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App Immuni, i marchigiani si dividono fra pro e contro. Intanto ci sono due notifiche

Ci sono già i primi alert nelle Marche arrivati a un residente nella provincia di Ascoli Piceno e a un altro in provincia di Macerata, che sono venuti involontariamente in contatto con persone positive al coronavirus. Ma cosa pensano i marchigiani dell'app? Ecco cosa ci hanno detto

app immuni
app immuni

ANCONA – Attiva dal 1° giugno nelle Marche, quando è partita la sperimentazione anche in Puglia, Abruzzo e Liguria, l’app Immuni sta facendo parlare di sé.
Intanto sono già arrivate le prime due notifiche: si tratta di un residente nella provincia di Ascoli Piceno e di un altro in provincia di Macerata che sono venuti involontariamente in contatto con persone positive al coronavirus. L’avviso parte quando una persona è stata meno di due metri di distanza per almeno 15 minuti da un caso positivo al virus. In questo caso, come è accaduto ai due marchigiani, l’utente viene invitato ad adottare alcune regole di comportamento, come contattare il proprio medico di famiglia o il pediatra, che a loro volta contatteranno il Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria locale. E infatti così è stato. Per i due marchigiani ora scatterà il tampone per verificare se è avvenuto il contagio.

Luca Ceriscioli
Il governatore della Regione Marche Luca Ceriscioli

«L’attivazione di questo importante supporto per la lotta al coronavirus è un fatto importante, che ci ha permesso di verificare che la macchina sanitaria anche in questo caso funziona in tutti i suoi percorsi» ha dichiarato il presidente regionale Luca Ceriscioli nel precisare che «il senso di responsabilità e di collaborazione dei cittadini è fondamentale per contenere il virus, individuando tutte le possibili fonti di contagio e, quindi, garantire livelli sempre più alti di sicurezza sanitaria».

E intanto proprio due giorni fa la sperimentazione è stata estesa anche al resto delle regioni. La app per il tracciamento dei contagi è stata scaricata già da oltre 2,5milioni di persone in Italia, anche se c’è chi ancora si divide sulla questione soprattutto per ragioni di privacy, nonostante, come aveva spiegato la senatrice Maria Laura Mantovani, membro della Commissione Affari Costituzionali del Senato, della Commissione di Vigilanza Rai, degli Intergruppi Innovazione, Intelligenza Artificiale, Aerospazio e del Team Innovazione del Movimento 5 Stelle che si interfaccia con la ministra Paola Pisano, Immuni «non si aggancerà alle celle di telefonia mobile e non traccerà i telefoni cellulari delle persone».

La App «serve per registrare l’elenco dei contatti che una persona positiva ha avuto negli ultimi giorni prima di risultare positiva», sulla scorta di quanto fanno già gli operatori sanitari, ricostruendo i contatti dei positivi nelle ultime due settimane. «Questo è il “tracciamento” –  tranquillizza -, non facciamoci fuorviare dal termine che viene utilizzato. È semplicemente la ricostruzione degli incontri effettuati. I medici finora lo hanno fatto basandosi sulle “interviste” fatte alle persone».

Immuni

«L’ho scaricata circa una settimana fa perché nei giorni precedenti c’erano stati dei problemi con i telefoni Huawei – dichiara Alice, 38 anni di Porto San Giorgio -. Ho deciso di installarla perché mi interessa sapere se sono stata in contatto con persone infette, ma anche per senso di responsabilità verso il Paese. Ad oggi fortunatamente non ho ricevuto nessuna notifica, ma se questo dovesse accadere avviserei subito il mio medico di famiglia».

«Ho scaricato Immuni fin da subito perché ritengo sia un contributo logico ad un buon vivere sociale – spiega Roberto Marconi, 51 anni di Osimo -, non temo privacy, infatti spesso forniamo i nostri dati con molta più leggerezza. In ogni caso è uno strumento che secondo i dati può dare un aiuto a contenere l’epidemia che ci troviamo di fronte e quindi anche a donare un po’ più di serenità alle persone».

Ma c’è anche chi è più dubbioso. «Non ho ancora preso in considerazione l’idea di scaricare l’app – dichiara Monica Picciafuoco, 42 anni di Ancona -, non ho avuto ancora tempo per pensarci, ma non credo che la scaricherò, non tanto per ragioni di privacy, quanto piuttosto perché non ho più spazio nel telefono».

«Non la ritengo un sistema utile – spiega Marco Nardi, 42 anni di Recanati -, conosco molte persone che hanno avuto l’infezione e, a parte chi aveva già dei problemi di salute, sicuramente è una brutta influenza. In ogni caso però non credo che l’app possa aiutare a prevenire la diffusione dei contagi in alcuna maniera, quindi non intendo scaricarla».

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