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Anticorpi monoclonali, le prime flebo a Torrette. L’infettivologo Giacometti: «In arrivo nuova fornitura»

L'ospedale regionale di Ancona somministrerà gli anticorpi a pazienti domiciliari al ritmo di 4 al giorno. Nelle Marche è previsto per le prossime settimane l'arrivo di altre 400 sacche

Malattie Infettive Torrette

ANCONA – Partiranno venerdì 26 marzo le prime terapie con anticorpi monoclonali agli Ospedali Riuniti di Ancona. Dopo l’avvio nel Pesarese con le prime tre sacche somministrate a soggetti fragili, ora toccherà a Torrette partire con la terapia il cui obiettivo principale è quello di ridurre l’ospedalizzazione dei pazienti positivi al covid-19.

Andrea Giacometti, primario Clinica Malattie Infettive Torrette

Nelle Marche sono stati infatti approntati 15 centri che potranno eseguire le infusioni: Marche Nord, 2 centri agli Ospedali Riuniti di Ancona, 2 all’Inrca e 10 nelle aree vaste dell’Asur: 1 nell’Area Vasta 1; 3 nell’Area Vasta 2; 3 nell’Area Vasta 3; 1 nell’Area Vasta 4 e 2 nell’Area Vasta 5.

Nei giorni scorsi all’ospedale di Pesaro sono state consegnate altre due sacche per un totale di 5, mentre un’altra è stata inviata a Jesi, per cui le infusioni ad oggi disponibili nelle Marche sono 127 che potranno essere somministrate «in base alle richieste dei medici», spiega l’infettivologo Andrea Giacometti. Altre flebo arriveranno nelle prossime settimane e «alla nostra regione dovrebbero toccarne altre 400 circa», afferma il primario della Clinica di Malattie Infettive di Torrette.

Ieri nel corso di un incontro tra l’infettivologo e i rappresentanti dei medici di medicina generale e delle Usca, è stato stabilito che ogni paziente che potrà accedere alla terapia in base ai criteri individuati, verrà infuso nella zona di residenza, in base ai centri individuati dalla Regione, per cui ad esempio un paziente di Jesi verrà sottoposto alla terapia a Jesi, mentre un paziente di Osimo potrà ricevere il trattamento a Torrette.

La terapia con anticorpi monoclonali consiste in una flebo nella quale viene somministrato un anticorpo neutralizzante il virus covid-19 prodotto in laboratorio. Un trattamento che ha mostrato risultati incoraggianti in termini di riduzione della mortalità e dell’ospedalizzazione specie nelle prime fasi della malattia. «Sarà il medico di base quello che individuerà i pazienti idonei alla terapia e che fornirà indicazioni sull’afferenza in base all’area di residenza».

I pazienti che potranno accedere a questa cura sono quelli curati a livello domiciliare, quindi non ospedalizzati e con il virus individuato da non più di 10 giorni, con una sintomatologia scarsa o moderata. Ad indicare quali pazienti potranno accedere a questa terapia. come sottolineato dal primario della Clinica di Malattie Infettive di Torrette, sono medici di famiglia e pediatri di libera scelta, il trattamento infatti può essere somministrato anche nei ragazzini dai 12 anni in su.

Intanto il servizio informatico dell’ospedale regionale di Torrette sta predisponendo un programma che verrà distribuito ai medici di base, ai pediatri e all’Urp, nel quale potranno inserire i dati dei pazienti individuati per la terapia.

A Torrette il ritmo di somministrazione degli anticorpi monoclonali che avvengono con una infusione della durata di un’ora, sarà di 4 pazienti al giorno nelle tre giornate individuate, il lunedì, martedì e venerdì: ogni persona positiva al virus riceverà una sola infusione, ma «non sono i pazienti a poter scegliere di sottoporsi alla terapia».

Le infusioni verranno eseguite in locali appositi che sono stati ricavati grazie a lavori in muratura al piano terra delle Malattie Infettive. Trattandosi di pazienti nella prima fase della malattia e dunque «più contagiosi» spiega l’infettivologo, «abbiamo predisposto dei locali a pressione negativa – conclude – si tratta di due stanze, una per l’infusione e un’altra per l’attesa nel periodo di osservazione. Poi ci sarà una stanza “pulita” per gli infermieri e la strumentazione necessaria a raccogliere i dati del trattamento».

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