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Istat, ‘Stereotipi di genere e immagine sociale della violenza’: cresce la consapevolezza delle donne

Il 48,7% degli intervistati ha ancora almeno uno stereotipo sulla violenza sessuale, ma emerge che tra il 2018 e il 2023 gli stereotipi sui ruoli di genere si riducono

Pixabay, Marius

ANCONA – Il 39,3% degli uomini pensa che una donna possa sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole e quasi il 20% pensa che la violenza sia provocata dal modo di vestire delle donne. È parte della fotografia scattata dall’Istat nell’indagine ‘Stereotipi di genere e immagine sociale della violenza’. Il 48,7% degli intervistati ha ancora almeno uno stereotipo sulla violenza sessuale, si legge, ma dai primi dati provvisori emerge che tra il 2018 e il 2023 gli stereotipi sui ruoli di genere si riducono.

Secondo l’indagine Istat sono soprattutto le donne ad avere meno stereotipi, mentre le persone più anziane e meno istruite sono quelle che hanno opinioni più stereotipate, anche se il dato è in diminuzione rispetto al 2018. Sui ruoli di genere cresce la consapevolezza delle donne. Secondo la fotografia dell’Istat circa l’11% degli intervistati «ritiene che una donna vittima di violenza sessuale quando è ubriaca o sotto l’effetto di droghe sia almeno in parte responsabile» e che circa «il 10% ritiene che se una donna dopo una festa accetta un invito da un uomo e viene stuprata sia anche colpa sua».

Tra gli stereotipi più comuni, secondo l’Istat, quello che «gli uomini sono meno adatti delle donne a occuparsi delle faccende domestiche» (21,4%), che «una donna per essere completa deve avere dei figli» (20,9%), che «per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro» (20,4%), che «è compito delle madri seguire i figli e occuparsi delle loro esigenze quotidiane» (20,2%), ed «è soprattutto l’uomo che deve provvedere alle necessità economiche della famiglia (17,2%)».

La violenza fisica nella coppia è meno tollerata, ma il 10,2% degli intervistati, soprattutto tra i giovani, dichiara di «accettare ancora il controllo dell’uomo sulla comunicazione (cellulare e social) della propria moglie/compagna», una idea condivisa dal 16,1% dei giovani dai 18 ai 29 anni.

«Stiamo osservando questo tipo di atteggiamento mentale implicito ed esplicito dalla fase post Covid» spiega la psicoterapeuta dell’età evolutiva Francesca Mancia, «con qualche rifletto di quello che stava succedendo ancfhe prima del Covid tra gli adolescenti» un ‘viraggio’ «insensibile e poco rispettoso del limite rispetto alla possibilità di fare del male ad una persona o di intrudere nella sua vita privata. Questo andamento dell’atteggiamento mentale degli adolescenti e anche dei pre adolescenti e dei giovani adulti è determinato da quanto sentono, vedono e recepiscono della comunicazione via web».

La dottoressa evidenzia anche che «il sentimento di gelosia è considerato la giustificazione a qualsiasi tipo di comportamento maltrattante, sia fisicamente che psicologicamente. La coppia che si costituisce non è basata sulla libertà e sul rispetto del futuro evolutivo del soggetto» ma «è basato sul possesso». «Ognuno deve sapere che appartiene a sé stesso, deve avere cura di sé stesso e pensare che le cose possono succedere anche all’interno della propria famiglia. I genitori – conclude – devono stare attenti perché con il senno di poi si fanno tante connessioni sulle vite degli altri, è importante insegnare ai propri figli e alle proprie figlie il rispetto per le persone che non sono oggetti inanimati: le persone hanno la loro vita, appartengono a loro stessi, hanno la loro strada. E devono insegnare ai propri figli a risollevarsi».

In alcuni casi ancora tollerata la violenza fisica nella coppia Il 2,3% delle persone ritiene accettabile sempre o in alcune circostanze che «un ragazzo schiaffeggi la sua fidanzata perché ha civettato/flirtato con un altro uomo», per il 4,3% dei cittadini è accettabile sempre o in alcune circostanze che «in una coppia ci scappi uno schiaffo ogni tanto». Dai primi risultati emerge una minore tolleranza rispetto alla violenza nella coppia, specie per quanto riguarda il controllo.

Dato positivo il fatto che della violenza subita «si parla di più e ci si vergogna di meno» tanto che per la metà della popolazione pensa che la violenza (fisica e/o sessuale) subita dalle donne da parte dei propri mariti/compagni sia un fenomeno abbastanza diffuso, mentre il 28,8% pensa che sia molto diffuso. Soltanto il 17,9% ritiene che si parla sempre più spesso della violenza sulle donne perché è aumentata, mentre emergono, come possibili motivi, il fatto che le donne se ne vergognano di meno (31,4%), il lavoro dei media nel diffondere le notizie (23,2%) e la presenza di iniziative di sensibilizzazione e servizi a favore delle vittime (15,8%)».

«Tra le possibili cause della violenza – si legge nell’indagine – sono riportate più frequentemente la considerazione della donna come oggetto di proprietà (83,3%), il bisogno dell’uomo di sentirsi superiore alla moglie/compagna (75,9%), la difficoltà dell’uomo a gestire la rabbia (75,1%)».

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