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Emergenza-urgenza sanitaria, i sindacati: «Serve una riorganizzazione del sistema»

Nell'incontro ad Ancona il sindacato dei medici italiani evidenzia le criticità che affliggono il sistema, tra le quali la carenza di medici che nei pronto soccorso supera il 50% e nel 118 il 30%

ANCONA – Il sistema di emergenza-urgenza al centro del tavolo di confronto fra sigle sindacali e Regione. Tante le criticità che affliggono pronto soccorso (Ps) e 118: dalla carenza di medici che nei Ps tocca oltre il 50% a quella nel 118 che arriva ad oltre il 30%. Al sindacato dei medici italiani (Smi) non piacciono le soluzioni adottate per fronteggiare la carenza di medici nei Ps, dove in molti ospedali ci si affida ormai da tempo ai cosiddetti ‘medici a gettone’ ovvero alle cooperative, eccetto a Torrette.

«Da tempo chiediamo aal Regione Marche una riforma del sistema di emergenza-urgenza – spiega Alessandra Moraca, segretario regionale Smi e vice presidente della Federazione Medici Veterinari – finalmente il 7 dicembre è stato aperto il primo tavolo di confronto con la Regione Marche, che è tornato a riunirsi nella giornata di oggi. Moraca evidenzia che dalla sua nascita con la legge regionale del 1992, il sistema di emergenza urgenza, negli anni è diventato sempre più centrale per la salute dei cittadini». Con la pandemia sono emerse le criticità finora rimaste meno visibili.

«Più volte abbiamo denunciato che il personale è allo stremo e che occorre trovare con urgenza soluzioni», dice la sindacalista. Presenti al confronto di oggi il direttore del dipartimento Salute della Regione Armando Gozzini, il responsabile del sistema integrato emergenze dell’Ars Maurizio Ferretti, oltre ad alcune sigle sindacali ed alcune società scientifiche, le pubbliche assistenze. Moraca evidenzia che al tavolo «non erano presenti né l’ordine dei medici née quello degli infermieri», una carenza che la sindacalista chiede alla Regione di colmare procedendo a «coinvolgere tutti gli attori del sistema emergenza urgenza, perché solo così si può arrivare ad una soluzione».

Tra 118 e pronto soccorso, «la situazione è drammatica e non si può continuare ad affidare questi importanti servizi alle cooperative, né continuare a sottrarre medici ad altri reparti, con il rischio di non garantire le cure necessarie a tanti pazienti».

Secondo Moraca occorre pensare al sistema di emergenza-urgenza come ad una «entità a se stante nel quale opera solo personale dipendente». L’altro tasto dolente riguarda la scarsa attrattività di questa specializzazione anche verso i nuovi medici: «Chi ha voglia di andare a lavorare al 118 o in un pronto soccorso, dove ci sono notevoli rischi, carichi di lavoro ingenti, turni massacranti e dove si rischia anche di essere aggrediti, per di più senza incentivi? A dimostrazione di questo c’è un dato esplicativo, ovvero il fatto che il 40% delle borse di studio in questa specializzazione quest’anno è andata deserta».

Lo Smi evidenzia inoltre che con l’approvazione della legge 19 del 8 agosto del 2022 che riforma il sistema sanitario regionale nelle Marche «la Regione ha lasciato completamente fuori qualunque riorganizzazione dell’emergenza urgenza».

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