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Terremoto del Centro Italia, prorogata la busta paga pesante

Via libera dal Consiglio dei Ministri. Il pagamento scatterà dal 1° gennaio 2020, non più in 5 rate ma spalmato in 120. Il provvedimento è stato approvato nel decreto Clima. Corsa contro il tempo del governo per evitare che i terremotati dovessero restituire dal 15 ottobre gli aiuti ricevuti dallo Stato

I danni del terremoto nel Centro Italia

ANCONA – È stata prorogata al 31 dicembre la busta paga pesante. L’ok del Consiglio dei Ministri è arrivato nella tarda serata di giovedì 10 ottobre. Una corsa contro il tempo per evitare che le migliaia di terremotati del Centro Italia, rimasti senza casa e lavoro, dovessero restituire a partire dal 15 ottobre gli aiuti ricevuti dallo Stato negli ultimi 3 anni (la sospensione dell’Irpef per 1 anno e dei contributi previdenziali) in una stangata di 5 rate.

Il provvedimento è stato inserito nel decreto Clima, il primo utile «per tener fede all’impegno assunto con i cittadini» spiega l’onorevole marchigiana del Movimento 5 Stelle Patrizia Terzoni, vicepresidente della Commissione Ambiente della Camera, «una risposta molto attesa dalle popolazioni del Centro Italia colpite dal terremoto».

In pratica i terremotati inizieranno a restituire i benefici goduti a partire dal 1 gennaio 2020. L’importo non verrà più restituito in 5 maxi rate, ma sarà spalmato in 120 mensilità, grazie al provvedimento da 6,9 milioni di euro. Inoltre, come spiegano i parlamentari marchigiani del Movimento 5 Stelle Patrizia Terzoni e Paolo Giuliodori, «nel caso in cui si dovessero reperire altri 20 milioni di euro nella legge di bilancio, si potrebbe arrivare a una ulteriore successiva proroga».

Un gioco di squadra tra Pd e M5s che ha permesso ai terremotati di tirare un attimo il fiato. A sostegno della proroga, infatti, era intervenuto anche il senatore marchigiano del Pd Francesco Verducci che il 7 ottobre scorso aveva presentato un emendamento per chiedere lo slittamento della busta paga pesante in favore dei lavoratori e dei pensionati delle aree del cratere.

In Parlamento il deputato marchigiano del Pd Mario Morgoni aveva perorato la causa parlando di «beffa ai danni dei terremotati». «Il lavoro che stiamo cercando di fare da qui a fine anno – spiega Morgoni – è quello di trovare risposte ai problemi ancora aperti, dalle procedure per la ricostruzione al personale necessario negli uffici, dalla riorganizzazione dei servizi allo snellimento burocratico».

Accanto a questo il parlamentare ha posto l’accento sul tema dello sviluppo economico per il quale ha precisato non «bastano più provvedimenti spot. La situazione economica è di grande sofferenza, occorre una strategia per rilanciare queste zone». «Su questo abbiamo avanzato numerose proposte, dalla zona franco urbana all’istituzione del fondo speciale per lo sviluppo economico con una parte dedicata, come era stato fatto per il terremoto de L’Aquila, dove era stato riservato un 4% degli stanziamenti previsti».

Sul fronte dello snellimento Morgoni spiega che «occorre responsabilizzare i professionisti sapendo che poi saranno controllati e chi sgarra dovrà pagare». Secondo il senatore, i professionisti come gli ingegneri in fase progettuale dovrebbero  certificare sulla bontà del loro lavoro, solo in questo modo si avrebbe uno snellimento. Inoltre ha sottolineato che non si può più andare avanti con provvedimenti spot.

Un provvedimento, quello della proroga alla scadenza della busta paga pesante, che però non soddisfa i comitati del terremoto del Centro Italia: «Basta proroga, serve una sospensione» spiega dal coordinamento Flavia Giombetti. «A tre anni dal sisma non si può più perdere tempo – incalza – . Quando ci fu il terremoto a L’Aquila nel 2009 lo Stato chiese la restituzione del 40% dei benefici goduti, perché noi invece dobbiamo ridare il 100%?».

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