazifascismo». È il messaggio scritto su uno degli striscioni che hanno accompagnato la protesta dei ragazzi dei comitati studenteschi marchigiani che questa mattina – 30 aprile – ad Ancona in Piazzale Michelangelo – si sono riuniti in presidio per chiedere la rimozione del direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, Marco Ugo Filisetti, dal suo incarico. Studenti, docenti e genitori sono arrivati dall’Anconetano e dal Maceratese per far sentire la loro voce, nella piazzetta che si trova vicino all’ufficio scolastico, e affermare chiaramente «liberiamoci da Filisetti».

Ad riaccendere la miccia, è stato il messaggio inviato agli studenti in occasione delle celebrazioni del 25 aprile. In un passaggio della sua missiva, il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale, aveva parlato di «una Italia che si è fronteggiata per le rispettive ragioni, per i rispettivi sogni di cui era carica», una sorta di equiparazione tra partigiani e nazifascisti che ha suscitato numerose reazioni anche da parte del mondo politico e sindacale. Il presidente nazionale Anpi nei giorni scorsi ha scritto al ministro Bianchi per attenzionarlo sulla vicenda, mentre i parlamentari del Pd, Alessia Morani, Mario Morgoni e  Francesco Verducci hanno chiesto al ministro dell’Istruzione di destinare Filisetti ad altro incarico.

Il direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale era già stato al centro della bufera che si era sollevata in seguito alla lettera agli studenti inviata in occasione del 4 novembre, nella quale aveva citato le parole di Giovanni Gentile, filoso, pedagogista, ministro dell’Istruzione ed esponente di spicco del Fascismo Italiano. Insomma un ripetersi di vicende sulle quali, secondo gli studenti, non si può passare sopra.

Lorenzo Bulzinetti

Lorenzo Bulzinetti, al terzo anno del Liceo Rinaldini di Ancona e membro del Comitato Studentesco, promotore dell’iniziativa, sottolinea che «di fronte a questa lettera si nasconde un problema molto serio della società, tutto è celato ed ambiguo. Il fascismo e il suo contrario, il movimento Partigiano per la liberazione, sono stati messi sullo stesso piano», ma come osserva lo studente, il fascismo «non è un sogno e nemmeno una ragione politica, perché altrimenti avrebbe dato spazio anche alle altre ragioni».

Secondo Bulzinetti il fascismo di oggi «è celato, latente, nascosto ed è quello che si presenta come “non sono fascista e non sono razzista” ed per questo che è anche più difficile da individuare». Lo studente, facendo un parallelismo con il covdi, spiega che alla stessa maniera in cui è difficile sconfiggere il virus perché «non si vede», così «è anche per il fascismo, che resta nell’ombra». «Noi oggi siamo dei riflettori» puntati sul fascismo latente, «non andiamo in un blackout sociale e nazionale come accaduto all’inizio del novecento».

I ragazzi di Gulliver

Con loro anche gli universitari di Gulliver dell’Anconetano e del Maceratese, che hanno voluto dare man forte agli studenti delle superiori. Francesca Bollettini coordinatrice di Officina Universitaria Macerata spiega: «Ci troviamo offesi di questa revisione storica che si continua a fare del fascismo e troviamo ancora più grave che venga fatta all’interno delle scuole e con delle circolari dirette agli studenti. Le nostre associazioni si schierano da sempre contro il fascismo e il razzismo. Parlare di fazioni che tendono ciascuna ai propri sogni, guardando da una parte i partigiani e da un parte i gerarchi fascisti o soldati, non è la stessa cosa e il direttore dimostra di non essere in grado di ricoprire il suo ruolo se continua con questo revisionismo storico».

Accanto a questo filone di protesta se ne snoda anche un altro, quello che coinvolge le classi miste attivate nella scuola primaria Gramsci-Matteotti di Porto Recanati. Il plesso, ubicato nella zona dove sorge l’Hotel House, il condominio multietnico, che vede una importante presenza di studenti stranieri, la maggior parte dei quali iscritti al tempo parziale perché in difficoltà a pagare la retta della mensa. In questa maniera, ci spiega Elisabetta Camerota, docente dell’istituto, si è creata una situazione di «segregazione», in quanto da un lato le classi a tempo pieno erano per lo più costituite da studenti italiani, e dall’altra quelle a tempo parziale da studenti non italofoni, alunni con difficoltà di comprensione della lingua italiana, per i quali, una situazione di questo genere non aiutava di certo il processo di integrazione.

Elisabetta Camerota

Per questo l’istituto, sfruttando l’autonomia scolastica, aveva dato avvio ad un progetto di integrazione delle classi, costituendo classi miste, così da evitare programmazioni a diverse velocità, con i bambini non italofoni che avevano difficoltà a restare al passo. Ma il progetto è durato solo per l’anno scolastico passato, perché il direttore Filisetti, dopo aver interpellato il ministero dell’Istruzione che ha risposto che le classi miste non sono contemplate, con una circolare ha invitato l’istituto a tornare al vecchio regime. Ma i docenti contestano il fatto che in virtù dell’autonomia scolastica queste classi possono essere attivate, come avvenuto anche in altre regioni italiane come l’Emilia Romagna.

«Ne abbiamo assolutamente bisogno – spiega Elisabetta Camerota – perché a Porto Recanati le classi a tempo normale sono a forte rischio di segregazione scolastica. Non è giusto vedere che questi bambini non riescono ad integrarsi a causa di questi muri».

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