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«No ai farmacisti vaccinatori», NurSind diffida Regione e Asur

Il sindacato delle professioni infermieristiche ha inviato una lettera di diffida alla Regione e ai vertici Asur Marche per chiedere la revoca della delibera con cui si apre ai farmacisti vaccinatori. Ecco le ragioni del NurSind

Il palazzo della Regione Marche

ANCONA – Revocare la delibera con cui la Regione Marche apre anche ai farmacisti la possibilità di somministrare i vaccini anticovid in farmacia. Lo chiede la segreteria territoriale di Ancona del NurSind. Il sindacato delle Professioni Infermieristiche ha inviato una lettera di diffida al presidente della Regione Marche Francesco Acquaroli e ai vertici Asur Marche per chiedere la revoca della delibera regionale (498 del 25 aprile 2021) con cui la Regione ha recepito l’accordo quadro tra il governo, le province autonome, Federfarma e Assofarm per la somministrazione dei vaccini in farmacia, con le inoculazioni eseguite dai farmacisti.

Nella missiva il sindacato «disapprova categoricamente la decisione della Regione Marche (DGR 486/2021) di sostenere la possibilità di somministrazione delle vaccinazioni anticovid anche da parte dei farmacisti nelle proprie farmacie.
I punti vaccinali con l’equipe di medici e infermieri realizzano le procedure dettate dalle evidenze scientifiche con oculatezza e certezza di sicurezza per la popolazione».

Nodo cruciale della questione per il NurSind è che «nei centri vaccinazione ogni criticità ha possibilità d’intervento e nei rari casi di errore, questo è subito individuato; valutate immediatamente tutte le conseguenze, sono attuati gli interventi correttivi e/o di monitoraggio utili a migliorare la situazione. Invece nella farmacia, chi controllerà l’operato di questi vaccinatori dell’ultima ora? Chi verificherà il corretto dosaggio e l’asepsi della procedura? Poi, in caso di evento avverso grave, i farmacisti sono abilitati e competenti nella rianimazione cardiopolmonare? Hanno certificazione BLSD? Sanno utilizzare il DAE? Come qualsiasi persona in stato di necessità potranno solo chiamare il 118».

I farmacisti stanno svolgendo un corso di formazione, teorico e pratico, per eseguire le vaccinazioni e dal mese di giugno dovrebbero partire le prime somministrazioni, compatibilmente con le forniture di vaccini. Ma il sindacato degli infermieri non ci sta. «L’entrata in campo dei farmacisti per la somministrazione dei vaccini – scrive il sindacato – , in realtà non comporterà alcun vantaggio, non incrementerà il numero delle persone vaccinate, ma solo il business delle farmacie».

La segreteria territoriale fa sapere che la Regione Marche «ha stanziato 1.000.000,00 di euro per i farmacisti vaccinatori», risorse che secondo il sindacato «potevano essere impiegati in servizi più appropriati per l’utenza ad esempio per prenotazioni alle vaccinazioni proprio in farmacia, per assumere più personale presso i front-office, per i cup dei servizi sanitari distrettuali, con possibilità di prenotare per le vaccinazioni».

«Gli infermieri marchigiani – si legge nella lettera di diffida – hanno dato piena disponibilità alle campagne vaccinali ma attualmente meno del 50% è stato impiegato in questa attività. Il motivo è che l’offerta di infermieri vaccinatori è maggiore rispetto alla quantità di dosi giornaliere da somministrare. Attualmente gli infermieri sono in sovrannumero rispetto alla quantità di vaccini disponibili, non si comprende quindi la necessità di formare e incrementare la platea di vaccinatori con altri sanitari che non hanno competenze sanitarie specifiche. È triste osservare la poca considerazione che le strategie politiche hanno dei professionisti infermieri. L’impressione è che “la torta” delle vaccinazioni ed il possibile relativo guadagno conseguente ora facciano gola a molti».

Insomma secondo il sindacato «le altre professioni sanitarie per la somministrazione vaccinale non servono», dal momento che «sono molti gli infermieri e medici “in panchina” che attendono il loro turno per poter prestare il proprio servizio per le vaccinazioni anti-covid». Gli infermieri chiedono alle Istituzioni di essere valorizzati e impiegati «a pieno» per dare «risposte appropriate e sostenibili alla popolazione per consegnare la massima efficacia, efficienza, sicurezza e limitare gli sprechi, questa la strada da percorrere per il bene della collettività».

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