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Ammucchiati in fila sotto la pioggia per la pensione. La rabbia degli anziani: «Ci prendono in giro»

Nonostante lo scaglionamento dei pagamenti gli uffici postali sono stati presi d'assalto dai pensionati. Tra nervosismo e proteste. Dominici (Slp Cisl): «File a macchia di leopardo in regione. Utile un conto cointestato con i figli»

Poste Italiane
Poste Italiane

ANCONA – Anziani in fila costretti ad attendere al freddo e sotto la pioggia per ritirare la pensione. È questa la situazione che si può vedere questa mattina, 27 marzo, davanti alla maggior parte degli uffici postati della regione dove in alcuni casi il tempo di attesa sfiora anche un’ora.

Nonostante il ritiro delle pensioni sia stato scaglionato proprio per evitare assembramenti, il temuto scenario alla fine si è verificato. Le condizioni meteorologiche di questi giorni di certo non aiutano, penalizzando proprio quella fascia della popolazione, tra le più fragili, che dovrebbe essere la più tutelata e meno esposta al rischio di contagio da Coronavirus.

Sulla questione era intervenuto anche il presidente Anci Maurizio Mangialardi che immaginandosi questo scenario aveva definito lo scaglionamento dei pagamenti come una misura non sufficiente e aveva chiesto «l’apertura di sportelli postali temporanei» per «evitare comunque la concentrazione di soggetti, per altro deboli come gli anziani». Inoltre aveva posto l’accento sul fatto che «alcuni piccoli comuni dell’entroterra hanno gli uffici chiusi» e che per questo sarebbe stato opportuno concedere «una deroga per uscire dal proprio comune di residenza».

Un quadro che puntualmente si è verificato con code che ci sono state e che continueranno ad esserci per diversi giorni. Mangialardi osserva che «tenere gli uffici postali chiusi crea problemi agli utenti e al personale. Inoltre facendo spostare dalla loro abitazione gli anziani, che sono i più fragili, vengono esposti al contagio. Sono veramente rammaricato che Poste Italiane non abbia tenuto in debita considerazione questa situazione». 

Ma le difficoltà non sono state risolte e chi ha dovuto affrontare la coda non nasconde la sua rabbia. «È una vergogna che non si sia pensato a come rendere più semplice riscuotere la pensione in un momento difficile come questo – dichiara Carla, una agguerrita pensionata di 74 anni in coda davanti all’ufficio postale di Osimo Stazione -. Prima ci chiedono di restare a casa e non uscire, ma non pensano a togliere un pò di burocrazia e ci costringono a stare ammucchiati in fila per un ora e pure sotto la pioggia. Dopo che abbiamo lavorato per una vita, che paghiamo le tasse e che siamo quelli più a rischio di prendere questo brutto virus, veniamo trattati in questo modo? Non ho altro da dire se non che è una vergogna. Una grande vergogna». 

Ma Carla non è l’unica ad essere arrabbiata, al coro di protesta si unisce anche Giovanni, un 72enne: «Ci dicono di uscire solo per andare in farmacia e per fare la spesa indossando la mascherina, peccato però che non si riescano a trovare. Mi sembra davvero una presa in giro. Capisco che una situazione di questo genere non era immaginabile, ma a mio parere manca proprio l’organizzazione e in tutto questo come al solito noi anziani siamo sempre quelli che pagano il prezzo più alto». 

Il segretario regionale di Slp Cisl (Sindacato lavoratori poste) Dario Dominici spiega che il numero di uffici postali chiusi in regione è limitato e che le file sono a macchia di leopardo sul territorio regionale: «In provincia di Pesaro ad eccezione del capoluogo di provincia non ci sono code, ma il tema è di difficile soluzione, qualunque organizzazione si possa intraprendere».

Il problema, secondo il sindacalista, è quello che in molti «non hanno valutato strumenti alternativi per prelevare i soldi della pensione» come ad esempio tramite carte elettroniche (bancomat o carte di credito): «alcuni hanno l’accredito in un conto corrente, ma non hanno il bancomat, mentre in altri casi vengono i figli a ritirare, ma non sanno che serve la firma autenticata del genitore». «Sembrano scogli burocratici, ma nessun istituto può inserire una delega senza verificare che il pensionato sia d’accordo» prosegue Dominici. 

Intanto però i nodi vengono al pettine e in un momento di emergenza sanitaria come quello attuale. Come ovviare? «Oltre alla delega per il ritiro alla pensione, potrebbe essere utile un conto cointestato con i figli in modo che in caso di problemi possano essere questi a ritirare il denaro, ma anche insegnare ai propri genitori ad utilizzare il bancomat potrebbe essere di grande aiuto per evitare di doversi mettere in coda agli uffici postali».

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