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Processo Banca Marche, cessione dei crediti deteriorati sotto la lente di ingrandimento

In aula sono stati ascoltati in qualità di teste il dirigente Bankitalia Stefano De Polis e un risparmiatore azzerato. Sotto i riflettori i crediti deteriorati che sarebbero stati ceduti ad un 14,7% anziché al 34% del loro valore

Banca Marche

ANCONA – Nuova udienza del processo per il crac di Banca Marche. In Aula, al Tribunale di Ancona, si è conclusa la testimonianza di Stefano De Polis, ex vice capo del Dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria di Bankitalia. De Polis, che era già stato ascoltato in qualità di teste la scorsa settimana, ha riferito che l’istituto di credito marchigiano fu acquistato da Ubi ad 1 euro ritenendo che ci fosse una quota ingente di crediti in sofferenza.

De Polis, interrogato dall’avvocato Corrado Canafoglia, che rappresenta oltre 3mila risparmiatori azzerati, ha ricordato che nei giorni immediatamente precedenti all’emissione del Decreto “Salva Banche” aveva interloquito con la direzione alla concorrenza della Commissione Europea sulla cessione di crediti deteriorati (NPL) di 301 milioni euro «avvenuta il 17.11.2015 in Banca Etruria, a favore di Fonspa spa» afferma il legale Corrado Canafoglia.

La cessione venne effettuata «al valore netto contabile del 14,7%, nonostante il valore medio su base nazionale di questo tipo di cessioni ammontasse al 34% de loro valore», rimarca l’avvocato Canafoglia, aggiungendo che «su tale operazione è stato tarato il valore successivo delle cessioni di crediti deteriorati (NPL) in tutte le 4 banche risolute (Banca Marche, Cariferrara, Banca Etruria, e Carichieti): per capire gli ordini di grandezza nella sola Banca Marche i crediti deteriorati ammontavano a 5 miliardi e sono stati ceduti al 17% invece che al 34%, come da dato statistico nazionale, permettendo a chi li acquistò di risparmiare sul prezzo di acquisto oltre 800 milioni di euro».

Il teste avrebbe ammesso poi che nel settembre 2013, appena iniziato il commissariamento Bankitalia, avrebbe erogato a Banca Marche un prestito E.L.A. (emergency liquidty assistance) per 4 miliardi e 200 milioni di euro, un finanziamento straordinario che viene concesso solo a banche solvibili che si trovano in crisi temporanea di liquidità. «Il finanziamento è stato utilizzato da Banca Marche per saldare un debito che essa aveva con BCE – spiega il legale di parte civile -. De Polis ha poi ammesso che Bankitalia ha recuperato tale prestito a Banca Marche facendo subentrare nel credito verso l’istituto marchigiano proprio Fonspa, che a sua volta aveva ottenuto un prestito da BCE allo 0,5% di interesse chiedendone invece a Banca Marche a sua volta un interesse dell’1.25%».

De Polis ha poi spiegato che l’ex direttore Massimo Bianconi, imputato nel processo, avrebbe avuto un ruolo preminente rispetto al consiglio di amministrazione nei controlli interni. Dopo il dirigente di Bankitalia è stato ascoltato Gianni Grati, uno degli azionisti azzerati, il quale ha ricordato di aver ricevuto dall’ex direttore Goffi una mail in data 23 agosto 2013, e rassicurante sullo stato di Banca Marche, nonostante dopo 5 giorni venne poi commissariata, ma soprattutto che a marzo 2014 in pieno commissariamento la Banca continuava a proporre ai propri clienti obbligazioni subordinate da acquistare. La prossima udienza si terrà il 12 aprile.

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