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BankItalia: «Economia Marche continua a crescere, con intensità contenuta e lievemente inferiore alla media italiana»

A pesare sulle imprese sono i rincari energetici e il quadro geopolitico internazionale con i recenti attacchi terroristici in Medio Oriente che hanno determinato un incremento dell’incertezza

Banca d'Italia

ANCONA – Nel complesso «l’economia regionale» nelle Marche «continua a crescere anche nella prima metà del 2023, ma con un’intensità contenuta e lievemente inferiore alla media italiana». È il quadro che emerge dall’Aggiornamento congiunturale sull’economia delle Marche di Banca d’Italia illustrato oggi – 7 novembre – ad Ancona. «L’indebolimento della fase ciclica registrato negli ultimi mesi del 2022 è proseguito nella prima parte dell’anno in corso – si legge nel documento -. In base all’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d’Italia, nella media del primo semestre del 2023 il prodotto regionale sarebbe cresciuto dell’1,0 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022, meno che in Italia».

Il capo dell’ufficio di analisi economica della sede di Ancona di BankItalia, Alfredo Bardozzetti, parlando con i cronisti a margine della presentazione del report ha spiegato «che sul versante della manifattura l’industria segna il passo». Le esportazioni «al netto del comparto farmaceutico, hanno ristagnato». Nel primo semestre del 2023 «l’attività dell’industria marchigiana si è indebolita» e «Confindustria Marche ha stimato una contrazione della produzione manifatturiera prossima al 2 per cento, in media, rispetto allo stesso periodo del 2022».

«L’attività continua a crescere nelle costruzioni, anche se sta gradualmente perdendo vigore». A perdere slancio è l’attività di riqualificazione del patrimonio abitativo, mentre tengono le opere pubbliche e la ricostruzione post-sisma. Il terziario invece ha risentito dell’indebolimento della spesa delle famiglie: «nel comparto del turismo gli arrivi sono stati, nel complesso, lievemente inferiori a quelli dello scorso anno; il calo fra gli italiani è stato compensato solo in parte da un aumento degli stranieri. La liquidità delle imprese è diminuita nel corso dell’anno, pur rimanendo su livelli storicamente elevati».

«Segnali di rallentamento cominciano a registrarsi anche per i servizi» e Bankitalia rileva anche «una caduta dell’attività delle imprese sul versante degli investimenti», un fenomeno «che merita attenzione e che potrebbe intensificarsi a causa dell’incertezza geopolitica che è ripresa nelle ultime settimane». Il quadro geopolitico internazionale mina le imprese marchigiane, provate anche da rincari e inflazione. «L’acuirsi delle tensioni geopolitiche conseguente ai recenti attacchi terroristici in Medio Oriente – si legge nell’Aggiornamento congiunturale – ha determinato un brusco incremento dell’incertezza, che potrebbe avere ripercussioni sull’evoluzione del quadro congiunturale».

Le imprese marchigiane, spiega Bardozzetti, sono «soggette a una serie numerosa di fattori di rischio. Ad esempio nel nostro territorio – ha aggiunto – non si è ancora riassorbita la problematica delle strozzature sulla fornitura dei beni intermedi e le imprese marchigiane restano relativamente più esposte di altre a quelli che sono gli shock dei costi dell’energia» fattori che «potrebbero trovare nuova intensità a seguito delle crisi geopolitiche degli ultimi anni».

Quadro in chiaro scuro anche sul fronte dell’occupazione per il quale BankItalia evidenzia «come si sia interrotto quel processo di ripresa che durava da parecchio tempo: il numero degli occupati è calato» ma «la situazione appare relativamente meno preoccupante di quella che è, anche perché accanto al calo degli occupati cala anche la partecipazione al mercato del lavoro».

Il calo si è concentrato nel lavoro autonomo, mentre «la componente alle dipendenze è cresciuta in linea con il resto del Paese. Nel settore privato non agricolo, il saldo tra assunzioni e cessazioni di rapporti di lavoro dipendente si è lievemente ampliato, beneficiando anche dell’andamento positivo della componente a tempo indeterminato. Il tasso di occupazione è rimasto sostanzialmente stabile; quelli di attività e di disoccupazione sono diminuiti, riflettendo una minore partecipazione al mercato del lavoro, in un contesto di flessione della popolazione in età attiva».

La sostituta della divisione analisi e ricerca economica territoriale della sede di Ancona di BankItalia, Sabrina Ferretti, in un passaggio del suo intervento ha evidenziato «un calo nella domanda» di credito da parte delle imprese «naturale in un contesto congiunturale di rallentamento». Minori domande di prestiti da parte delle imprese dovuta sia «ai minori investimenti» ma anche della «componente del capitale circolante che finora aveva sostenuto la domanda».

Un quadro che si accompagna «a un irrigidimento delle condizioni creditizie» con maggiori difficoltà di accesso al credito «in parte collegate anche alla situazione delle imprese» insomma fattori legati sia alla domanda che all’offerta. Per quanto rigurda l’accesso al credito delle famiglie in presenza di «condizioni rimaste nel complesso distese» Bankitalia rileva «una bassa domanda» in «un contesto caratterizzato da un’elevata inflazione che erode il potere d’acquisto delle famiglie» e in un contesto in cui la Banca Centrale Europea da luglio 2022 «ha adottato una politica monetaria non più accomodante e un rialzo dei tassi ufficiali» che ha avuto ripercussioni «sui tassi di mercato».

In controtendenzasi registra un aumento del credito al consumo, prestiti finalizzati e non finalizzati, «una componente naturale nei momenti specie di difficoltà» che «stanno sostenendo la dinamica creditizia ma non a sufficienza in quanto le erogazioni di nuovi mutui hanno segno marcatamente negativo rispetto a giugno del 2022».

In questo contesto registrano una diminuzione i depositi bancari di famiglie e imprese, una flessione dovuta «alla netta contrazione della componente in conto corrente, mentre sono cresciuti i depositi a risparmio. Il valore di mercato delle attività a custodia presso le banche è invece aumentato in misura marcata, trainato dalla componente delle obbligazioni pubbliche e private, in connessione con la ricomposizione del portafoglio finanziario di famiglie e imprese verso attività più remunerative».

(Servizio in aggiornamento)

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