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Pandemia e nuovo anno, Cionna dell’Unione Ciechi e Ipovedenti: «Combattere l’isolamento»

Dopo l'increscioso episodio verificatosi in un ufficio postale di Ancona, dove a una donna erano state fatte difficoltà per il rilascio dello Spid, l'associazione fa il punto sulle criticità

Andrea Cionna, presidente Unione Nazionale Ciechi ed Ipovedenti di Ancona

ANCONA – Riapertura delle scuole e contrasto all’isolamento di cui sono vittime gli anziani. Sono queste le due battaglie prioritarie per l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. L’associazione è balzata all’onore delle cronache dopo l’increscioso episodio avvenuto nella giornata del 30 dicembre alle Poste di via Largo 24 Maggio ad Ancona, dove ad una donna ipovedente di 52 anni era stato chiesto di nominare un tutore per ottenere lo Spid, identità digitale necessaria per beneficiare dei nuovi servizi concessi dalla pubblica amministrazione.

Un episodio che ha visto un lieto fine, ma il fatto ha indignato molti ed è emblematico delle difficoltà che ogni giorno vivono le persone con problemi alla vista. Difficoltà che si sono ulteriormente accentuate in tempi di pandemia. Come conferma Andrea Cionna, presidente di Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Ancona: «Le difficoltà si sono accentuate parecchio, specie all’inizio dell’emergenza sanitaria, quando è stato imposto il distanziamento interpersonale: impossibile mantenere la distanza dagli accompagnatori».

Cionna ci racconta che nei primi mesi della pandemia il nodo si è presentato soprattutto sul fronte dei trasporti pubblici. «Ferrovie e aeroporti avevano sospeso il servizio di assistenza e questo ha creato molti problemi. Poi nei vari Dpcm che si sono susseguiti siamo riusciti a fare esentare le persone cieche e ipovedenti da questa regola».

A bordo dei bus la difficoltà era quella sia dell’ingresso che del posto assegnato, che «chi non vede o vede poco non riesce ad individuare, fortunatamente piano piano hanno capito che servivano delle deroghe in questo senso».

L’altro grande scoglio è stato ed è tutt’ora quello della scuola con la didattica a distanza che ha fatto venire meno sia la figura dell’insegnante di sostegno che la socializzazione, due aspetti essenziali. «La didattica a distanza per noi è un delirio e durante il lockdown non era permessa neanche l’assistenza domiciliare. Sono stati mesi veramente molto duri perché il contatto fisico per noi è la cosa principale, così come la socializzazione».

Ora anche se ciechi ed ipovedenti possono recarsi a scuola per le lezioni, manca l’elemento aggregazione: «Andare a scuola – spiega Cionna – non è solo apprendere le materie, ma anche stare con le altre persone, è integrazione. Speriamo che da gennaio riaprano le scuole così da consentire agli studenti di rientrare in classe».

Come vi siete sentiti in questo anno contrassegnato dalla pandemia? «Un po’ emarginati. Il tempo ci ha aiutati ad adeguarci, ma per gli anziani non è stato lo stesso: nella prima fase hanno avuto difficoltà con la consegna dei pasti e dei medicinali a domicilio, in seguito grazie anche alle assistenze (Croce Gialla, Rossa, Verde ed altre) siamo riusciti ad attivare questi servizi, ma la solitudine continua tutt’ora a pesare, perché gli anziani ciechi ed ipovedenti sono quelli maggiormente tagliati fuori dalla pandemia». Giovani e meno giovani hanno riscoperto un nuovo modo di stare insieme anche a lunghe distanze con gli incontri virtuali, ma «il contatto fisico manca e speriamo di tornare presto alla normalità».

In questo periodo si discute molto dell’ipotesi di rendere o meno obbligatorio il vaccino contro il covid, ma la questione divide l’opinione pubblica, lei che ne pensa? «Personalmente sono a favore di tutti i vaccini, non è solo una protezione per sé stessi, ma anche per chi non può sottoporsi al vaccino. Avere l’immunità di gruppo significa salvaguardare anche queste persone. Però sono contrario all’imposizione, serve piuttosto educazione».

Quali saranno le prime battaglie che vi vedranno impegnati in questo primo scorcio del nuovo anno? «La riapertura della scuola e una maggiore attenzione verso gli anziani ciechi ed ipovedenti, poi combattere l’isolamento, sono battaglie che stiamo portando avanti e che sono prioritarie. Per il resto l’auspicio è di tornare il prima possibile alla normalità, lo desideriamo tutti».

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