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Proposta legge per rilanciare l’artigianato marchigiano. Carloni: «Trasformazione digitale coniugata a tradizione e storia»

L'assessore regionale all'Artigianato ha illustrato i contenuti del disegno di legge della Giunta, che punta a promuovere le 43mila imprese artigiane delle Marche. Ci sono 4 milioni di euro di risorse

ANCONA – 4 milioni di euro per promuovere e sostenere le attività artigiane, un comparto che nelle Marche conta 43mila imprese. È quanto prevede la proposta di legge per la promozione dell’artigianato marchigiano, illustrata oggi a Palazzo Raffaello dall’assessore regionale alle Attività Produttive Mirco Carloni.
Una misura che arriva dopo la presentazione della legge sulle start up innovative, varata dal Consiglio regionale con l’unanimità dell’Aula.

L’obiettivo è quello di sostenere gli investimenti nell’ottica di una trasformazione digitale delle imprese così da potenziare l’apporto tecnologico e premere l’acceleratore della competitività. Un bel balzo per tante realtà di eccellenza e di nicchia, che consentirà alle imprese artigiane di cogliere le opportunità offerte dal mercato internazionale.

Mirco Carloni

«Il settore artigiano può rappresentare un volano per l’economia regionale, se adeguatamente valorizzato. Investire sul manifatturiero è il vero futuro del nostro Paese» ha evidenziato l’assessore Carloni, che ha la delega all’Artigianato.

La proposta di legge, varata dalla Giunta regionale e trasmessa all’Assemblea legislativa per l’adozione, rivisita la normativa regionale del 2003, delineando nuovi scenari di sviluppo in trenta articoli che riconoscono anche la valenza sociale del comparto, oltre che il suo ruolo economico.

L’assessore Carloni ha sottolineato che tra gli obiettivi c’è quello di promuovete i “saperi artigianali” per far leva sullo spirito imprenditoriale autonomo e preservare le identità locali delle comunità marchigiane.
«Non è un’operazione nostalgia – ha puntualizzato l’assessore – perché la proposta di legge si prefigge di rendere l’artigianato marchigiano un protagonista della trasformazione digitale del nostro tessuto produttivo, coniugandolo con la tradizione e la storia della nostra regione».
Un settore che crea occupazione e che può mettersi in rete: oltre a stimolare nuove imprese, l’obiettivo della misura è anche quello di favorire la costituzione di attività in coworking, dove le competenze si integrano, e di servizi digitali fablabs, ovvero personalizzati, dove l’innovazione si integra con la digitalizzazione dei processi produttivi, così da stimolare la creazione di filiere.

Fondamentale poi l’aspetto del credito, in tal senso il provvedimento vede nei Confidi uno strumento di sviluppo dell’imprenditorialità. «All’interno dell’economia moderna – evidenzia Carloni -, ormai quasi completamente industrializzata, si tende a dimenticare che la competitività del nostro sistema industriale è ancora oggi intimamente legata a competenze artigiane».

Secondo l’assessore il lavoro artigiano è in grado di dare qualità e capacità a tante medie e grandi imprese che affidano a competenze artigianali compiti fondamentali per il loro successo sul mercato.
Gli interventi, si inseriranno anche nei percorsi culturali, turistici e enogastronomici tipici del “turismo emozionale”, legato all’intreccio con le tradizioni locali, portando i turisti alla scoperta dei mestieri tradizionali all’interno dei laboratori artigiani.

Sollecitato sul rilancio del commercio e dell’artigianato appenninico, gravato da isolamento infrastrutturale e post sisma, Carloni fa notare che l’innovazione è cruciale dal momento che il posizionamento commerciale che una volta avveniva all’interno della catena distributiva, oggi avviene «per lo più su reti virtuali» per cui occorre tenere conto di questo.
Secondo l’assessore la maggior parte delle botteghe artigiane andrebbe tenuta «con il sapore artigianale», ma con delle innovazioni tecnologiche legate al processo produttivo così fa poter «dare il massimo aiuto a questi imprenditori che volessero virtualizzare le vendite, l’unico modo per essere competitivi in mondo che anche sul prodotto deve fare i conti con una competizione globale».

La pandemia, se da un lato ha messo in crisi tante imprese, con i blocchi agli spostamenti e la crisi generata dalle chiusure, dall’altra «alterando i costi dei trasporti, specie di quelli via mare», ha fatto «tornare in auge la semi lavorazione artigianale italiana».

L’assessore Carloni fa notare che se prima della pandemia «costava meno importare semi lavorati dal sud est asiatico, piuttosto che farli fare ad aziende locali», ora questo meccanismo si è stravolto, «la globalizzazione si sta rovesciando al contrario» e questo rappresenta un elemento di positività per «l’artigianato».

Ma la digitalizzazione non è l’unica via per aiutare le imprese artigiane dell’Appennino, come afferma l’assessore, occorre puntare anche sugli investimenti e sul sostegno alle fiere virtuali, tuttavia rimarca che «il covid ha costretto tanti artigiani ha diventare digitali, un processo che deve essere strutturale».
Cruciale poi la logistica per raggiungere determinati livelli di produzione, così come il credito, che le imprese più piccole faticano ad intercettare proprio per le loro dimensioni ridotte e l’internazionalizzazione.

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