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Pd Marche, chiesto il commissariamento. Morgoni: «Taglio netto. Basta giochi di prestigio»

Alcune anime nei dem premono forte per un deciso cambio di rotta dopo che il partito è uscito a pezzi dal confronto elettorale che ha sancito una sconfitta sia sul versante delle regionali che su quello delle comunali

Zingaretti e Gostoli

ANCONA – «Il Partito Democratico delle Marche deve essere commissariato». La richiesta arriva dall’ex presidente del Consiglio regionale Antonio Mastrovincenzo, che in un post sulla sua pagina Facebook, ha messo nero su bianco questa istanza, ma anche altri esponenti dei dem la vedono alla stessa maniera.

Le anime del Pd sono in subbuglio e chiedono un deciso cambio di rotta, dopo la sconfitta in Regione a cui si è aggiunta ieri, 5 ottobre, anche la perdita del Comune di Senigallia, dopo quella di Macerata. Un partito che è uscito con le ossa rotte dal confronto con le urne e dove si sono ulteriormente accentuate e inasprite quelle divisioni interne che avevano già fatto capolino prima dell’avvio della campagna elettorale, quando si dovevano ancora decidere i giochi delle candidature. E di queste divisioni, con le richieste di commissariamento, si discuterà domani nel corso della segreteria regionale. Ma intanto lo scontro è frontale.

Antonio Mastrovincenzo

«Dopo le pesanti e dolorose sconfitte nelle elezioni regionali e amministrative va avviato, da subito, un percorso di totale rigenerazione che parta dalle dimissioni dei responsabili regionali e provinciali e dall’azzeramento degli organismi dirigenti attraverso il commissariamento – scrive Mastrovincenzo -. Questo consentirà l’avvio di una profonda riflessione, aperta a tutto coloro che vogliono dare un contributo per un nuovo centrosinistra che abbia come priorità il lavoro, il welfare l’ambiente, la scuola, la cultura. È indispensabile una nuova fase, senza infingimenti e riposizionamenti tattici. Abbiamo bisogno dell’entusiasmo dei giovani, di volti nuovi, di competenze, di proposte innovative. Questo ci chiedono i nostri elettori e i cittadini che non ci hanno più dato fiducia. Non possiamo attendere, il tempo è già scaduto».

Alessia Morani

A rincarare la dose, presentando le stesse istanze, c’è anche il sottosegretario al Mise Alessia Morani che, dopo aver definito la sconfitta come «un disastro», spiega che «è stato certificato il fallimento del gruppo dirigente che ha determinato le scelte politiche e amministrative degli ultimi 5 anni. La riflessione che dobbiamo fare è molto impegnativa – spiega – e dovrà essere fatta in maniera serena e obbiettiva. Non siamo però in grado di farla da soli per le condizioni in cui versa il Pd delle Marche. Per questo è assolutamente necessario un commissariamento dal partito nazionale che consenta questo importante passaggio e ci traghetti, quando sarà il momento, ai congressi». Auspicando le dimissioni di Gostoli, la Morani rimarca che i marchigiani «ci hanno chiesto un cambiamento profondo e una totale discontinuità. Mi aspetto, perciò, che si prenda atto della situazione e non si aspetti oltre». 

Mario Morgoni
Mario Morgoni

Stessa posizione anche per il parlamentare maceratese Mario Morgoni che parla di «debacle generale più pesante e amara se rapportata al panorama nazionale dove il Pd e il centrosinistra hanno mostrato non solo una capacità di tenuta, ma anche di conquista di alcuni comuni». Insomma per Morgoni è evidente che il problema è nelle Marche e riguarda il partito «di questa regione». Secondo il parlamentare il nazionale deve «sancire lo stop» alla gestione regionale dei dem con un commissariamento da parte di «una figura autorevole e non influenzabile, con il compito di riaprire i canali di comunicazione e partecipazione con i pezzi di elettorato e militanza che abbiamo perso perché delusi».

Morgoni spiega che il sentimento che ha predominato nell’elettorato durante la campagna elettorale era improntato alla «stanchezza, distanza e disaffezione». Una sconfitta certificata non solo dai numeri, ma anche da questa disaffezione, serve dunque «una figura autorevole, proveniente da Roma» per essere superpartes e «quanto più distante e impermeabile possibile, dai rimescolamenti».

Insomma per consentire al partito di ricostituirsi e ripartire serve un taglio netto col passato e «non una chiusura gattopardesca», ma Morgoni non fa nomi e spiega «deciderà Zingaretti chi sarà la figura migliore, una figura che sia in grado di parlare con tutti e non farsi condizionare da nessuno. Il vulnus è nel modo di essere del partito, chiuso nelle sue logiche autoreferenziali» che deve assolutamente eliminare. Per Morgoni «servono figure nuove e una rivoluzione Copernicana. Basta ai giochi di prestigio, serve taglio netto, il sistema non ha funzionato».

Gianluca Busilacchi

A gamba tesa anche l’intervento dell’ex consigliere regionale di Articolo Uno Gianluca Busilacchi: «La sconfitta alle elezioni regionali, a cui si sommano quelle a Macerata e Senigallia, impone al centrosininistra marchigiano una seria e profonda analisi. E non si potrà ripartire se non con un rinnovamento di visione, metodo e classe dirigente.

È il tempo di dire basta al ceto politico e alle logiche burocratiche, che fanno percepire il centrosinistra come ancorato alla conservazione del potere più che agli interessi dei cittadini più svantaggiati, e affidarsi a una nuova generazione, ma soprattutto comprendere che i partiti debbono aprirsi alla società, contaminarsi con essa e valorizzarne le migliori risorse. Solo così si potrà tornare a vincere. Al lavoro dunque, a testa bassa e con grande umiltà».

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