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Covid Hospital, Coltorti contrario alla riapertura: «Si lasciano sguarniti altri reparti»

Il senatore marchigiano, presidente della Commissione Lavori Pubblici, esprime la sua contrarietà a investire sulla struttura temporanea e rimarca che spostando il personale dagli altri ospedali si creano carenze

Mauro Coltorti, ex presidente della Commissione Infrastrutture e Trasporti del Senato

ANCONA – Il Covid Hospital di Civitanova Marche è di nuovo al centro delle polemiche. Questa volta ad andare all’attacco è il senatore marchigiano del Movimento 5 Stelle Mauro Coltorti che striglia la giunta regionale per la decisione di riaprire la struttura che definisce «uno dei flop e degli sperperi più eclatanti della passata amministrazione».

Coltorti valuta non opportuno investire nel Covid center maceratese che «dovrà essere chiuso e che per altro è difficile da sostenere. Infatti accanto ai macchinari che si possono acquistare c’è il personale anche specializzato che non facile da trovare e che se si ottiene precettando medici ed infermieri di altri ospedali si lasciano sguarniti reparti che ne potrebbero avere necessità».

Inoltre rimarca che la struttura è stata costruita «in deroga alle normative vigenti in ambito sanitario e urbanistico con il vincolo della temporaneità e solo quale strumento di contenimento del contagio da Covid 19, ma più volte è stato pubblicamente dichiarato dall’ex capo della Protezione Civile che quell’ospedale dovrebbe diventare un polo sanitario d’eccellenza per le Marche, quindi una struttura permanente, su cui però pende un’inchiesta che ipotizza il reato di abuso d’ufficio e diversi esposti per abuso edilizio e urbanistico». Inoltre il senatore, presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato rimarca che «le terapie di emergenza non riguardano solo i malati di covid», ma ci sono anche altre tante altre patologie a cui fornire risposte.

Secondo Coltorti i 12 milioni di euro investiti nella struttura «sarebbero bastati a riqualificare strutture già esistenti o ad aumentare i posti letto presso gli ospedali pubblici, come è stato fatto in altre regioni, anche perché il governo in emergenza ha stanziato 8 miliardi per il Sistema Sanitario Nazionale proprio a tal scopo. Invece si è preferito affidarsi a una Fondazione “estera” per la realizzazione di una struttura ospedaliera che doveva essere temporanea».

«Scelte decisive che permetteranno di comprendere immediatamente l’orientamento della nuova giunta – prosegue – cioè se continueranno con le privatizzazioni o se vorranno ridare funzionalità ed efficienza, come speriamo, al servizio nazionale». «Durante la campagna elettorale – spiega –  avevano dichiarato che avrebbero cambiato la politica portata avanti dalla giunta Ceriscioli che aveva ridotto i servizi medici essenziali chiudendo numerosi ospedali e progettando di lasciare attivi solo pochi poli in tutta la regione. Vogliamo vedere se verranno riaperti i centri nascita».

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