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Coronavirus, polemica sulla fase due. Opposizioni inferocite attaccano Conte

Il decreto del presidente del Consiglio che lascia ancora troppe aziende chiuse con il rischio di finire sul lastrico continua a far discutere. Ecco cosa ne pensano il deputato di Fratelli d'Italia Acquaroli, i senatori Arrigoni (Lega) e Battistoni (Forza Italia) e il civico Sauro Longhi

ANCONA – «Più che una fase due quella annunciata da Conte lascia l’Italia ancora nel bel mezzo della fase uno e con l’amaro in bocca, perché di fatto le riaperture avvengono con il contagocce e solo per determinate categorie». A dirlo è il candidato alla presidenza della Regione Marche, Francesco Acquaroli.

Le opposizioni si sollevano con rabbia contro le decisioni assunte dal premier e comunicate ieri sera (26 aprile) nel corso di una conferenza stampa in diretta nella quale ha dato il via libera dal 4 maggio a edilizia, manifattura e commercio al dettaglio limitatamente alle categorie che possono riaprire, ma lasciando intatte tutte le altre limitazioni.

Il deputato marchigiano di Fratelli d’Italia è infuriato e denuncia il fatto che nella fase «le regole non sono affatto chiare e ci sono categorie discriminate come quelle dei parrucchieri, che sono gli artigiani simbolo di questa discriminazione. Insieme a loro c’è un pletora di altre aziende che non potranno ancora riaprire i battenti, se non prima del 1 giugno. Tanti gli artigiani e le imprese penalizzati da questa situazione».

Il rischio, evidenziato del deputato Acquaroli, è che molti imprenditori «non riusciranno più a riaprire dopo lo schiaffo delle chiusure forzate. Ci sono famiglie monoreddito, che devono pagare l’affitto del locale, le bollette, ma come faranno?».

Francesco Acquaroli

Secondo Acquaroli «il Governo avrebbe dovuto dare la possibilità di riaprire a quelle aziende che possono garantire il rispetto delle misure di sicurezza, piuttosto che procedere per categorie, è un approccio sbagliato quello utilizzato. Inoltre serve un sostegno forte verso imprese e autonomi, un sostegno reale e non solo offrire la possibilità di indebitarsi, perché così si lascia il Paese allo sbando e il rischio è quello del collasso dell’economia. Per non parlare dei 600 euro che non sono certo sufficienti per far fronte alle spese dei lavoratori autonomi».

Ma a far infuriare il deputato marchigiano è anche il fatto che «non c’è stata chiarezza sul fronte della comunicazione. Avrebbero dovuto dirci più chiaramente le condizioni necessarie per permettere le riaperture in sicurezza, evitando i contagi, mentre invece fin dall’inizio i virologi ci hanno detto tutto e il contrario di tutto: all’inizio dell’emergenza ci hanno detto che la situazione non era grave, poi che lo era, ci hanno detto che le mascherine erano inutili e ora ci dicono che sono indispensabili. La politica si assuma le sue responsabilità e la smetta di delegare a virologi e task force il destino del Paese». «Anche io all’inizio chiedevo le chiusure – prosegue -, ma con un senso e una visione, un periodo che sarebbe dovuto servire ad organizzarsi, ma la chiusura non è la soluzione al virus».

«La gente non ne può più e gli imprenditori rischiano di perdere un’intero trimestre. Anche se c’è abbiamo tutti la consapevolezza che ci potrà essere una seconda ondata del contagio, la fase due ci è stata annunciata come quella della convivenza con il virus, ma di fatto le limitazioni sono ancora così numerose che qual’è allora questa convivenza?». Infine Acquaroli evidenzia un altro punto che definisce «gravissimo» e cioè il fatto che il presidente del Consiglio vada ad incidere sulla libertà delle persone e sulle imprese con un decreto che scavalca completamente il voto in Parlamento».

