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Elementari, da ‘base’ a ‘sufficiente’? Rossini: «L’empatia fa la differenza». Cannizzaro: «Gli studenti si identificano con il voto»

Un cambiamento che fa discutere: i detrattori lo vedono per certi versi come una sorta di ritorno al voto, o comunque ad un giudizio cristallizzato, mentre nelle intenzioni del ministero dell'Istruzione, ci sarebbe quella di rendere più facilmente comprensibile la valutazione alle famiglie e agli alunni

Immagine di repertorio

ANCONA – In Commissione al Senato si sta discutendo della possibilità di tornare al giudizio sintetico in pagella per gli alunni delle elementari, sostituendo l’attuale valutazione degli apprendimenti (‘in via di apprendimento’, ‘base’, ‘intermedio’ e ‘avanzato’) con ‘insufficiente’, ‘sufficiente’, ‘discreto’, ‘buono’ e ‘ottimo’. L’attuale modello di valutazione era stato introdotto nel 2020 quando il voto numerico venne rimpiazzato dal giudizio descrittivo.

Un cambiamento che fa discutere: i detrattori lo vedono per certi versi come una sorta di ritorno al voto, o comunque ad un giudizio cristallizzato, mentre nelle intenzioni del ministero dell’Istruzione, ci sarebbe quella di rendere più facilmente comprensibile la valutazione alle famiglie e agli alunni.

«Mi sembra una questione di lana caprina – dice Riccardo Rossini, presidente dei presidi marchigiani (ANP) – non vedo una grande innovazione in questo cambiamento, si può anche rendere più comprensibile la valutazione, ma tutti noi siamo portati a tradurre questa valutazione in un voto, è un mero esercizio docimologico, più formale che sostanziale, perché alla fine non cambia granché rispetto al passato».

Secondo Rossini, inoltre, «i bambini non notano la differenza» tra le due modalità valutative, mentre invece «percepiscono molto se maestre e maestri sono empatici o hanno un incedere perentorio e punitivo, è questo che fa la differenza, la capacità di essere empatici dei docenti. Al momento del reclutamento degli insegnanti si dovrebbe valutare l’attitudine all’insegnamento perché non è automatico che un laureato con 110 e lode sappia anche insegnare bene la disciplina».

Si dice «assolutamente contraria» la psicoterapeuta Giorgia Cannizzaro «non lo trovo costruttivo, soprattutto per i bambini delle elementari. Se gli insegnanti avessero tempo per confrontarsi con le famiglie e le famiglie avessero tempo per confrontarsi con i docenti, non servirebbe chiarire la valutazione degli apprendimento con un giudizio sintetico o con un voto, perché i bambini e i ragazzi finiscono per identificarsi con questo voto (ad esempio 2 o 3) e con questo giudizio (insufficiente)».

«In una società incentrata sulla competizione e in cui dobbiamo essere performanti – prosegue Cannizzaro – il giudizio espresso con un voto o con una valutazione insufficiente è insidioso, bisognerebbe invece lavorare per obiettivi che possono essere raggiunti o non raggiunti».

Ricordiamo che negli altri gradi di scuola diversi dalle elementari, come ad esempio le medie e le superiori, la valutazione viene espressa attraverso un voto. Secondo Cannizzaro «l’attuale sistema basato sul voto è sbagliato» e si potrebbe ripensare guardando ai modelli adottati nei Paesi del Nord Europa, dove «anche i docenti sono oggetto di valutazione da parte dei loro studenti e di un corpo docente esterno, un po’ come si fa anche nelle nostre università» conclude.

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