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Equilibrio di genere nella Giunta Acquaroli: scattato il ricorso in appello al Consiglio di Stato

Dopo il ricorso al Tar avanzato il 21 dicembre 2020 da un parterre di 61 firmatari del mondo istituzionale e della politica, gli stessi firmatari tornano alla carica. Ecco perchè

Il palazzo della Regione Marche

ANCONA – L’equilibrio di genere nella giunta regionale delle Marche torna sotto i riflettori. Dopo il ricorso al Tar avanzato il 21 dicembre 2020 da un parterre di 61 firmatari del mondo istituzionale e della politica, guidati dall’allora consigliera di parità della Regione Marche, Paola Petrucci, gli stessi firmatari tornano alla carica e il 3 febbraio hanno presentato ricorso in appello al Consiglio di Stato. Obiettivo dei ricorrenti, l‘annullamento o riforma della sentenza del Tar Marche n. 557/2021 del 23 giugno scorso, secondo la quale è sufficiente «garantire la rappresentanza di entrambi i sessi» nella composizione della giunta.

Tra i firmatari figurano l’ex assessora alle Pari opportunità e consigliera regionale Pd Manuela Bora, l’ex presidente della Regione Marche Vito D’ambrosio, il magistrato antimafia Giuliana Ceccarelli, l’assessore del Comune di Pesaro Sara Mengucci, il componente del direttivo nazionale di Sinistra Italiana Giuseppe Buondonno, il presidente di Jesi in Comune Filippo Cingolani, l’ex candidato presidente alla Regione Marche per il movimento Dipende da Noi Roberto Mancini. 

Una nuova azione, che giunge dopo che nel luglio dell’anno scorso il Tar delle Marche si era pronunciato dichiarando legittima la nomina di una sola donna nella Giunta regionale. «I firmatari dell’appello al Consiglio di Stato sono gli stessi del ricorso al Tar», spiega Paola Petrucci, motivando la decisione di procedere al Consiglio di Stato in quanto «la sentenza del Tar parla di rappresentatività di genere, ma il concetto è l’equilibrio di genere, ben altra cosa».

«Il Consiglio di Stato non si è mai pronunciato sul tema – osserva – , lo scopo del nostro appello è quello di garantire una democrazia paritaria nelle Istituzioni, con una equa distribuzione delle cariche tra donne e uomini». Un punto di equilibrio che secondo Petrucci si gioca sul «50% di rappresentanza istituzionale alle donne e un 50% agli uomini, dobbiamo essere portatori di entrambi i valori», una quota che «garantisce un arricchimento per tutta la comunità».

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