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Cannabis: 100 parlamentari chiedono a Conte di legalizzarla, proteste dal centrodestra

Deputati e senatori del Movimento 5 Stelle hanno inviato una lettera al premier per chiedere una regolamentazione del mercato delle droghe leggere, ma c'è anche chi la pensa diversamente

ANCONA – Si riaccendono i riflettori sulla legalizzazione della Cannabis. La questione è stata sollevata da un gruppo di parlamentari che ha inviato nei giorni scorsi una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, impegnato negli Stati Generali dell’Economia, per chiedere di dare avvio alla regolamentazione del mercato della Cannabis. Il documento, siglato da 100 parlamentari, vede fra i 3 promotori, il deputato osimano Paolo Giuliodori (M5s) insieme ai colleghi Michele Sodano e Davide Aiello.

I parlamentari (deputati e senatori), quasi tutti del Movimento 5 Stelle e altri appartenenti al gruppo misto, hanno chiesto al premier di inserire la questione del dibattito degli Stati Generali sul rilancio del Paese. «Il proibizionismo si è dimostrato del tutto inefficace. Non ha fatto altro che consegnare alla criminalità organizzata un mercato imponente, che vale miliardi e conta almeno 6 milioni di consumatori – commenta il deputato Paolo Giuliodori – .  È il momento che lo Stato prenda finalmente in mano la questione per assicurare ai consumatori un prodotto legale, sicuro e di qualità».

Paolo Giuliodori, deputato Movimento 5 Stelle

Un tema sul tavolo da circa un decennio sul quale però, come osservano i parlamentari, non si è mai chiuso il cerchio. «Legalizzare la Cannabis – spiega Giuliodori – porterebbe nelle casse dello Stato dai 6 ai 10 miliardi di euro ogni anno, senza contare l’effetto positivo sul Pil, stimato tra un +1,20% e 2,34%. Cifre notevoli, che contribuirebbero a dare ricchezza e benessere al Paese. Investire sulla Cannabis vuol dire creare centinaia di nuove imprese e decine di migliaia di nuovi posti di lavoro, in un settore innovativo che coinvolge l’agricoltura e l’industria in modo sostenibile, con un impatto positivo notevole anche dal punto di vista ambientale. Regolamentare il mercato della Cannabis vuol dire infliggere un duro colpo alle mafie, colpendo i loro interessi economici e portare avanti una battaglia di legalità. Andremmo a ridurre i reati, alleggellamento delle carceri».

«Stiamo portando avanti una grande battaglia di civiltà, legalità e buon senso – conclude – . Dimostriamo al mondo che l’Italia è un Paese aperto, responsabile e lungimirante, un Paese con lo sguardo rivolto verso il futuro».

Francesco Acquaroli
Francesco Acquaroli, deputato di Fratelli d’Italia

Non tutti però la vedono alla stessa maniera. Fortemente critico sull’iniziativa il deputato marchigiano di Fratelli d’Italia Francesco Acquaroli: «Non sono d’accordo sulla legalizzazione della Cannabis, oltretutto discutere di questo tema nell’ambito dell’emergenza economica in cui si trova il Paese è fuorviante. La Cannabis non è certo una delle priorità in questo momento storico nel quale occorre pensare al rilancio dell’Italia. Il nostro Paese è preda di una grande incertezza sia sul fonte dell’economia sia su quello della sanità, accendere un dibattito sulla questione è una offesa per quei cittadini che non hanno ancora ricevuto la cassa integrazione, per gli imprenditori che non sono ancora riusciti a riaprire la loro attività, per gli operatori del turismo e per chi ha perso il lavoro. Sono altre le priorità adesso, non ritengo che il Parlamento in questo momento possa occuparsi di regolamentare il mercato della Cannabis».

Giorgia Latini, deputata della Lega

Dello stesso avviso la parlamentare fabrianese della Lega Giorgia Latini che si dice contraria alla legalizzazione e auspica anzi la chiusura degli shop che vendono queste sostanze. «I parlamentari del Movimento 5 Stelle dovrebbero pensare e come far ripartire il Paese in crisi dopo l’epidemia di coronavirus, piuttosto che a queste iniziative che non fanno bene alla società e danno messaggi negativi».

E proprio ieri è arrivata la condanna a quattro mesi per il gestore di due negozi di Cannabis light di Macerata. L’uomo, sotto accusa per spaccio, aveva aperto due negozi nel capoluogo: uno in via Tommaso Lauri e uno in via Cluentina a Piediripa. Tra spinte verso il proibizionismo e la legalizzazione, il braccio di ferro va avanti con l’opinione pubblica spaccata a metà come la politica.

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