Attualità

Parapiglia nel Pd, Morani attacca: «Questo gruppo dirigente deve andare a casa». Coalizione in ordine sparso

Il sottosegretario al Mise interviene dopo il voto dell'assemblea che ha dato il via libera a Gostoli come traghettatore verso la fase Costituente. Opinioni contrastanti nella coalizione

Alessia Morani

ANCONA – «In qualunque partito dopo una colossale sconfitta elettorale come quella subita a settembre, come minimo, chi ha responsabilità politiche si dimette, fa spazio ad altri come hanno fatto, tra l’altro, tutti i segretari nazionali del Pd da Veltroni a Renzi dopo elezioni andate male.
Nelle Marche, invece, si continua come se niente fosse». Il sottosegretario al Mise Alessia Morani va all’attacco del segretario regionale dei dem Giovanni Gostoli e della segreteria.

A scatenare il parapiglia nel Pd, il fatto che Gostoli si sia proposto di traghettare il partito verso la Costituente nonostante la batosta alle Regionali. Nel corso dell’assemblea regionale che si è svolta sabato sera, la linea del segretario dei dem ha ricevuto il battesimo di fuoco con 48 voti a favore. Ma nel partito sono diversi gli scontenti. Ad esprimere le loro perplessità erano stati il parlamentare Mario Morgoni e il consigliere regionale Antonio Mastrovincenzo. Un coro al quale si è unita si da subito Alessia Morani.

Il duro post di Alessia Morani

Il sottosegretario in un post su Facebook ha sottolineato che a tre mesi dalle Regionali in cui «siamo stati rovinosamente sconfitti» la risposta del segretario del pd delle Marche «alla sonora bocciatura dell’elettorato è stata la seguente: sono dimissionario ma non mi dimetto, non bisogna cambiare niente nel partito, il segretario regionale e la sua segreteria vanno confermati perché non hanno responsabilità nella sconfitta poiché la responsabilità è di tutti. In conclusione, la responsabilità non è di nessuno.
Mai vista una cosa simile».

Morani attacca il gruppo dirigente che «ha scelto con un voto a larga maggioranza di autoconservarsi fino al prossimo congresso (che non è dato sapere quando si farà)» e in tono polemico sottolinea che «la loro proposta rivoluzionaria di cambiamento è stata di allargare a qualche ingresso nuovo in segreteria regionale. Semplicemente imbarazzante: è un po’ come pensare di chiudere un buco di 3 metri di diametro con un cerotto.
Qualcuno potrebbe obbiettare che la decisione è stata presa con un voto dell’assemblea. Verissimo e legale (cioè conforme alle regole). C’è, però, un problema: il voto che occorre tenere in considerazione è quello delle elezioni di settembre che dice che questo gruppo dirigente deve andare a casa».

Nel suo excursus Alessia Morani fa un richiamo all’ex presidente governatore Luca Ceriscioli, che all’epoca fece un passo indietro per lasciare spazio alle Regionali ad altri del partito, con Maurizio Mangialardi che venne scelto come candidato presidente: «Alla fine della storia l’unico che si è assunto una responsabilità è il presidente uscente Ceriscioli. Gli altri, invece, rimangono tutti al loro posto, anzi, rilanciano proponendosi come traghettatori di questa nuova fase, dopo avere consapevolmente guidato la barca verso la tempesta e il naufragio. Hanno anche il coraggio di chiamarla “fase costituente”».

Una linea, quella scelta da Gostoli che secondo il sottosegretario al Mise
invece di spalancare le porte del partito alla partecipazione sceglie «la totale chiusura a chi chiede un cambiamento. I nostri militanti ed elettori meritano rispetto e questa scelta è completamente in contrasto con la forte richiesta di discontinuità che ci hanno urlato in faccia con il voto a settembre». Rivolgendosi ai cittadini la Morani aggiunge: «Si deve sapere che non siamo tutti uguali nel Pd delle Marche e che c’è chi non si arrende a questa situazione allucinante». Poi manifesta chiara la volontà di non mollare: «Siamo, comunque, solo all’inizio della nostra battaglia politica e non molliamo di un millimetro. Il tempo è galantuomo, sempre».

Piergiorgio Carrescia insieme alla ministra Teresa Bellanova in occasione del confronto con il mondo della pesca di questa estate

A convenire con la posizione dura espressa dal sottosegretario sono anche alcuni esponenti della coalizione di centrosinistra. «Le parole della Morani sono la riconferma che chi se n’è già andato dal Pd aveva ragione da vendere e che Italia Viva, e non solo, alle regionali Marche, doveva fare una scelta diversa, una proposta riformista coraggiosamente autonoma di centrosinistra – dichiara Piergiorgio Carrescia, componente dell’assemblea nazionale di Italia Viva – . Le criticità che hanno lamentato la Sottosegreteria Morani e i Consiglieri Mastrovincenzo e Carancini sono le stesse che avevano denunciato inutilmente tanti di coloro che poi hanno fatto la scelta di lasciare il Partito Democratico. Per anni siamo stati additati come i “renziani critici” per “partito preso”; eravamo invece critici per “Partito perso” perché il Pd marchigiano dal 2016 in poi, piano piano ha fatto prevalere solo logiche di autoconservazione e prove di forza. Purtroppo la crisi del Pd delle Marche ora finisce per ripercuotersi su tutto il centrosinistra. Due terzi degli elettori di csx e fra essi quelli di Italia Viva non hanno alcuna rappresentanza in Regione.
Piergiorgio Carrescia – Componente

Massimo Montesi (Articolo Uno) con il Ministro della Salute Roberto Speranza

«Ho rispetto per i dibattiti interni ai partiti e specie del Pd – commenta sibillino il coordinatore regionale di Articolo Uno, Massimo Montesi – : spero che questa fase serva a rivedere profondamente le scelte fatte che si sono poi rivelate sbagliate». Secondo Montesi il Pd deve fare «una riflessione seria e vera, al di là del percorso interno con l’obiettivo di ricomporre il centro sinistra e affrontare le criticità del territorio».

Un laconico «no comment» arriva da Tommaso Fagioli, esponente di Azione, che a febbraio aveva lasciato il Pd per convergere sul movimento di Carlo Calenda.

«Lungi da entrare nel legittimo dibattito interno del Partito Democratico – commenta la coportavoce regionale di +Europa Diletta Doffo – rimane fermo e chiaro che la sconfitta elettorale subita a settembre sia da ricercare in motivazioni che riguardano il governo (nazionale e regionale) degli anni precedenti per quello che riguarda la nostra Regione. La crisi del credito, che ha mandato in crisi tante aziende; il terremoto, con la ricostruzione che non parte e le macerie ancora per strada (soltanto Legnini ha iniziato a fare davvero). Non è un caso – conclude – che Ceriscioli ha iniziato a lavorare benissimo soltanto quando si è affrancato dal governo nazionale, sulla crisi Covid. Non pensiamo come +Europa che tutti i problemi del centrosinistra marchigiano si risolveranno magicamente con un cambio di dirigenti all’interno del Pd».

Ti potrebbero interessare