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Incendio Api, il report Arpam: «PM10 e il PM2.5 sotto valori limite. Variazione significativa per idrogeno solforato»

Dalle analisi condotte dall'Agenzia Regionale per l'Ambiente in seguito all'incendio è emerso che l'unico inquinante che ha registrato variazioni significative è l'idrogeno solforato

Incendio alla raffineria Api di Falconara

ANCONA – Particolato PM10 e il PM2.5 sotto il valore limite previsto dalla normativa, mentre una variazione significativa l’ha registrata l’idrogeno solforato. È quanto si legge nel report dell’Agenzia regionale per l’ambiente – Arpam che ha analizzato le tre centraline presenti nella città: Falconara Acquedetto, Falconara Scuola e Falconara Alta.

«L’inquinante» che nell’incendio sviluppatosi il 24 febbraio alla raffineria Api di Falconara «ha riportato una variazione significativa, sia nell’arco della giornata che per le diverse centraline è l’idrogeno solforato» rilevato dalla centralina Falconara Acquedotto ubicata alle spalle dell’impianto e che ha fatto registrare «una concentrazione media nella fascia oraria 12-14 pari a 11,5 µg/m3 (che ha mostrato una concentrazione massima di circa 100 µg/m3 di durata circa 6 min), evidenziando che in quella fascia temporale il pennacchio ha effettivamente sorvolato la zona indicata».

Le fiamme, partite in seguito alla perdita di sostanze combustibili nella porzione di impianto relativa all’unita di “Thermal Cracking”, si erano sviluppate attorno alle 12 e nell’arco di una mezzora (12:30) erano state domate dal personale della raffineria e dai vigili del fuoco giunti sul posto. I tecnici Arpam avevano condotto un sopralluogo congiunto, raccogliendo un campione delle acque di scarico dell’impianto di depurazione, dove confluiscono le acque di raffineria, sottoposto ad analisi di laboratorio, ed avevano attivato le sei postazioni OdorNet installate nel comune di Falconara per il monitoraggio degli odori e la valutazione dei livelli di concentrazione in aria di Sostanze organiche volatili (COV).

Le centraline Arpam su Falconara Marittima

Stando al report dell’Arpam, «il PM10 e il PM2.5 (particolato, ndr), rilevati come valori medi giornalieri sono stati osservati livelli di concentrazione decisamente inferiori ai valori limite previsti dalla normativa» ovvero «rispettivamente pari a 40 µg/m3 e 25 µg/m3 come media annuale. I livelli di concentrazione di benzene sono rimasti sostanzialmente invariati nei tre periodi temporali scelti a riferimento e comunque sono stati decisamente inferiori rispetto al valore limite previsto dalla normativa, pari a 5 µg/m3 come media annuale».

Anche il biossido di Azoto (NO2) e di zolfo (SO2) «hanno evidenziato il medesimo trend degli altri inquinanti con
concentrazioni medie di riferimento significativamente inferiori ai valori limite previsti dalla normativa (rispettivamente 200 µg/m3 e 350 µg/m3, come limite medio orario). Per quanto riguarda l’idrogeno solforato (H2S) e gli Idrocarburi Non Metanici (NMHC) – si legge nel report – l’andamento temporale ha mostrato un rientro nei valori normali relativamente al periodo e all’area nella fascia successiva al periodo 12-14. Tali sostanze inquinanti non hanno un limite di qualità dell’aria definito dalla normativa ma i valori registrati nelle ore successive all’evento risultano del tutto confrontabili con i livelli medi registrati sul sito di Falconara nel corso degli anni», ovvero 150 µg/m3 nell’arco di 24 ore (valore guida, indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità).

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