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Influenza quasi scomparsa, l’infettivologo Giacometti: «Né visite né ricoveri». Ecco come distinguerla dal Covid

Il coronavirus ha fatto terra bruciata intorno a sé, non lasciando spazio all'influenza stagionale che è praticamente scomparsa dalla Clinica di Malattie Infettive dell'ospedale di Ancona. Il punto con il primario e con il pediatra Cicione

Immagine di repertorio

ANCONA – L’influenza stagionale? Quest’anno è quasi scomparsa o quanto meno è decisamente sotto soglia. Come rileva il bollettino settimanale InfluNet dell’Istituto Superiore di Sanità quest’anno si stima oltre un terzo dei contagi in meno rispetto all’anno scorso, tanto che nel mese di febbraio, quando in genere si registra il picco, i casi sono stati 1,7 milioni contro i 5,6 milioni registrati nel febbraio 2020. Il quadro registra variazioni a seconda delle differenti fasce di età: nei bambini tra 0 e 4 anni sale a 4,8, mentre raggiunge il minimo tra gli over 65 anni, con 0,80 casi per mille assistiti.

Con una incidenza pari a 1,7 casi per mille assistiti contro i 9,1 dell’anno scorso è piuttosto evidente l’effetto delle misure precauzionali adottate contro il Covid: distanziamento, mascherine, igienizzazione delle mani e la campagna vaccinale dell’autunno scorso hanno sbarrato la strada al virus.

In tutte le Regioni italiane che hanno attivato la sorveglianza il livello di incidenza delle sindromi simil-influenzali è sotto la soglia basale. Nell’ultima settimana sono stati analizzati 190 campioni clinici analizzati dai diversi laboratori afferenti alla rete InfluNet e, su un totale di 3.542 campioni analizzati dall’inizio della sorveglianza, nessuno è risultato positivo al virus influenzale, mentre 24 sono risultati positivi al SARS-CoV-2 (660 dall’inizio della sorveglianza).

Andrea Giacometti, professore di Malattie Infettive e Pneumologia presso l’Università Politecnica delle Marche

«Nel nostro reparto non abbiamo ricoveri né visite legate all’influenza», spiega il primario della Clinica di Malattie Infettive Andrea Giacometti che motiva la situazione con il fatto che il coronavirus «è più contagioso degli altri virus influenzali».

Una persona che ha contratto questo virus è in grado di contagiare anche 3 o 4 persone, «riuscendo, in alcuni casi, a superare distanziamento sociale e alcune tipologie di mascherine, specie se consideriamo la variante inglese che contagia il 50% in più».

Un dato che impone maggiore prudenza e anche «maggiore distanziamento» con l’adozione di mascherine più protettive come le Ffp2 che proteggono non solo gli altri, ma anche se stessi, come rimarca l’infettivologo, che proseguendo nel parallelismo tra virus influenzale e covid evidenzia anche il fatto che, se il primo una volta nell’ambiente «muore quasi subito», il secondo «resiste anche qualche ora nei luoghi al chiuso».

Giuseppe Pino Cicione, segretario provinciale della Fimp, Federazione Italiana Medici Pediatri 

Stesso quadro anche negli ambulatori medici. Il pediatra Giuseppe Pino Cicione fa notare che «la sindrome influenzale e le altre malattie invernali tipiche dei bambini sono scomparse: non vediamo più casi di asma, né bronchioliti che solitamente ogni anno davano origine a piccoli focolai». Segno, secondo il pediatra, che mascherine e distanziamento hanno bloccato la trasmissione di queste forme virali.

Ma come distinguere le sintomatologie dei due virus? «I sintomi sono molto simili ed è difficile distinguere i due virus, in linea generale il covid-19 può dare fame d’aria» spiega l’infettivologo Giacometti. «In un quinto dei pazienti – prosegue – il coronavirus può manifestarsi anche con diarrea», mentre l’influenza tra i sintomi più frequenti conta il raffreddore con naso che cola, mal di ossa, fotofobia e insorge all’improvviso.

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