Attualità

Cresce la paura del nucleare, nelle farmacie arrivano richieste di compresse di iodio

Quali sono i rischi in caso di attacco nucleare? Ne abbiamo parlato con il dottor Burroni, direttore del reparto di Medicina Nucleare dell'azienda ospedaliero universitaria delle Marche

Immagine di repertorio

ANCONA – Il timore di un possibile impiego delle armi nucleari nel conflitto in Ucraina sta spingendo alcuni a rivolgersi alle farmacie per informarsi sui farmaci a base di iodio. «Stiamo avendo delle richieste di compresse a base di iodio – dice Andrea Avitabile, presidente Federfarma – si tratta soprattutto di famiglie con bambini che hanno paura delle conseguenze di un eventuale attacco con queste armi nel conflitto Russia-Ucraina. Sono farmaci che vanno usati sotto stretto controllo medico e che richiedono ricetta – aggiunge – in caso di necessità verrebbero comunque distribuiti dallo Stato». Si tratta di compresse a base di ioduro di potassio.

Luca Burroni, direttore della Medicina Nucleare di Torrette

Ma cosa succederebbe nel caso in cui l’impiego di armi nucleari da minaccia diventasse realtà? Il dottor Luca Burroni, direttore del reparto di Medicina Nucleare dell’azienda ospedaliero universitaria delle Marche e medico autorizzato alla radio protezione per l’ospedale di San Marino, spiega che i rischi per la salute umana potrebbero estendersi anche a paesi distanti come avvenuto in occasione del disastro di Chernobyl del 26 aprile 1986, quando, l’esplosione del reattore 4 della centrale nucleare, provocò il più grave incidente della storia dell’energia atomica civile.

«Quello che oggi sappiamo degli effetti sulla salute delle armi atomiche, deriva dai due bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki, attuati sul finire della seconda guerra mondiale, e dall’incidente di Chernobyl – dice il dottor Burroni – : nell’area di esplosione si verifica una deflagrazione così potente da non lasciare possibilità di sopravvivenza, sia per le imponenti radiazioni emesse, sia per lo spostamento d’aria provocato dall’esplosione».

«Anche in aree molto distanti – spiega – possono verificarsi ricadute di scorie radioattive trasportate dall’atmosfere che ricadono a terra e in acqua, come successe nei paesi confinanti in seguito all’incidente accaduto a Chernobyl. Venendo a contatto con il materiale radioattivo a grande distanza – aggiunge -, una delle sostanze più nocive è lo iodio radioattivo che va a depositarsi nella nostra tiroide, attraverso cibo e acqua, con il rischio di sviluppare tumori tiroidei a distanza di tempo. Per proteggersi da questo rischio si possono utilizzare sostanze che vanno a saturare la tiroide con iodio ‘normale’, per cui quando lo iodio radioattivo viene assunto dalla tiroide questa è già carica di iodo ‘normale’ e quindi non lo accumula, riuscendo a proteggersi da eventuali tumori futuri».

In conclusione «è inutile fare incetta di queste sostanze, sia perché hanno una scadenza abbastanza a breve termine sia perché a quei dosaggi potrebbero alterare il normale metabolismo della tiroide se assunti senza controllo medico e senza necessità».

© riproduzione riservata

Ti potrebbero interessare