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Dad, nuova mobilitazione davanti alla Regione. Gli studenti aprono una pagina Instagram

Martedì 12 gennaio la manifestazione degli studenti contro la chiusura delle scuole superiori davanti a Palazzo Raffaello. Un liceale ci ha raccontato la sua giornata scolastica tipo ai tempi del covid

Una delle proteste degli studenti liceali di Urbino dei giorni scorsi

ANCONA  – Corre sempre di più sui social, oltre che nei cortili delle scuole, la protesta degli studenti delle Marche. Proprio in questi giorni è stato aperto il profilo Instagram stopdad_studentiuniti dove i giovani che frequentano i licei di Ancona si stanno organizzando per mobilitarsi nuovamente contro lo slittamento della ripresa in presenza delle lezioni nelle Marche.

Nei giorni scorsi il governatore Francesco Acquaroli aveva siglato una ordinanza che ha prorogato la didattica digitale integrata al 100% alle superiori fino al 31 gennaio, mentre altri studenti italiani torneranno in classe da lunedì 11 gennaio. I ragazzi però non ci stanno e proseguono nella loro mobilitazione al fianco del Comitato Priorità alla Scuola sorto nel periodo del lockdown per opporsi alla chiusura delle scuole.

Dopo le manifestazioni dei giorni scorsi è prevista una nuova protesta, sempre davanti alla sede della Regione, solo che questa volta ad organizzare la protesta sono stati gli stessi studenti. Sono i giovani del Liceo Classico Rinaldini e dello Scientifico Galilei, insieme ai ragazzi che frequentano altri istituti superiori del capoluogo. L’appuntamento è per martedì 12 gennaio alle 15 per un presidio statico davanti a Palazzo Raffaello.

Una manifestazione che nasce dall’insoddisfazione per una didattica a distanza che non centra gli obiettivi formativi e relega i ragazzi dietro ad una scrivania costringendoli per la maggior parte della giornata davanti ad un pc. «Ci sentiamo come l’ultima ruota del carro» racconta Carlo Sdogati, studente all’ultimo anno del Liceo Classico Rinaldini di Ancona. Il giovane studente in procinto di diplomarsi ci spiega che il diritto allo studio «sancito dalla Costituzione» non può essere garantito dalla didattica a distanza e che questo deve avere pari dignità rispetto al diritto alla salute.

Carlo Sdogati

«Quello all’istruzione è tra i diritti fondamentali insieme al diritto alla salute: non bisogna dimenticare che se un cittadino si forma ne trae beneficio tutta la società», osserva. Una generazione, quella di Carlo e dei suoi compagni studenti, che si sente «tra le fasce della popolazione che sta pagando di più» insieme a chi non sta lavorando, perché costretto alla chiusura, e a chi il lavoro lo ha perduto in seguito alla crisi scatenata dalla pandemia.

La giornata per questi ragazzi è cambiata radicalmente con la dad (didattica a distanza): se prima la quotidianità era scandita da una routine dinamica, ora «ci si alza molto più tardi» e si trascorrono mediamente cinque o sei ore al giorno davanti al computer per lezioni che durano 45 minuti circa ciascuna. Ore che diventano interminabili se trascorse immobili davanti ad un pc, e la concentrazione scende inevitabilmente, mentre stress e frustrazione si accumulano.

A tutto questo si aggiungono altre quattro-cinque ore di studio pomeridiano, insomma la “bellezza”, se così si può dire, di dieci ore giornaliere passate al computer. Un tour de force stancante per chiunque: «Anche se porto gli occhiali, alla sera ho la vista molto stanca – spiega lo studente – , per fortuna faccio sport agonistico e ho un po’ di sfogo almeno in questo, ma immagino come possano sentirsi gli altri miei compagni che dopo aver trascorso una intera giornata al computer, alla sera per concedersi giustamente un po’ di svago, passano dallo schermo del pc a quello dello smartphone con uno sforzo e un affaticamento visivo continuo».

«Non siamo egoisti – tiene a precisare – vogliamo solo che venga riconosciuto che anche noi, come altri, ci troviamo in una situazione di emergenza». Inoltre evidenzia che per chi inizia ora il percorso delle superiori, specie nei licei dove i primi due anni sono cruciali, farlo con le lezioni a distanza rischia di creare «enormi problemi».

Oltre a cambiare la quotidianità degli studenti, il covid ha evidenziato la necessità di un cambio di passo sul fronte della valutazione. «La scuola non può più essere valutativa – spiega – , deve invece tenere conto della formazione. È un passaggio che richiede tempo, ma è necessario arrivarci». Carlo Sdogati sottolinea che occorre dare peso agli interventi in classe degli studenti, a come questi interagiscono durante la lezione.

«Bisogna premiare lo studente che ha un dialogo formativo più attivo e aiutare chi per carattere o per difficoltà di apprendimento non riesce ad averlo. Inoltre è necessario aiutare chi ha difficolta nello scritto a recupere oralmente: sono temi che occorre affrontare. La scuola – conclude –  non può più essere una iniezione di nozioni e valutazioni, serve un cambiamento perché altrimenti andrà a formare solamente produttori e consumatori, non cittadini che possano contribuire al bene della società».

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