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I medici senza frontiere salutano le Marche, Storti: «Bilancio molto buono»

Dopo due mesi di attività svolta tra Ancona, Jesi, Senigallia e Fabriano, il direttore generale dell'Asur Marche ha ringraziato il team che ha operato per la promozione della sicurezza, la prevenzione e la formazione nell'ambito delle strutture per anziani, degli istituti penitenziari, dei centri di accoglienza straordinaria e delle Usca

Da sinistra Tommaso Fabbri, Nadia Storti, Barbara Maccagno

ANCONA – «Una collaborazione costruttiva e importante, una forte sinergia tra volontariato e pubblico che ha stimolato entrambi sia sui comportamenti che sulle modalità operative». Così il direttore generale Asur Marche Nadia Storti sull’attività di Medici Senza Frontiere svolta per due mesi dopo il protocollo siglato il 23 marzo scorso per l’Area Vasta 2.

Una intesa fortemente voluta dal presidente della IV Commissione Sanità Fabrizio Volpini nell’ambito della gestione dell’emergenza sanitaria scoppiata con il coronavirus. Un supporto prezioso, quello fornito dai Medici Senza Frontiere, oggi giunto al termine, anche se la Storti ha già precisato che non sarà un addio, dal momento che l’intenzione è quella di «rimanere fortemente agganciati a loro» per non disperdere la sinergia creata e anche in caso di una eventuale seconda ondata dell’epidemia. 

Nel corso della conferenza stampa svolta alla presenza dei due responsabili di Medici Senza Frontiere, Tommaso Fabbri capo del progetto nelle Marche e Barbara Maccagno, il direttore generale dell’Asur Nadia Storti e il direttore dell’Area Vasta 2 Giovanni Guidi hanno tracciato un bilancio dell’attività svolta dal team di medici nell’ambito di 41 strutture per anziani dislocate tra Ancona, Jesi, Senigallia e Fabriano, nell’Hotel Covid di Senigallia, in 4 istituti penitenziari (Montacuto, Barcaglione, Fossombrone e Pesaro) e 7 Centri di Accoglienza Straordinaria

«La decisione era stata quella di utilizzare medici infermieri, psicologi e i professionisti di Medici Senza Frontiere per le strutture territoriali – ha detto Nadia Storti – , perché due mesi fa avevamo capito che oltre a lavorare all’interno dell’ospedale dovevamo fermare il virus prima e dopo l’ospedale per cercare di contenere la diffusione della pandemia. Questo accordo, nato per l’Area Vasta 2, ha permesso di controllare le strutture residenziali tramite i medici del distretto e gli infermieri domiciliari e lavorare con le Usca. Inoltre ci siamo resi conto che c’erano delle comunità particolarmente a rischio come ad esempio le carceri e quindi hanno controllato, verificato e istruito, portando dispositivi nel carcere di Ancona, ma siccome i risultati erano ottimi abbiamo allargato questa convenzione e sono state visitate le carceri di tutta la regione e per alcune necessità hanno travalicato il confine dell’Area Vasta 2 e sono arrivati anche nell’Area Vasta 1».

E il bilancio di questa attività come ha sottolineato la Storti è stato «molto buono» sia perché ha integrato l’attività del personale pubblico, già sovraccarico di lavoro, sia perché ha permesso «la crescita culturale di modalità di lavoro diverso». 

Il team di Medici Senza Frontiere, arrivato a 15 professionisti della salute durante la fase di picco emergenziale, tra i suoi compiti ha avuto nelle Marche quello di fornire «input su come si gestiscono le emergenze» ha spiegato Tommaso Fabbri evidenziando di aver trovato al loro arrivo una grande accoglienza, «un tappeto rosso». Poi ha sottolineato il legame con la regione che sono stati «orgogliosi di supportare» perché terra di Carlo Urbani ex presidente dei Medici Senza Frontiere e medico di Castelplanio che per primo identificò e classificò la Sars. «Una epidemia che non si vince solo in ospedale – ha detto Fabbri – ma anche e soprattutto sul territorio». «Ora però – ha ricordato – è importantissimo non abbassare la guardia». 

La dottoressa Barbara Maccagno ha spiegato che il team di Medici ha collaborato alla formazione del personale all’interno delle strutture per anziani, nei penitenziari, nelle Usca (unità speciali per la continuità assistenziale), «focalizzandosi sulle misure di prevenzione e controllo della trasmissione del virus». Inoltre ha collaborato con i colleghi dell’Asur per «creare percorsi di isolamento e quarantena» con la priorità di «proteggere gli operatori sanitari». Oltre a questo la formazione all’uso dell’ecografo portatile per il monitoraggio dei pazienti covid seguiti a domicilio, «un patrimonio» come lo ha definito la Storti, il servizio di supporto alla salute mentale fornito nei confronti degli operatori sanitari provati dai turni estenuanti e dall’emergenza che ha portato una scia di morte e ricoveri. 

«Oggi ci fermiamo qua – ha dicharato Fabbri –  ma Medici Senza Frontiere resta attivo in altre regioni d’Italia». In segno di gratitudine, il direttore generale Nadia Storti ha consegnato ai due medici un attestato di ringraziamento per il lavoro svolto.

«La prima e devastante ondata epidemica è ormai passata, ma è indispensabile continuare a tenere alta la guardia e prepararsi a gestire le prossime fasi, incluso il rischio di nuovi picchi di contagi – ha concluso Fabbri – . A febbraio nessuno avrebbe potuto dirsi in grado di rispondere all’emergenza, oggi è importante più che mai prepararsi accuratamente, soprattutto a livello del territorio, tramite una solida coordinazione tra tutti gli attori coinvolti nella risposta».

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