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Covid, Silvestri su lockdown: «Effetti collaterali devastanti a livello socio-economico e psicologico»

Il patologo, immunologo e virologo della Emory University di Atlanta invita alla calma e a «mantenere i nervi saldi» nonostante i numeri brutti

Guido Silvestri
Guido Silvestri

ANCONA – Il lockdown non è una panacea, «sappiamo benissimo che sarebbe una soluzione dagli effetti collaterali devastanti a livello socio-economico e psicologico». A dirlo è il professor Guido Silvestri della Emory University di Atlanta in un post sulla sua pagina Facebook. Mentre in Italia si ipotizzano nuove restrizioni o lockdown parziali, il patologo, immunologo e virologo di Senigallia invita alla calma e a «mantenere i nervi saldi». Nonostante «i numeri brutti» il professor Silvestri sottolinea che non è il momento di «farsi paralizzare dal panico e dalla paura».

«Se si rispettano le dovute precauzioni è difficile contrarre e/o trasmettere questa infezione, e si possono continuare quasi tutte le nostre attività educative, sociali e lavorative. Farsi soggiogare dal panico non serve mai a niente» chiarisce, ribadendo la necessità di indossare la mascherina, di igienizzare le mani, di rispettare il distanziamento sociale e di isolarsi in caso di febbre e tosse, riconducibili al covid-19.

Secondo il professor Silvestri il lockdown ha una «efficacia molto limitata nel proteggere ospedali e Rsa, dove quello che conta sono gli interventi di preparazione e protezione specifica». Allo stesso tempo però mette in guardia dal pericolo del negazionismo.

La strada per Silvestri è quella di «continuare con l’opera di testing e tracciamento, che permettono di limitare i contagi nel territorio» e di prepararsi «sempre più a livello di medicina sul territorio, di presidi ospedalieri e di messa in sicurezza delle Rsa, ben consapevoli del fatto che in queste ultime si sono verificati molti dei contagi poi rivelatisi fatali per una malattia in cui l’età mediana dei morti è di ~82 anni».

«La letalità da Covid-19 adesso è molto più bassa che a marzo/aprile scorsi» puntualizza, «questo non vuol dire che il virus non ucciderà, ma che lo farà molto meno che nella primavera scorsa», inoltre rassicura spiegando che «dietro l’angolo» ci sono «vaccini molto promettenti (al momento ben otto in fase 3 di studio clinico) che delle terapie potenzialmente trasformative, a partire dai cocktails di anticorpi monoclonali che neutralizzano il legame del virus (proteina S) con il recettore ACE-2». Vaccini che abbinati agli anticorpi garantiranno «la nostra vittoria finale contro questo virus», anche se spiega «i tempi esatti non li sappiamo, ma sono in dirittura d’arrivo».

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