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Arretramento ferrovia adriatica e alta velocità, Confindustria: «95 miliardi di Pil e 144mila posti di lavoro»

Lo studio realizzato dall'associazione degli industriali italiani con Open Economics stima nelle regioni coinvolte dal progetto una crescita di Pil media allo 0,6% su base annua

Il presidente Confindustria Ancona (a destra)

ANCONA – L’impatto dell’alta velocità sulla dorsale adriatica? «95 miliardi di Pil generato» nel Paese «144mila posti di lavoro stabili a tempo pieno» a fronte di «44 miliardi di spesa complessiva». È quanto emerge dallo studio realizzato dal Centro Studi Confindustria in collaborazione con Open Economics, il cui obiettivo è proprio quello di far emergere le potenzialità dell’infrastruttura sulla dorsale adriatica, in termini di crescita di Pil e di occupazione.

«Nelle regioni coinvolte -. stima lo studio -, il solo cantiere del progetto contribuisce ad una crescita del Pil pari in media allo 0,6% su base annua, mentre a livello nazionale il contributo alla crescita si attesta intorno allo 0,4%». Lo studio è stato presentato alla Loggia dei Mercanti dal presidente di Confindustria Ancona, Pierluigi Bocchini. Presenti, tra gli altri, il vice ministro delle Infrastrutture e Trasporti Galeazzo Bignami, il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, il governatore dell’Abruzzo, Marco Marsilio, il presidente Istao, Mario Baldassarri.

L’indagine analizza i benefici dell’arretramento del tratto ferroviario adriatico con la concomitante installazione dell’alta velocità, che andrebbe a ridurre i tempi di percorrenza, liberando dai binari le aree turistiche costiere balneari, dove la tratta ferroviaria spesso si affaccia sul mare, con non poche complicazioni per le zone interessate.

Il progetto, prevede l’arretramento di 610 Km di tratta ferroviaria, di cui un 20% ricadente nel territorio dell’Emilia Romagna, un 25% nelle Marche, un 20% in Abruzzo, un 5% in Molise e un 30% in Puglia. I benefici? Impulso al turismo con l’incremento della qualità e del volume del traffico passeggeri, recupero delle aree a ridosso della costa impegnate dalla vecchia linea ferroviaria, espansione industriale con miglioramento dei servizi di logistica, ma anche riduzione dell’inquinamento acustico e ampliamento dei servizi di trasporto per lavoratori e turisti.

«Un’opera non per le Marche, non per l’Italia, ma per l’intero sistema viario – infrastrutturale europeo – ha detto a margine dell’evento il presidente Confindustria Ancona Pierluigi Bocchini – , Dalla ‘semplice’ fase di cantierizzazione, le imprese e le regioni che avranno i maggiori benefici, saranno quelle del Nord, una infrastruttura per il Paese, non per le Marche o per l’Abruzzo e di questo dobbiamo tener conto, perché significa punti di Pil nazionale».

Il tempo di realizzazione dell’opera infrastrutturale stimato nello studio è di 13 anni, ha spiegato Bocchini, «io credo e spero che si possa veramente fare in questo arco temporale una opera di fondamentale importanza» per la quale il centro studi stima a fronte di un investimento di 44miliardi «un ritorno, solo dalla fase di cantierizzazione, pari al doppio dell’investimento: per l’economia questo è un volano fondamentale, e questo solo per la fase di cantierizzazione, per non parlare poi di cosa significherà per le imprese del territorio, per il turismo, che sarà agevolato da questa opera, e per la qualità della vita per la popolazione che risiede in questi territori».

Insomma, una leva di sviluppo sull’economia nazionale e regionale, che muoverebbe tutte le filiere produttive con un impatto diretto, indiretto e di indotto. Le spese di cantiere interesserebbero per un 40% l’altra manifattura e per un 30% le costruzioni 30%, per un 20% il settore dei mezzi di trasporto, strumenti elettronici e elettrici, per un 10% il real estate e i servizi alle imprese.

