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Le imprese nel post-covid, Bora: «Un vero e proprio bollettino di guerra»

Se da un lato in Italia si registra un crollo del Pil del 12,4% nel primo trimestre 2020, nelle Marche è crollato del 50% il fatturato per 4 imprese su 10. I dati Istat

ANCONA –  «I dati Istat sul Pil confermano il bollettino di guerra: gli effetti economici del Covid hanno portato un decremento generale di quasi tutti i settori. Un segno meno che si lega anche alle caratteristiche del nostro tessuto produttivo». È quanto dichiara l’assessora regionale alle attività produttive, Manuela Bora, commentando gli ultimi dati Istat dai quali emerge che nel secondo trimestre del 2020 il prodotto interno lordo (Pil) ha registrato un crollo del 12,4% rispetto al trimestre precedente e del 17,3% in termini tendenziali. Un effetto scaturito dal lockdown imposto per limitare la pandemia di coronavirus che ha visto una diminuzione del valore aggiunto in tutti i comparti produttivi, dall’industria all’agricoltura, dalla silvicoltura alla pesca, fino ai servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo negativo sia della componente nazionale (al lordo delle scorte), sia della componente estera netta. La variazione stimata a fine anno è del -14,3%.

Un quadro critico che coinvolge pesantemente le imprese marchigiane come mostrano i dati. Le Marche infatti sono tra le regioni che hanno subito maggiormente gli effetti negativi del lockdown: ben 11 comuni si collocano nelle prime 100 posizioni della graduatoria dei comuni in base alla quota di addetti in comparti sospesi dai Dpcm e 3 comuni sono nelle prime 5 posizioni (Montegranaro, Sant’Elpidio e Castelfidardo).

Tra marzo e aprile si è registrato oltre il 50% di fatturato in meno per 4 imprese su 10: oltre la metà delle imprese (37,8% di occupati) prevede una mancanza di liquidità per far fronte alle spese che si presenteranno fino alla fine del 2020. Il 38,0% (con il 27,1% di occupati) segnala rischi operativi e di sostenibilità della propria attività e il 42,8% ha richiesto il sostegno per liquidità e credito. Il 45% delle imprese marchigiane è rimasta chiusa fino al 4 maggio, il 70,2% ha fatto ricorso agli ammortizzatori sociali e il 42,6% ha chiesto un nuovo debito bancario.

Fra le principali opzioni adottate per far fronte alla crisi: c’è stata la riorganizzazione di spazi e processi (23,2% delle imprese) e la modifica o ampliamento dei metodi di fornitura dei prodotti-servizi (13,6%).

Da evidenziare anche che nel I trimestre 2020 il numero delle imprese cessate ha superato notevolmente le nuove imprese, ma il tasso di crescita è stabile rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre nel II° trimestre le imprese nate sono dimezzate, il tasso di crescita risulta in tenuta.

«Viviamo una fase di grande difficoltà – prosegue l’assessora – : le Marche sono la seconda regione più colpita dagli effetti economici della pandemia covid-19 dopo la Lombardia. Non poteva essere diversamente considerando le chiusure forzate di tante attività per un’economia come la nostra a forte vocazione manifatturiera. Proprio per questo abbiamo cercato di promuovere progetti e interventi per favorire la ripresa anche se c’è ancora molto da fare. La Regione è impegnata fino in fondo in questa partita con risorse e azioni ad hoc: in questa operazione di rilancio è coinvolta anche l’Europa con i propri fondi e piani di sviluppo».

«Sono stati mesi duri che peseranno – spiega – , le Marche hanno pagato un prezzo molto alto in termini di chiusure forzate delle imprese a causa del lockdown, il 53,5%, dato più elevato di circa 10 punti rispetto alla media nazionale. A questo si somma un contesto internazionale dove la pandemia continua a diffondersi». A fronte di un quadro così impietoso, un «vero e proprio bollettino di guerra», Manuela Bora traccia il bilancio dei provvedimenti messi in campo dalla Regione: «Abbiamo istituito un fondo per la liquidità delle piccole e medie imprese per favorire l’accesso al credito e abbiamo sottoscritto protocolli per consentire le riaperture delle attività commerciali e dell’artigianato. Il tutto senza dimenticare una gestione efficiente, rispetto alle altre regioni, della cassa integrazione in deroga per circa 17mila imprese e 45mila lavoratori».

L’assessora regionale Manuela Bora

Il fondo emergenza covid-19 destinato a sostenere la liquidità delle imprese e dei lavoratori autonomi ha messo a disposizione 14,2milioni di euro. Poi la «piattaforma 210 pensata per erogare contributi a fondo diretto, destinati ad oltre 30mila soggetti economici». Ma tutto questo è poco utile, secondo l’assessora, «se non si rimettono in moto i fondamentali dell’economia marchigiana». Va dunque «ampliato lo sforzo per orientare le imprese verso la ricerca e l’innovazione, la digitalizzazione dei processi produttivi e commerciali, verso l’adozione di nuovi modelli di business, a partire dall’economia circolare».

Allo stesso modo, per l’assessora «occorre proseguire con il sostegno alle start up e alle collaborazioni lungo le filiere produttive e con gli organismi di ricerca, che ha posto le basi per un profondo rinnovamento dell’economia marchigiana». Per questo motivo, «ci sentiamo pronti, attraverso le risorse che giungeranno dal Recovery Fund e dalla prossima programmazione Fesr e Fse 2021-2017 ad affrontare il Green New Deal che l’Unione Europea sta lanciando per avviare una nuova stagione di investimenti pubblici e privati che potranno trainare una nuova fase di crescita».

Dato il contesto di difficoltà, conclude Bora, «ci sarà una fase delicata in cui sarà indispensabile un grande coordinamento tra Governo e Regioni per cogliere le opportunità e sfruttare al meglio le risorse europee attenuando le ripercussioni occupazionali che, purtroppo, ci possiamo aspettare». Proprio le risorse del Recovery Fund, «saranno utili per realizzare un sistema di sviluppo sostenibile, che possa poggiare sull’innovazione e favorire la costruzione di nuove infrastrutture, necessarie per la nostra regione».

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