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Pensioni, allarme Cgil: il 64,2% sotto la soglia di povertà. La proposta

Due pensionati su 3 percepiscono una pensione sotto i 750 euro al mese. Importante il gap di genere con le donne che percepiscono mediamente 542 euro al mese in meno

Daniela Barbaresi, Cgil Marche (immagine di repertorio)

ANCONA – Gli anziani delle Marche sono più poveri rispetto a quelli di altre regioni e le donne sono ancora più svantaggiate: percepiscono mediamente 542 euro in meno rispetto agli uomini. A lanciare l’allarme è Cgil Marche in base agli ultimi dati Inps elaborati da Ires Cgil. Dal report emerge che nella nostra regione il 64,2% delle pensioni hanno un importo inferiore a 750 euro al mese, contro una media nazionale del 59,6% la media nazionale.

Due pensionati su 3 percepiscono una pensione che non consente loro di superare la soglia della povertà. «I dati dell’Inps confermano le difficoltà di migliaia di pensionati marchigiani che fanno i conti con pensioni troppo basse alle quali si accede in età sempre più avanzata» dichiara Daniela Barbaresi, segretaria generale Cgil Marche.

Barbaresi sottolinea che gli anziani hanno pagato il prezzo più alto della pandemia, come dimostrano i dati sugli ultraottantenni la cui età media  «nell’ultimo anno si è notevolmente ridotta» in seguito all’alto numero di decessi per covid-19, dopo una crescita importante  registrata in maniera ininterrotta dal 2012 al 2020.

Per questo a livello nazionale il sindacato si sta muovendo per realizzare una riforma del sistema previdenziale che conceda a tutti la possibilità di andare in pensione a 62 anni o con 38 anni di contributi a prescindere dall’età. «Quest’anno con il termine di Quota 100 dal primo gennaio si verrà a creare un problema, per questo stiamo chiedendo al governo di discutere urgentemente una riforma del sistema pensionistico – afferma – . Servono stabilità, certezze ed equità per costruire risposte che guardino al futuro pensionistico anche dei più giovani, che oggi sono più precari del passato e hanno carriere più discontinue. Occorre costruire un sistema che garantisca una prospettiva dignitosa con una pensione di garanzia, perché i giovani faticano più di altri ad avere i necessari contributi».

Accanto a questo Cgil chiede il riconoscimento ai fini previdenziali del lavoro di cura, soprattutto a carico delle donne, i lavori manuali e gravosi «come peraltro sosteniamo con la piattaforma unitaria di Cgil, Cisl e Uil».

Per Barbaresi, servono, inoltre, «misure urgenti per rispondere alle emergenze create dal Covid, consentendo l’uscita anticipata dal lavoro in caso di particolare rischio di contagio correlato all’età, soprattutto in determinate attività. Occorre poi un nuovo strumento a sostegno delle persone che potrebbero essere espulse dal lavoro quando finirà il blocco dei licenziamenti per accompagnarle dal lavoro alla pensione».

I DATI
Nelle Marche sono 543 mila le prestazioni pensionistiche e assistenziali attualmente erogate dall’Inps di cui 299 mila pensioni di vecchiaia (pari al 54,9% del totale), 32 mila pensioni di invalidità (8,9%), 116 mila pensioni ai superstiti (21,4%), 14 mila pensioni/assegni sociali (2,6%) e 83 mila prestazioni a invalidi civili (15,3%).

I dati Cgil sulle pensioni

L’importo medio delle pensioni vigenti nelle Marche è di 800 euro lordi, con valori medi che variano dai 1.035 euro delle pensioni di vecchiaia ai 436 euro delle pensioni e assegni sociali. Nelle Marche, gli importi delle pensioni sono di gran lunga inferiori a quelli nazionali e particolarmente significativa è la differenza negli importi delle pensioni di vecchiaia dei lavoratori dipendenti che, nelle Marche, sono di 1.151 euro, ovvero -280 euro mensili rispetto ai valori medi nazionali e -370 euro rispetto alla media delle regioni del Centro.

Un quadro che mostra una significativa differenza tra uomini e donne: se i primi percepiscono 1.280 euro lordi, le donne arrivano appena a 738 ovvero mediamente 542 euro in meno ogni mese; una differenza che per le pensionate ex lavoratrici dipendenti arriva a -680 euro mensili.

Una condizione pensionistica nella quale si confermano notevoli differenze di genere: gli uomini con pensioni fino a 750 euro sono il 44,9% del totale (43,1% a livello nazionale), per le donne tale percentuale sale all’78,4% (72,6% in Italia). Nel 2021, sono state liquidate 33 mila nuove pensioni, oltre 5 mila in meno rispetto allo scorso anno.

«L’Irpef – afferma Elio Cerri di Spi Cgil Marche – continua a gravare principalmente sui redditi da lavoro dipendente e da pensione, fra gli stessi vi è un una profonda differenza fiscale in quanto, a parità di reddito, i pensionati pagano una quota maggiore di fisco. Inoltre i pensionati italiani sono quelli che hanno il carico fiscale tra i più alti in Europa».

Per questo il sindacato da tempo chiede una profonda riforma del fisco, «che affronti radicalmente le diseguaglianze che si sono accumulate in questi anni, da troppo tempo i pensionati e i lavoratori dipendenti da soli provvedono quasi integralmente al gettito fiscale del nostro paese, infine va fatto un vero contrasto all’evasione fiscale».

Con la Legge Fornero si è notevolmente innalzata l’età media dei pensionati specie tra i lavoratori dipendenti: dal 2012 ad oggi, i pensionati con meno di 65 anni di età sono passati dal 16,8% al 10,8% del totale, mentre coloro che hanno oltre 80 anni sono passati dal 29,1% al 39,9%.

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