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Coronavirus, legame con gruppo sanguigno e geni. Parola all’esperto

Dalle ultime ricerche internazionali emergono predisposizioni a sviluppare forme severe di infezione da covid-19. L'infettivologo Giacometti: «La genetica influenza sempre la risposta agli agenti infettivi»

prelievo del sangue
Un prelievo

ANCONA – I pazienti con gruppo sanguigno A avrebbero maggiori probabilità di sviluppare forme gravi di covid-19, mentre quelli con gruppo 0 svilupperebbero più spesso forme lievi o addirittura asintomatiche.

A svelarlo è un recentissimo studio condotto da ricercatori italiani, norvegesi, tedeschi e spagnoli e pubblicato sul New England Journal of Medicine. Il gruppo sanguigno sarebbe uno dei principali fattori ereditari che predispongono a sviluppare una malattia più grave in seguito ad infezione da coronavirus.

«Lo studio avvalora qualcosa che avevano già ipotizzato gli scienziati cinesi e che, del resto, gli infettivologi già sanno: la genetica influenza sempre la risposta agli agenti infettivi – commenta il primario della Clinica di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona, Andrea Giacometti -. Peraltro, un altro studio pubblicato in questi giorni dimostra che l’essere omozigoti per il genotipo ApoE E4, ossia avere identici i due geni ereditati dai genitori, risulta fattore favorente allo sviluppo di forme sintomatiche di covid-19».

Professor Andrea Giacometti, Direttore Clinica di Malattie Infettive degli Ospedali Riuniti di Ancona

L’apolipoproteina E (ApoE E4) è una proteina coinvolta nel metabolismo dei grassi nel corpo ed è implicato nella malattia di Alzheimer, nelle demenze e nelle malattie cardiovascolari. A svelare il legame fra forme severe di covid-19 e la mutazione genetica è una ricerca pubblicata sul Journal of Gerontology Medical Sciences, condotta dai ricercatori della University of Exeter Medical School e della University of Connecticut School of Medicine, guidati dal professore di epidemiologia David Melzer. In pratica dallo studio emerge che le persone affette da demenza sono state colpite in maniera più severa dal coronavirus.

Ma quale sia la ragione per cui certi geni predispongano alle forme più gravi di covid-19 è ancora oggetto di studio, spiega il primario. «Probabilmente il motivo sarà legato alla qualità-quantità di risposta infiammatoria allo stimolo esercitato dal coronavirus, però è veramente difficile individuare ora la spiegazione molecolare – prosegue -. Basti pensare che sappiamo che l’allele ApoE E4 è associato a demenza e delirio: per quale motivo dovrebbero costituire anche fattore di rischio per covid-19?».

Nelle Marche intanto la situazione migliora di giorno in giorno sia in termini di ricoveri che di contagi, anche se si sono registrati un paio di focolai nelle ultime settimane: uno a Morrovalle in una palazzina e un’altro all’Hotel House. «È normale che compaiano qua e là piccoli focolai con contagio di 4-5 persone – spiega il professor Giacometti -, è un semplice fenomeno statistico, in una Regione dove sono stati più di 6.000 i contagiati. Per l’Hotel House mi meraviglio che non sia successo qualcosa di più grave prima. Comunque per fortuna la maggior parte dei residenti nel grande complesso condominiale è di giovane età, per cui suppongo che se ci sono stati altri contagi, la maggior parte di questi saranno decorsi in forma asintomatica o pauci-sintomatica. È giusto, in ogni caso, attuare ora i controlli tramite tampone, perché molti dei residenti all’Hotel House vivono come venditori ambulanti e quindi vengono a contatto con molta gente».

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