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Guido Castelli sugli equilibri post voto: «Avvicinare il possibile al desiderabile»

L'ex sindaco di Ascoli Piceno, parla dell'ipotesi assessorato e commenta l'esito delle elezioni regionali che ha visto Fratelli d'Italia triplicare i suoi consensi. La regola per tenere in equilibrio il centrodestra è quella di Adenauer

Meloni, Acquaroli e Castelli

ANCONA – «Il risultato elettorale è stato piuttosto importante e fa piacere che venga presa in considerazione la mia figura politica nella Giunta che avrà un compito molto delicato e importante».

L’ex sindaco di Ascoli Piceno Guido Castelli, commenta così la “voci” che lo danno fra i papabili assessori nel nuovo esecutivo regionale targato Francesco Acquaroli. Avvocato cassazionista, sindaco di Ascoli per due legislature, presidente Ifel-Fondazione Anci, nel luglio 2019 lascia Forza Italia e approda in Fratelli d’Italia a sostegno dell’attuale sindaco Marco Fioravanti. Castelli alle regionali incassa ben 8.641 preferenze, risultando il più votato nel Piceno e guadagnandosi un posto in Consiglio regionale, anche se su di lui il presidente Francesco Acquaroli sembra avere ben altri disegni. Il suo nome sarebbe infatti fra i più gettonati, in pole position per un assessorato consistente come quello al bilancio. Ma lui, da politico navigato quale è, non batte ciglio e pensa già a rimboccarsi le maniche visto che il compito che attende la nuova Giunta non sarà affatto semplice.

«Le Marche che ci vengono lasciate – spiega -, sono in difficoltà profondissima da molti punti di vista: nella codifica europea siamo stati declassati a regione in transizione e anche prima del covid avevamo una situazione economica molto compromessa, con 10 punti di Pil sotto livelli pre-crisi».

Castelli sottolinea che la pandemia nelle Marche «ha picchiato duro più che in altre regioni» e cita a supporto l’evidenza di uno studio Confesercenti dal quale emerge che le Marche sono «la seconda regione in termini di penalizzazione subita sul fronte delle risorse pro-capite»: se in Italia le famiglie hanno perso mediamente 1.250 euro annui, nelle Marche la riduzione è stata di 1.979 euro.

Insomma, il centrodestra si trova ad ereditare «una regione molto compromessa», costituita da una «tecnostruttura fortemente aderente al sistema progressista del centrosinistra».

«Non sarà una passeggiata – prosegue – dobbiamo mettere in campo qualità e competenza, quanto più possibile»: oltre ai numerosi nodi che affliggono le Marche, fra i quali oltre alla crisi economica, c’è il sistema infrastrutturale da potenziare, il neo governatore dovrà tenere la barra dritta, giostrandosi per mantenere in equilibrio i rapporti di forza fra i partiti della coalizione, con la Lega che vuole far valere il suo peso politico. Nella nuova Giunta, oltre a “dare soddisfazione” ai partiti sulla base dell’esito elettorale, dovrà rispettare una equa rappresentanza territoriale, puntando sulle competenze del team che comporrà il nuovo esecutivo.

Guido Castelli

Più che un puzzle, quasi un rompicapo. Ma su questo Castelli è positivo e afferma che «il presidente Acquaroli possiede tutte le qualità di equilibrio ed esperienza per governare questi aspetti che fanno parte della politica e che sono un cubo di Rubik in cui le facce devono mettersi al loro posto». Su quale sarà il suo posto in Giunta però spiega «di non avere ancora avuto indicazione specifica: mi rimetto alla valutazione di Acquaroli». Proprio domani ci sarà un vertice con Giorgia Meloni nel quale probabilmente verranno tracciate le fondamenta della nuova Giunta, ma dal neo presidente c’è il più stretto riserbo, anche se il filo diretto con Castelli «è  quotidiano».

Sui giochi di forza fra Lega, che si piazza come seconda forza politica nelle Marche, e Fratelli d’Italia che ha triplicato i suoi consensi rispetto all’ultima tornata delle regionali, arrivando a 4 punti dal partito del Carroccio, secondo Castelli, «a dispetto di tante chiacchiere il rapporto fra Lega e Fratelli d’Italia è equilibrato e ha portato a frutti importanti grazie al board che sta gestendo senza nevrosi né grandi tensioni e che rappresenta il 90% del centrodestra». La regola sottesa a questi equilibri politici, secondo l’ex sindaco di Ascoli, è un pò quella mutuata dallo statista democristiano tedesco Konrad Adenauer, ovvero l’arte di «avvicinare il possibile al desiderabile».

Infine, gongolante per il risultato messo a segno da Fratelli d’Italia nel Piceno, dove con il 22,73% è il primo partito della provincia, surclassando Lega e Pd, osserva il ruolo determinante svolto dagli amministratori locali «e dal tasso di qualità presente nelle liste» che hanno puntato la barra decisamente in direzione di «qualità e competenza».

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