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Ancona, chirurgo guarito dal Covid: «Stare dalla parte del paziente aiuta a capire le difficoltà» – VIDEO

Il dottor Gabriele Pagliariccio, medico di Torrette, racconta la sua esperienza di malato e il rientro in servizio dopo soli 20 giorni. Un'esperienza che lo ha emozionato per la grande solidarietà ricevuta da colleghi e pazienti

Il chirurgo Gabriele Pagliariccio

ANCONA – «È stato emozionante tornare al lavoro dopo una malattia così importante». Il dottor Gabriele Pagliariccio, responsabile della Struttura Dipartimentale di Chirurgia Vascolare d’Urgenza degli Ospedali Riuniti di Ancona, racconta così il suo ritorno alla normalità dopo aver contratto il Covid-19.

Al medico 57enne era arrivata la diagnosi di positività al virus il 12 ottobre, dopo essersi sottoposto al tampone presso il Drive-through dell’ospedale di Torrette: una doccia gelata anche perché nel suo reparto non sono risultati contagiati dal coronavirus altri medici, infermieri o operatori sanitari. Nonostante il tracciamento «sia stato fatto in modo molto corretto – spiega -, ripercorrendo tutti i contatti avvenuti nei giorni precedenti, abbiamo attivato l’app Immuni e fatto un percorso molto positivo anche con le strutture territoriali; di fatto però non abbiamo trovato nessun contatto positivo, probabilmente sarà stato un contatto occasionale».

Il sospetto, divenuto poi una realtà, si era materializzato con i classici sintomi dell’infezione: febbre alta, forti dolori muscolari e una perdita del senso dell’olfatto e del gusto che sta tutt’ora recuperando. Dieci giorni dopo il tampone era ancora positivo e il chirurgo è riuscito ad uscire dall’isolamento domiciliare solo dopo 15 giorni, quando il secondo test è finalmente risultato negativo. Il dottore era già rientrato al lavoro dopo soli 20 giorni.

«Ho aspettato qualche giorno e poi sono tornato al lavoro – spiega -. Un rientro emozionante anche per la grande solidarietà che ho ricevuto dai colleghi». Il dottor Pagliariccio racconta infatti che nei primi giorni della malattia «il telefono era impazzito di messaggi e telefonate anche da parte dei pazienti che, insieme ai colleghi, mi hanno manifestato una grande vicinanza».

Una esperienza che ha visto il chirurgo passare dal ruolo di medico a quello di paziente: «Passare dall’altra parte è sempre una esperienza spiacevole però bisogna renderla costruttiva, dal momento che tutti diventeremo pazienti per forza di cose nella nostra vita. In ogni caso aiuta a capire tante difficoltà, stati d’animo e sensazioni dei pazienti che curiamo»

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