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Pandemia e crisi, Unione Nazionale Consumatori: «Disinnescare la tempesta perfetta che rischia di bloccare la ripresa»

L'avvocato Canafoglia dell'associazione dei consumatori lancia l'allarme per la crisi legata alla pandemia e ai rincari che rischia di stritolare famiglie e imprese bloccando la ripresa economica

ANCONA – «Siamo molto preoccupati dalla situazione attuale, perché come la storia ci insegna, dopo una grande epidemia, segue sempre una grande carestia». A parlare è l’avvocato Corrado Canafoglia, di Unione Nazionale Consumatori. I rincari e la crisi generati dalla pandemia tengono in apprensione famiglie e imprese, rischiando di bloccare la ripartenza del paese.

I rincari

Nel mese di gennaio a lievitare non sono solo luce, gas e benzina, ma anche burro e pasta, stando alla classifica nazionale dei rincari stilata da Unione Nazionale Consumatori. Il gas naturale segna il rialzo maggiore con un +62,5% rispetto ad un anno fa (gennaio 2020), seguito dall’energia elettrica (+62,1%) e dai carburanti come gpl, metano e ricarica elettrica che segnano un +41,1%.

Importante anche il rincaro del gasolio per riscaldamento (+21%) e di quello per i mezzi di trasporto (+20,2%), mentre la benzina cresce del +18,9%.  Per quanto riguarda i prodotti alimentari gli Oli diversi da quello di oliva segnano un +19,9% rispetto a un anno fa, mentre i vegetali freschi diversi dalle patate crescono del 13,5%. La pasta cresce del 10%. la farina del 6,7% e la frutta del 5,5%.

Corrado Canafoglia
Corrado Canafoglia, legale Unione Nazionale Consumatori (immagine di repertorio)

«Veniamo da due anni di pandemia in cui molti settori dell’economia non hanno incassato e hanno sospeso i mutui con moratoria e quelli con garanzia dello Stato – osserva Canafoglia – ora però le imprese si trovano a dover onorare questi impegni». Ma la situazione è critica anche per le famiglie che vedono i rincari cominciare a pesare sul budget familiare.

«Le cartelle esattoriali sono state sbloccate e iniziano ad arrivare nelle case le lettere che invitano al pagamento» spiega, sottolineando che «si è venuta a creare una situazione che rischia di scatenare la tempesta perfetta in grado di bloccare la ripartenza del Paese».

«Non dobbiamo dimenticare – spiega – che l’Italia ha 2.700 miliardi di debito pubblico, non ci sono più fondi consistenti per il sostegno delle aziende e dei privati, inoltre il sistema bancario ha 250 miliardi di sofferenze “in pancia” e questo unito al timore degli italiani che hanno depositi bancari di investire crea un pericoloso circolo vizioso».

Ma a non investire non sono solo i risparmiatori, fa notare, «anche le imprese non investono e la ripresa interessa solo alcuni settori economici». Il problema dell’inflazione «sta iniziando a farsi sentire ed i prezzi continueranno ad aumentare, senza però che le imprese possano aumentare gli stipendi». In tal senso l’avvocato osserva che «una famiglia con stipendio medio intorno ai 2.500 euro al mese (tra moglie e marito) non riesce a fronteggiare un rincaro energetico di 150 euro al mese, stessa situazione anche per le piccole imprese, di cui le Marche sono ricche».

Nelle Marche, secondo Unione Nazionale Consumatori, «eccetto alcuni settori che galoppano, come cosmetica, meccanica di precisione e quelle imprese che riescono a lavorare con l’estero, per le altre la situazione non è semplice».

«Occorre disinnescare il problema dei rincari energetici, trovando soluzioni rapide – prosegue -: va bene parlare di nucleare, ma si tratta di una soluzione attuabile non i tempi veloci, servono piuttosto interventi per abbattere i costi nell’immediato, altrimenti imprese e famiglie non ce la fanno a reggere». Tra le soluzioni avanzate da Unione Nazionale Consumatori, quella di «dialogare con le multiutility, aziende che non sono in default. Nelle Marche – conclude – a questi problemi, comuni anche al resto del Paese, uniamo anche quello di non avere più una banca del territorio, come erano ad esempio Banca delle Marche o Banca Popolare di Ancona, siamo in balia alle logiche delle multinazionali che fanno business».

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