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Censis, per il 5,9% degli italiani il Covid non esiste. La psicoterapeuta: «Degrado del pensiero e paure primitive slatentizzate»

Il 55esimo rapporto Censis fotografa un paese più povero e più irrazionale rispetto al passato. Aspetti sui quali ha influito la pandemia. Il parere della psicoterapeuta Maria Elia

La scritta comparsa davanti alla scuola di Sforzacosta

ANCONA – La pandemia fa crescere povertà e negazionismo, fa abbarbicare sempre di più gli italiani sulle proprie posizioni, accentuando scetticismo e divario fra chi la pensa diversamente. È quanto si legge tra le righe del 55esimo rapporto Censis sulla situazione sociale del paese.

La povertà

In Italia sono 2milioni le famiglie che vivono in condizioni di povertà assoluta un dato in crescita del +104,8% rispetto al 2010 quando erano 980 mila. La pandemia ha inciso fortemente sulla povertà delle famiglie, ma ha anche incrementato il senso di vulnerabilità in relazione alla salute e alla possibilità di dover ricorrere in futuro alle cure sanitarie. Questo ha imposto un aumento di cautela nella spesa e quindi anche nei consumi, facendo crescere i risparmi.

Il negazionismo e l’irrazionalità

Ma ciò che salta all’occhio più di tutto nel report, è la crescente irrazionalità. «L’irrazionale ha infiltrato il tessuto sociale – si legge nel report del Censis -. Per il 5,9% degli italiani il Covid non esiste, per il 10,9% il vaccino è inutile, per il 31,4% è un farmaco sperimentale e le persone che si vaccinano fanno da cavie».

E non solo. Secondo il Censis il 5,8% degli italiani è convinto che la Terra sia piatta, mentre per il 10% l’uomo non è mai sbarcato sulla Luna e per il 19,9% il 5G è uno strumento sofisticato per controllare le persone. «Accanto alla maggioranza ragionevole e saggia si leva un’onda di irrazionalità», osserva il rapporto.

La lettura della psicoterapeuta

I relatori del convegno "Tu non sai niente di me"
Da sinistra Maria Elia, Maria Antonietta Diana, Paola Tabarini, Antonella Anichini, Maurizio Gentile (immagine di repertorio)

«Notiamo da tempo un degrado del pensiero umano che si è accentuato con la pandemia – osserva Maria Elia, psicoterapeuta e didatta con funzioni di training dell’Istituto Italiano di Psicoanalisi di Gruppo Ipg e segretario scientifico del Crpg (centro e ricerche psicoanalitiche di gruppo) di Ancona – un degrado favorito dal bombardamento di informazioni da parte dei mass media e dei social network».

Secondo la psicoterapeuta il ricorso massiccio al web, favorito dal lockdown, ha portato le persone, nascoste dietro ad uno schermo, a «slatentizzare l’aggressività, la rabbia e le paure primitive». Se durante il lockdown si era sviluppata una certa «solidarietà» tra le persone, spinta dalla paura del virus, totalmente «inatteso», cessata questa prima fase «l’aggressività è riemersa preponderante, alimentata dalla cattiva informazione, dalla politica e dalle strumentalizzazioni ad opera di alcune persone note e ritenute di cultura. Tutto questo ha portato le persone ad abbarbicarsi sempre di più sulle loro posizioni».

La psicoterapeuta fa notare che questo fenomeno è alimentato anche dagli algoritmi utilizzati dai social network che fanno arrivare alle persone in base alle loro preferenze «solo quelle informazioni che non fanno altro che confermare ulteriormente le loro posizioni». Insomma un cortocircuito di disinformazione che fa crescere «l’aggressività, il negazionismo e l’irrazionalità, appiattendo la capacità di pensiero, posizioni cavalcate da alcune correnti politiche».

Secondo Maria Elia si possono individuare due tipologie di negazionisti, il cosiddetto “terrapiattista” che vede «un piano di realtà alterato» e le persone che hanno paura, sulle quali si può agire con la corretta informazione basata su dati scientifici, provenienti da fonti affidabili.

«Ci sono persone che si informano solo sui social network senza la possibilità di poter fare raffronti con fonti ufficiali ed affidabili, dove qualunque fake news è accettata: la politica dovrebbe mettere ordine su questo».

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