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Maturità e ansia, la psicoterapeuta: «Ragazzi più stanchi e ansiosi, dopo il Covid meno abituati a reggere i ritmi»

Con il ritorno alla normalità i ragazzi sono più ansiosi in vista dell'esame di maturità, rispetto a quanto avveniva nella fase pandemica. Il punto con la psicoterapeuta Alessia Tombesi

ANCONA – Manca ormai poco più di una settimana all’esame di maturità. Il 21 giugno la prima prova d’esame è quella di italiano, il giorno dopo sarà la volta della prova che varia in base all’indirizzo di studio. Le tracce saranno elaborate dal Ministero dell’Istruzione, una delle novità salienti dell’esame di maturità 2023.

Per molti studenti l’ansia è un’emozione da gestire. «L’ansia da esame è da sempre molto comune e diffusa, anche per i ragazzi che apparentemente sembrano non manifestarne durante l’anno – spiega la psicoterapeuta Alessia Tombesi -, si tratta di quella forma di ansia che noi terapeuti chiamiamo ansia da prestazione e, in una prova importante come quella della maturità, sono moltissimi i ragazzi che provano ansia in queste ultime settimane, anche un po’ caricati dai professori che cercano di spingerli ad aumentare la performance, visto che a ‘dosi’ giuste, facilita la concentrazione e aiuta ad avere una buona prestazione».

Alessia Tombesi, Psicologa e Psicoterapeuta

Ma l’ansia da esame coinvolge un numero maggiore di ragazzi rispetto al passato, anche fra coloro che ne sembravano più ‘immuni’. «In questi ultimi anni – prosegue la psicoterapeuta – per quello che ho potuto riscontrare dai ragazzini che vedo in studio, c’è maggiore ansia per l’esame di maturità perché si è tornati alla normalità, mentre prima con il Covid l’esame era forse meno sentito, perché l’esame online e con meno prove, per certi versi era più semplice».

Secondo la psicoterapeuta quest’anno scolastico «è stato più sofferto per i ragazzi» e a maggio «sono tutti molto più stanchi, sia a livello fisico sia mentale e a volte accusano anche un cedimento con della manifestazioni di ansia, anche a livello somatico, perché non sono più abituati a reggere questi ritmi e quindi è normale che aumenti l’ansia».

Cosa possono fare le famiglie? «Possono sostenerli nello studio, – dice – aiutandoli in quello in cui hanno bisogno, magari preparando insieme una tesina, o spiegando qualcosa che non hanno capito, o affiancandoli con un aiuto esterno nelle materie in cui hanno più difficoltà, per rassicurarli e rafforzarli, permettendo loro di arrivare alla prova con maggiori competenze e maggiore sicurezza in sé stessi».

Fondamentale, secondo la psicoterapeuta l’ascolto propositivo da parte delle famiglie che dovrebbero anche aiutarli a mantenere una certa quotidianità, lasciando il giusto spazio allo sport e ai momenti di svago, alle uscite con gli amici, «per mantenere un sano equilibrio e non soccombere all’ansia. Occorre monitorare che facciano pasti adeguati e che riposino a sufficienza».

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