Paolo Arrigoni
Paolo Arrigoni

Duro anche il commento del senatore della Lega Paolo Arrigoni che si definisce deluso e sconcertato. «Dal governo giallo-rosso nessuna risposta.
Gli italiani chiedono certezze, negli altri paesi europei tutto questo c’è, in Italia no». Il senatore responsabile della Lega Marche denuncia «ritardi e incertezze che faranno chiudere migliaia di aziende e perdere milioni di posti di lavoro. Senza contare il nulla a favore dei Comuni e delle famiglie con figli. Tanta retorica. Molte bugie come quella di Conte che si sarebbe intestato un risultato dell’aiuto europeo senza precedenti mentre è vero il contrario».

Poi Arrigoni va all’affondo delle task force e del fatto che «non ci sono strategie concrete». «Tanta approssimazione – osserva –  e tutto sulle spalle dei cittadini, degli imprenditori, dei lavoratori e delle famiglie. Non una parola su tracciamento, tamponi, analisi sierologiche, scuola etc. Un Governo nazionale totalmente inadeguato ad affrontare la situazione, mentre la giunta Ceriscioli arriva sempre in ritardo rispetto alle altre regioni, ne è un esempio la questione del take away che la Lega Marche chiede da settimane. Vadano a casa prima che sia troppo tardi».

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Francesco Battistoni

Molto critico anche il commento del senatore Francesco Battistoni, responsabile di Forza Italia Marche. «Aspettavamo con ansia la ripartenza, la cosiddetta “fase 2”, che purtroppo non è arrivata. Dalla conferenza stampa di ieri sera del Presidente Conte, nel suo solito stile confusionale, gli italiani hanno avuto una sola certezza: la mancanza di strategia e visione di questo governo».

«Noi vogliamo collaborare – prosegue – , come abbiamo dimostrato nei fatti in questi mesi di crisi, non boicottare e fare propaganda politica, però non possiamo dirci soddisfatti di questo modo di procedere. L’Italia ha bisogno di ripartire, in sicurezza, e di tornare a competere nel mondo, ma da questo nuovo provvedimento in pochi hanno trovato risposte. Penso al settore agroalimentare, il cui grido di dolore per i raccolti che rischiano di restare sui campi è rimasto inascoltato, al settore del turismo, a cui non si è data nessuna prospettiva di futuro o quello della moda, che tanto lustro ha dato al nostro Made in Italy e che in un attimo è finito nel dimenticatoio».

Secondo Battistoni, «dopo due mesi di lockdown, l’attivazione di un numero spropositato di task force nelle quali, fra l’altro, non c’è ombra di imprenditori e rappresentanti del tessuto produttivo, francamente, ci aspettavamo di più. Direi che è ora che il governo esca dalla sua bolla ed inizi ad ascoltare le esigenze del Paese.

Sauro Longhi a Osimo
Sauro Longhi

Parla invece di responsabilità il civico Sauro Longhi. «Dobbiamo continuare a convivere con il virus in assenza di cure mediche adeguate e vaccini, lo dobbiamo fare attraversando un periodo di rischio calcolato. Le attività produttive e del commercio – spiega – vanno aperte con comportamenti responsabili attraverso un adeguato distanziamento e l’uso di mascherine e guanti, le nostre uniche difese. Forse potremmo farci aiutare anche dall’APP che sarà resa disponibile a giorni e rafforzata dall’accordo Apple Google con i codici memorizzati solo sul proprio smartphone».

«Dobbiamo ripartire – prosegue – altrimenti i danni economici e sociali potrebbero diventare incalcolabili. Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri appena varato dal Governo va in questa direzione, apertura con responsabilità. Nelle settimane che abbiamo di fronte mi auguro che i dati epidemiologici permettano di anticipare le date programmate, come quelle per le attività commerciali e professionali. Il Governo dovrà varare in questa fase ulteriori azioni economiche di sostegno alle imprese, che chiedono liquidità per ripartire, semplificando e velocizzando ove possibile le procedure. Come in un macchinario da lungo tempo fermo, per vincere l’attrito di “primo distacco” occorre più “lubrificante”, così le nostre attività produttive e commerciali in questa fase hanno bisogno di maggiori aiuti economici per ripartire. Soprattutto per le piccole imprese dei nostri territori agili nei cambiamenti ma più in sofferenza per l’assenza di meccanismi di compensazione».

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