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Guerra Hamas – Israele e impatti economici, Gallegati: «Marche rischiano con espansione del conflitto»

Quello che preoccupa il mondo economico è la crescita dell'incertezza nei mercati e la corsa ai beni rifugio come l'oro. Ne abbiamo parlato con l'economista Mauro Gallegati

Israele (Foto di Manfred Neidel da Pixabay)

ANCONA – La guerra tra Hamas e Israele preoccupa anche per le ripercussioni economiche che potrebbe avere in Italia, oltre che per le perdite di vite umane e per gli orrori che già si stanno consumando. Si teme l’innalzamento del prezzo del petrolio in una fase storica segnata dall’inflazione, che fa schizzare in alto carburanti e carrello della spesa. Qualcuno teme anche un incremento ulteriore dei flussi migratori. ma quali sono le reali ripercussioni sulla nostra economia? Ne abbiamo discusso con il professor Mauro Gallegati economista dell’Università Politecnica delle Marche che collabora con il premio Nobel Joseph E. Stiglitz.

«Non credo che ci sarà un aumento del flusso migratorio già elevato verso il nostro Paese – spiega – in questa fase è molto difficile uscire dalla Palestina». Difficile per l’economista vedere un flusso in ingresso nel nostro Paese dai territori coinvolti nel conflitto, l’immigrazione arriva soprattutto dai Paesi Africani.

Quello che preoccupa il mondo economico è piuttosto «l’aumento dell’incertezza sui mercati». La volatilità delle Borse europee aumenta sotto la spinta di una escalation del conflitto. «Gli investitori si spostano sui beni rifugio come l’oro – spiega – disinvestendo dai titoli di Stato e questo potrebbe causare problemi ai paesi molto indebitati come l’Italia».

L’oro è considerato il bene rifugio per eccellenza quando si cerca protezione dalle fluttuazioni dei mercati internazionali, è infatti in grado di resistere alle crisi e a differenza di altri beni rifugio, come ad esempio il ‘mattone’, «si riesce a vendere subito» spiega l’economista.

L’Italia e le Marche «non hanno grandi esportazioni verso i Paesi attualmente interessati dal conflitto, ma se questo dovesse allargarsi anche ad altri Paesi come Iran e Paesi Arabi allora avremmo delle conseguenze, a seguito del blocco dell’export».

Nel complesso, spiega Gallegati, «nel breve periodo potrebbero esserci ripercussioni sui tassi di interesse che potrebbero aumentare, così come il costo del debito pubblico», mentre per quanto concerne uno scenario di lungo periodo questo dipenderà dall’evoluzione della guerra.

«Siamo preoccupati – dice – nel caso in cui il conflitto dovesse allargarsi anche ad altri Paesi l’incertezza aumenterebbe ulteriormente. Se la questione si risolverà in breve tempo, allora torneremo rapidamente alla situazione di prima, ma al momento non sembra che questa guerra sia destinata a durare poco».

Le Marche cosa rischiano? «Se il conflitto dovesse estendersi anche ad altri Paesi ne sarà penalizzato l’export delle Marche e per le imprese questo si tradurrà in minori profitti. Le imprese marchigiani esportano molto verso l’Arabia Saudita e verso i Paesi degli Emirati Arabi. Non solo, le nostre imprese sono anche esposte verso le banche di quei Paesi».

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