Secondo l’analisi del Centro Studi di Confindustria a beneficiare del potenziamento è innanzitutto la Lombardia con 18,4 miliardi di Pil, quasi 30 mila occupati e 5,5 miliardi di entrate fiscali, seguita da Lazio (12,1 miliardi di Pil, 19 mila occupati e 4,4 miliardi di entrate fiscali) e Campania (9,2 miliardi di Pil, quasi 15 mila occupati e 3,7 miliardi di entrate fiscali).

Inoltre, l’investimento, durante la fase di realizzazione del progetto, andrebbe ad attivare principalmente il settore manifatturiero, insieme a quelli della strumentazione elettronica e delle costruzioni, mentre il comparto dei servizi è sollecitato direttamente nella fase di progettazione dell’opera. Ma l’impatto positivo si estende anche al di fuori del territorio italiano per16,3 miliardi di euro.

«Non un progetto avveniristico» ha detto il presidente della camera di Commercio delle Marche Gino Sabatini, il quale ha sottolineato che con la realizzazione dell’alta velocità «i nostri nipoti potrebbero avere i collegamenti che noi abbiamo sempre sognato». «Camera di commercio delle Marche e Regione Marche – ha aggiunto – sono ormai da tempo unite per rappresentare una visione comune e organica sul fabbisogno di infrastrutture della nostra regione. Solo attraverso una rete infrastrutturale completa ed estesa, una logistica efficiente e una connettività digitale performante, in grado di cogliere le opportunità dei cambiamenti, questa regione potrà uscire dall’isolamento e tornare a competere sui mercati nazionali e internazionali. Le difficoltà oggettive di spostarsi in tempi ragionevoli sul territorio e dal territorio verso destinazioni nazionali e internazionali, la carenza di intermodalità per il trasporto delle merci e, allo stesso tempo, il forte dissesto idrogeologico, mortificano i punti di eccellenza di questa regione. L’obiettivo primario che il sistema Marche si pone è quello di una maggiore integrazione del territorio regionale nel contesto italiano ed europeo agendo su target mirati» conclude.

Il presidente Confindustria Marche, Roberto Cardinali, in video collegamento ha sottolineato l’importanza dell’evento di presentazione dello studio dell’associazione degli industriali italiani come «occasione per mettere a fuoco le sfide che ci attendono». Il presidente della Regione Marche, Francesco Acquaroli, in un passaggio del suo intervento ha rimarcato che le Marche, insieme ad Abruzzo e Molise sono tra le sole regioni penalizzate per conformazione, ed ha espresso perplessità sull’ipotesi bypass, «non una infrastruttura», ma un intervento «parziale e frammentario». Il criterio auspicato dal governatore è quello della «sostenibilità» e l’obiettivo è quello di «arretrare la ferrovia adriatica e trasformarla in metropolitana di superficie» per abbattere i tempi di percorrenza della strada statale 16. Una questione posta sul tavolo del governo, ha detto, rimarcando che «il tema importante è quello della ferrovia che ci doterebbe di una centralità che nessuno potrebbe toglierci».

L’assessore della Regione Marche con delega alle Infrastrutture Francesco Baldelli, ha spiegato «le Marche continuano a viaggiare sui binari giusti: nuova linea ferroviaria per il traffico merci e passeggeri di medio-lunga percorrenza con l’alta velocità sulla Bologna-Lecce; avanti con la prima fase dei lavori per l’alta capacità sulla Orte-Falconara per ridurre di oltre 40 minuti il tempo di percorrenza con la capitale; anello ferroviario marchigiano che unisca senza interruzioni la provincia di Ascoli con Urbino tramite Fabriano e poi Fano per l’utilizzo come metropolitana di superficie, la metropolitana delle Marche. Stiamo, insieme, lavorando per questo – ha aggiunto -, abbiamo cominciato un percorso. Grazie dell’invito al Presidente di Confindustria Ancona Pierluigi Bocchini e a tutta la filiera delle categorie economiche per continuare a tenere forte l’attenzione su questo tema. Le infrastrutture sono la precondizione dello sviluppo e la leva necessaria per dire basta alle diseguaglianze territoriali e far entrare le Marche finalmente nel terzo millennio».

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