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Crisi Mar Rosso, la paura frena il turismo

Egitto, Tunisia, Marocco, Algeria e Giordania, con l'intensificarsi degli attacchi Houthi in Mar Rosso il mercato turistico verso questi Paesi si è letteralmente inchiodato, dopo un primo stop avvenuto già in ottobtre

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Aereo che decolla (Foto di Martin Winkler da Pixabay)

ANCONA – Egitto, Tunisia, Marocco, Algeria e Giordania, sono le destinazioni scomparse dai radar del mercato dei viaggi turistici. Queste mete avevano subito un forte stop già in ottobre, a seguito dello scoppio della guerra in Israele, poi a dicembre con l’intensificarsi degli attacchi Houthi in Mar Rosso il mercato turistico verso questi Paesi si è letteralmente inchiodato.

«Abbiamo avuto un 80% di cancellazioni su viaggi nel Mar Rosso, siamo stati costretti a cancellare 27 gruppi – dice Ludovico Scortichini, ceo del tour operator Go World e membro del board nazionale di Astoi Viaggi Confindustria – . Speravamo che la crisi si sarebbe risolta più rapidamente, invece si è allargata e il rischio è che il mercato turistico verso il Mar Rosso resti paralizzato anche questa estate. Molti ci chiedono informazioni, ma poi di fatto non prenota nessuno. Certo è – aggiunge – che se ci fosse una tregua avremo un effetto rimbalzo, ma per ora è tutto fermo».

Nonostante i viaggi in queste aree non siano sconsigliati perché fuori dal conflitto «il mercato generalizza e la gente ha paura. Le uniche zone in cui è sconsigliato viaggiare sono Israele e la parte sud del Libano – spiega – a Beirut, ad esempio, si può viaggiare». La paura influenza in maniera determinante il turismo. «Quando scoppiò la guerra in Ucraina – racconta -, alcuni avevano timore a recarsi negli Stati Uniti, solo perché fornivano appoggio all’Ucraina, la paura è irrazionale e penalizza anche paesi estranei ai conflitti».

Ludovico Scortichini

La paralisi delle partenze verso queste mete, di riferimento per il mercato turistico marchigiano e nazionale, incide pesantemente sui fatturati delle imprese di viaggio: «Nel nostro caso – spiega Scortichini – incide per un 12-13%». Ad essere penalizzati sono i viaggiatori a caccia di mete low cost. «Questa situazione costringe i turisti di target medio – basso a non muoversi per l’impossibilità di trovare mete a pari prezzo, anche in Italia» spiega Scortichini. «Un tour di una settimana in Egitto – aggiunge – tutto incluso può costare tra gli 800 e i 1.000 euro, una in Giordania tra i 1.100 e i 1.200 euro, invece in Sicilia si arriva a spendere 1.400-1.500 euro».

Al momento le mete che non risentono della crisi geopolitica sono Stati Uniti, Caraibi, Africa, Estremo Oriente e Oceania. «Siamo preoccupati per questa estate – dice – non solo per le imprese di viaggio, ma anche per i nostri partner sul posto, come guide, driver, struttureb ricettive. Il rischio è che come accaduto con il Covid, alla ripartenza del mercato, finiscano per mancare alcuni servizi fondamentali nei pacchetti di viaggio».

Scortichini si dice «pessimista» sulla ripresa del mercato in estate «vista la situazione attuale e gli annunci secondo i quali la guerra potrebbe durare mesi. Spero che la comnunità internazionale si muova, non solo per il mercato dei viaggi, ma soprattutto per l’aspetto umanitario. Un popolo come l’Egitto, ad esempio, vive di turismo, come farà con il calo dovuto alla paura? Il rischio è che si crei una nuova ondata migratoria verso il nostro Paese».

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