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Autolesionismo e tentato suicidio a Montacuto, la protesta dei detenuti. Cgil: «Nelle Marche manca personale»

Quattro le persone protagoniste dei fatti dopo la morte di un carcerato. Il grido di allarme del sindacalista Patruno che coinvolge anche le case circondariali di Ascoli e Pesaro

Il carcere di Montacuto

ANCONA – «Servono più educatori specializzati, più agenti e burocrazia più snella per gestire i detenuti problematici». Sono le richieste del coordinatore regionale della Polizia penitenziaria della Funzione pubblica di Cgil Marche, Francesco Patruno dopo la protesta scoppiata nel carcere di Montacuto in seguito al decesso di un detenuto, rinvenuto morto nel sonno la mattina di sabato 27 marzo.

Dopo poche ore dal decesso, nel pomeriggio della stessa giornata, quattro detenuti tunisini avevano messo in atto dei gesti di autolesionismo tagliandosi le braccia con delle lamette da rasatura per protestare dopo il decesso del recluso. Un atto dimostrativo e di protesta che è proseguito anche ieri mattina, 28 marzo, quando uno dei quattro detenuti ha tentato di impiccarsi nella sua cella, ma è stato salvato da due agenti della polizia penitenziaria che durante un giro di controllo hanno udito il rumore di uno sgabello che cadeva e sono accorsi trovando il recluso appeso.

«Chiediamo all’amministrazione un chiaro segno di partecipazione», prosegue Patruno, per intervenire sulla «continua e costante carenza di personale» di agenti di polizia penitenziaria. Il sindacalista denuncia che «il personale è sotto stress perché occupa più posizioni contemporaneamente», mentre parallelamente «cresce il numero dei detenuti con problemi psichiatrici e dipendenze, cresce il numero dei reclusi stranieri con difficoltà sociali di inserimento, e i trasferimenti di facinorosi da penitenziari di altre regioni».

Una carenza, quella di agenti della polizia penitenziaria, che come rimarca Patruno, non interessa solo il carcere di Montacuto ma un pò tutte le strutture marchigiane, incluso il carcere di Ascoli Piceno, dove tocca quota «meno 40%» e dove «detenuti psichiatrici hanno aggredito spesso i poliziotti».

Nel carcere di Pesaro evidenzia la presenza di «un intero reparto di detenuti (reati comuni) diventato area covid, in seguito ad un focolaio, che oltre ad interessare i reclusi, alcuni dei quali sono positivi e altri in isolamento» ha coinvolto anche il personale che vi lavora e «molti colleghi si sono stati infettati» conclude.

E sulla vicenda è intervenuto anche Giancarlo Giulianello, il Garante per i Diritti della persona della Regione Marche. «In base alle notizie raccolte – sottolinea Giulianelli –  il decesso sarebbe avvenuto per cause naturali, ma l’esito finale, come ovvio, si avrà al termine delle indagini espletate dalla Procura della Repubblica. Cogliamo l’occasione in questa sede per esprimere le nostre condoglianze e la nostra vicinanza alla famiglia».

Sui casi di autolesionismo specifica che una persona si trova attualmente ricoverata nel reparto di Psichiatria del Torrette di Ancona, mentre per l’altra sono stati effettuati tutti gli interventi del caso all’interno dell’istituto.

 «Ci risulta che da parte di tutti e quattro i detenuti – specifica Giulianelli – sia stata avanzata la domanda di trasferimento presso il carcere di provenienza, sulla quale è chiamata ad esprimersi ora l’amministrazione penitenziaria competente.  La situazione complessiva a Montacuto risulta sotto controllo, ma si renderà opportuno, quanto prima, affrontare il problema dell’autolesionismo, che negli ultimi anni ha annoverato diversi casi. Anche su questo versante la carenza di personale sanitario ed un  adeguato coordinamento  hanno un peso specifico».

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