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Giornata del Povero, Suor Settimia: «Siamo tutti poveri, non sono i soldi a fare la ricchezza»

Alla Mensa di Padre Guido, ad Ancona, l'emergenza non è solo quella delle persone che non possono permettersi un pasto, ma anche quella abitativa

ANCONA – Tra pandemia, crisi economica, caro vita e caro bollette, sono peggiorate le condizioni di vita di molte persone. La ripresa economica post Covid ha lasciato indietro una parte della popolazione che non ce la fa e la povertà avanza.

Si tratta soprattutto di famiglie numerose o con un solo reddito, di famiglie straniere. Generalmente le persone assistite per difficoltà economiche hanno un’età che si attesta attorno ai 45-50 anni, sono i cosiddetti ‘equilibristi’ che entrano ed escono dallo stato di bisogno a causa di lavori precari. Poi ci sono i migranti che non riescono a trovare una sistemazione e restano senza lavoro e senza un tetto, in un limbo dove povertà chiama altra povertà.

«La situazione è peggiorata» racconta Suor Settimia, della Mensa di Padre Guido di Ancona che ogni giorno tocca con mano la povertà di tanti migranti, ma anche di tanti italiani scivolati nell’indigenza perché hanno perso il lavoro o a causa del precariato. «Con la crisi il numero delle persone che vengono in mensa perché hanno bisogno di mangiare è cresciuto di molto già con la pandemia – spiega – e in questo periodo serviamo mediamente 170-180 pasti al giorno, con punte nelle settimane scorse anche di 200. Numeri importanti. Crescono gli italiani in difficoltà, ma ci sono anche tanti migranti».

Da sinistra una volontaria e Suor Settimia (immagine di repertorio)

«Dietro ai poveri ci sono sempre storie complesse e dolorose – racconta – : molti migranti non hanno un alloggio e spesso dormono per strada perché non riescono a trovare un’accoglienza, per questo abbiamo deciso in occasione della Giornata del Povero di riattivare il centro culturale, uno spazio di confronto in cui i migranti raccontano le loro storie».

Una attività, quella del centro culturale nata per i ’70 anni della Mensa, portata avanti con il Servizio di Strada Onlus, che era stata sospesa a causa della pandemia e che ora può riprendere essendo venute meno le restrizioni Covid. «Dietro queste persone – racconta – c’è tanta ricchezza, a volte neanche lo immaginiamo, hanno una grande cultura, molti di loro parlano diverse lingue e sanno fare tanti mestieri che da noi sono un po’ scomparsi. Sono persone ricche in questo senso».

Secondo Suor Settimia «siamo tutti poveri, non sono i soldi a fare la ricchezza, la pandemia e la guerra, ed ora anche il terremoto ci mostrano la fragilità umana. C’è un grande disagio, molti sono depressi e purtroppo la povertà chiama altra povertà: un migrante che dorme all’aperto, ad esempio, può finire per iniziare a bere, per la situazione di sofferenza e si innesca una spirale di difficoltà da cui poi è più complesso uscire se non si riesce a trovare aiuto.

«Si innesca un disagio psicologico e possono instaurarsi dipendenze, non solo quelle dal bere, ma anche dalle sostanze stupefacenti e molti faticano a rimanere nei progetti di accoglienza. Per questo è importante trovare una sistemazione, un progetto di vita che dia dignità».

Fondamentale la solidarietà e l’accoglienza. «Molo spesso i poveri vengono ‘scartati’ dalla società, vengono marginalizzati, dobbiamo riscoprire il valore della gratuità e della solidarietà». Tra le criticità la più importante segnalata dalla Mensa di Padre Guido c’è quella abitativa, «un problema enorme: riceviamo una richiesta continua di coperte».

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