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Ancona, a lezione di cultura finanziaria con la Banca d’Italia

La serie di appuntamenti denominata «In Viaggio» è cominciata stamattina, 22 novembre, al Teatro delle Muse, e proseguirà domani a Macerata

Palazzo Koch, sede della Banca d'Italia, a Roma

ANCONA – La cultura finanziaria fa bene, alle famiglie come alle imprese, le aiuta a crescere e giova all’economia nel suo complesso. È il tema di una serie di incontri denominata «In Viaggio», organizzata da Banca d’Italia, in programma oggi 22 novembre e domani, 23 novembre, tra Ancona e Macerata. La rassegna marchigiana di «In Viaggio» è cominciata stamattina ad Ancona al Teatro delle Muse con l’evento «Cultura finanziaria: la cassetta degli attrezzi per fare impresa». I lavori sono stati aperti da Paola Ansuini, del dipartimento tutela della clientela ed educazione finanziaria della Banca d’Italia. Ancona è l’undicesima tappa del Viaggio di Banca d’Italia e proprio qui si parla di imprese, in un territorio ricco di aziende, nella consapevolezza che la cultura finanziaria sia importante per cittadini, famiglie, imprese. A dare il benvenuto è stato Maurizio Cannistraro, direttore della sede di Ancona della Banca d’Italia, che ha presentato le iniziative della tappa marchigiana di «In Viaggio». Nelle Marche sono preponderanti le piccole imprese ed è per questo che la tappa vedrà numerosi eventi dedicati alle pmi.

Daniele Silvetti, sindaco di Ancona, ha sottolineato come la cassetta degli attrezzi per fare impresa sia necessaria alle imprese per potersi orientare nell’accesso al credito e nella loro attività imprenditoriale, e ciò è vero anche per i consumatori. La Banca d’Italia è al centro di questo processo di supporto a cittadini e imprese, in ambito finanziario, per il Paese. L’assessore al bilancio della Regione Marche, Goffredo Brandoni, ha ricordato come la programmazione europea sia uno dei tasselli fondamentali dell’amministrazione regionale, per ciò che concerne la gestione dei fondi messi a disposizione dall’Unione Europea alle imprese. Ha ricordato l’importanza dell’accordo per la coesione, siglato con il Governo per 532 milioni di euro, e gli interventi della Regione per ridurre l’impatto degli interessi sui prestiti alle imprese. Nella tavola rotonda, moderata da Paola Ansuini, si è parlato innanzitutto di come fare impresa in questo momento di tassi alti, con Pietro Alessandrini, professore emerito di politica economica dell’Università Politecnica delle Marche, Facoltà di Economia Giorgio Fuà. Alessandrini ha definito l’inflazione come una vera e propria malattia. La stabilità dei prezzi e dell’economia nel suo complesso viene garantita dalla banca centrale, grazie alla leva sui tassi. Ma la cassetta degli attrezzi va allargata ad altre responsabilità, quella dei governi – con la politica fiscale – e quella delle imprese – su aumenti della produttività e dei salari. Un problema è l’alto debito pubblico, a cui si unisce la scarsa cultura finanziaria del nostro Paese.

Alfredo Bardozzetti, capo divisione Aret della sede di Ancona della Banca d’Italia, si è concentrato sui dati economici della regione, un’area in cui la vocazione manifatturiera è superiore alla media nazionale ed è incardinata in imprese di piccole e medie dimensioni. Questa terra ha affrontato numerose calamità, ma la regione ha retto a tutti questi colpi ed è un territorio che beneficia di numerose università, con una capacità di investire sui giovani e sul futuro ad alta qualità. La voce delle imprese è stata portata da Paola Bichisecchi, direttore generale Confindustria Marche, che ha ricordato come sia a livello nazionale sia a livello delle Marche la crescita post pandemica sia stata davvero molto positiva, ma ora si sta vivendo una fase di rallentamento. Le imprese oggi accedono al credito più per il fabbisogno della gestione, con un costo per le imprese che sale di 10 miliardi di euro. Confindustria ha aderito a questi programmi di educazione finanziaria proposti dalla Banca d’Italia, perché le imprese hanno bisogno di strumenti di cultura finanziaria, che è tanto importante quanto il saper produrre e saper commercializzare.

Enrico Loccioni, del Gruppo Loccioni, ha ricordato i grandi imprenditori marchigiani del passato, come Vittorio Merloni, e si è domandato se le persone sanno effettivamente che cosa fanno le imprese, come la Loccioni. Un gruppo che punta molto sulle persone e che parte da una filosofia che vede il lavoro come un valore. Il lavoro è una cosa bella, ha detto, e forse di questo ci si è dimenticati. Ha poi ricordato, con affetto, come la filiera dell’azienda sia sempre stata controllata dalle donne della famiglia. Del mondo delle start up ha parlato Lucio Ciabattoni, chief executive officer di Revolt srl, che ha raccontato la sua esperienza di innovatore. E le aziende che decollano trovano serie difficoltà di sopravvivenza: circa il 92% delle start up chiudono entro i 18 mesi, soprattutto per le difficoltà legate al rapporto con il credito e la liquidità. Non basta dunque la creatività, ma ci vuole una struttura finanziaria solida per diventare vere e proprie aziende che durano nel tempo.

Riccardo De Bonis, capo del servizio educazione finanziaria della Banca d’Italia, ha cominciato il suo intervento ricordando che gli italiani sono quasi sempre o ultimi o penultimi nelle classifiche europee sulle conoscenze finanziarie, sia i giovani sia gli adulti. Nel 2020 la Banca d’Italia ha fatto due scoperte: gli imprenditori sono più bravi dell’italiano medio nel settore finanziario, ma nell’indagine fatta con l’Ocse sulle competenze finanziarie delle pmi è emerso che meno di quattro imprenditori su dieci hanno competenze finanziarie minime. E ciò è vero soprattutto per le aziende individuali. In Italia le imprese con meno di dieci addetti fanno il 25% del valore aggiunto di tutte le imprese e impiegano il 42% degli addetti, ovvero 6 milioni di persone. La Banca d’Italia ha individuato quindi uno spazio per fare più cultura finanziaria presso gli imprenditori, attivando un importante progetto di formazione che nel 2022-23 ha coinvolto due associazioni di categoria con 340 formatori raggiungendo ben 2.500 imprenditori in tutto il territorio nazionale.

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