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Plasma iperimmune, il professor Giacometti: «In settimana i primi donatori»

Il primario della Clinica di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona fa il punto sulla sperimentazione dopo il via libera del Comitato Etico. Ecco come si svolgerà

Plasma

ANCONA – Andranno a regime entro 15 giorni le prime donazioni di plasma iperimmune raccolto dai pazienti che hanno contratto il coronavirus e che sono guariti dalla malattia, sviluppando anticorpi contro il virus. La sperimentazione, finita al centro delle polemiche dopo la temporanea sospensione del giudizio di approvazione da parte del Comitato Etico, sta procedendo. «Siamo a buon punto perché i 3 centri partecipanti, Ospedali Riuniti di Ancona, Ospedali Riuniti Marche Nord e Asur (Fermo) hanno pressoché completato il setting dei prelievi e dei controlli virologici» dichiara il primario della Clinica di Malattie Infettive di Torrette Andrea Giacometti. Insomma a Torrette è tutto pronto per iniziare dopo il via libera del Comitato Etico avvenuto il 12 maggio scorso: «gli ambulatori sono stati predisposti per accogliere i donatori, sono pronti i materiali monouso e un gran numero di kit e reattivi per ricercare ed escludere infezioni concomitanti nel donatore, come ad esempio virus epatici, parvovirus, ed altri che si trasmettono attraverso il sangue – spiega il primario responsabile del protocollo – . In ogni caso, in settimana dovremmo convocare i primi donatori per i controlli preliminari».

E i donatori a Torrette ci sono già, come spiega il professor Giacometti, «sono circa una quindicina» senza contare quelli che afferiscono alle Avis territoriali e ai 12 servizi trasfusionali presenti sul territorio regionale per i primi screening volti a valutare l’idoneità alla donazione.

«Le liste dei candidati donatori sono pronte» prosegue e già «in settimana dovremmo convocare i primi donatori per i controlli preliminari». «Attualmente nel complesso sono alcune decine i donatori – prosegue –  prevalentemente nell’ambito dei soggetti seguiti presso le sedi della Medicina Trasfusionale. Un buon numero di candidati dovrebbero averlo anche i colleghi di Pesaro, dato che hanno curato molti pazienti».

Andrea Giacometti, professore di Malattie Infettive e Pneumologia presso l’Università Politecnica delle Marche

Ma come si svolge la donazione?
«Il sangue verrà prelevato dal donatore attraverso un apposito macchinario di cui sono stati dotati i 3 poli (Torrette, Marche Nord e Fermo) per procedere con la sperimentazione. Ad ogni donatore viene prelevato quasi un litro di sangue che viene centrifugato per separare il plasma dalla parte corpuscolare (globuli rossi e globuli bianchi): 600 cc di plasma vengono raccolti, mentre il resto del sangue viene re-infuso al donatore «che così tollera meglio il prelievo e non rischia di diventare anemico» spiega il professor Andrea Giacometti.

A che punto siete?
«Stiamo contattando le persone che avevano manifestato l’intenzione di voler effettuare la donazione – prosegue il primario – queste vengono sottoposte agli screening per valutare l’idoneità alla donazione, ovvero che non abbiano infezioni trasmissibili con il sangue e che abbiano sviluppato un quantitativo sufficiente di anticorpi neutralizzanti il virus», perché come evidenzia il professor Giacometti tra i requisiti per la donazione oltre all’età inferiore ai 60 anni, deve essere presente anche la giusta carica di anticorpi nel sangue, altrimenti «la terapia sarebbe inefficace». «Il plasma una volta raccolto viene stoccato al centro trasfusionale di Ancona in unità da 200 cc» spiega il professor Giacometti.

Ma quando partirà di fatto la sperimentazione?
«Ottenuto il plasma idoneo dal donatore, questo potrebbe già essere somministrato praticamente subito ad un ricevente – puntualizza il primario -. C’è tuttavia un fatto da considerare: i pazienti con covid-19 stanno diventando veramente rari, per fortuna e, di conseguenza, non è detto che il plasma donato possa essere subito utilizzato. Possiamo mantenere questo plasma congelato per un anno intero e somministrarlo nell’eventualità di nuovi focolai nel corso della tanto temuta fase 2».

La sperimentazione, infatti, secondo il protocollo avrebbe dovuto coinvolgere un centinaio di pazienti affetti da polmonite insorta da non più di 10 giorni, ma al momento a Torrette non vengono più ricoverati pazienti con polmonite da oltre un mese. Nella Clinica di Malattie Infettive a Torrette sono ancora ricoverate 13 persone che andranno in dimissione molto probabilmente per fine mese, anticipa il primario.

«Difficile ad oggi dare un dato su quanti siano i donatori nelle Marche», precisa la dottoressa Daniela Spadini, direttrice del Dipartimento Interaziendale Regionale di Medicina Trasfusionale, ma «l’interesse sicuramente c’è e come trasfusionista mi sento fiduciosa» dichiara riferendosi all’efficacia della terapia sperimentale.

La sperimentazione condotta in diversi ospedali italiani, ha visto al Policlinico San Matteo di Pavia, il primo in Italia ad averla eseguita, una riduzione della mortalità dal 15% al 6% nei 46 pazienti trattati.

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