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Anno giudiziario, Sottani: «Marche appetibili per il riciclaggio»

Il procuratore generale, a margine dell'inaugurazione, ha spiegato che la regione è ambita alle associazioni mafiose per l'elevato numero di risparmi

Sergio Sottani
Sergio Sottani

ANCONA – «Le Marche sono una regione molto appetibile perché viene definita una zona franca, non perché non ci siano controlli, ma perché ci sono molti risparmi, come si vede dalle relazioni della Banca d’Italia». Sono le parole del procuratore generale Sergio Sottani in risposta alla domanda dei giornalisti sulla presenza di eventuali infiltrazioni mafiose nelle Marche.

Sottani, precisando che non intende «alzare inutili allarmi, se non quelli concreti», ha evidenziato il fatto che le Marche sono «una regione produttiva, il cui tessuto sociale in qualche misura tiene nonostante la grossa crisi, questo paradossalmente serve ad attirare il riciclaggio di capitali che vengono da altre regioni».

Il procuratore ha ricordato «una indagine di rilievo» risalente a febbraio 2020, che aveva portato all’individuazione di «alcuni soggetti, di cui uno viene sospettato di essere affiliato a un clan ‘ndranghetista, in cui la procura di Ancona ha lavorato con le procure calabresi, ottenendo dei risultati notevoli». Per questo ha aggiunto «mi sembra che l’attenzione ci sia, ma naturalmente dev’essere non solo giudiziaria, ma di tutta la comunità».

Sottani ha poi evidenziato un incremento dei reati legati alle irregolarità nei contributi legati al sisma e ha spiegato che sono emersi nei procedimenti penali nati per il controllo sulla verificare dell’effettiva erogazione.

«Dalle attività di indagine sulla ricostruzione emerge una attenzione soprattutto sugli appalti – prosegue – devo dire che su questo fronte per un verso è comprensibile e per l’altro è allarmante, c’è stata sicuramente una liberalizzazione dal punto di vista della normativa della concessione degli appalti con la normativa che è cambiata», ma se questo, spiega, «per un verso favorisce, come è giusto che sia i tempi di ricostruzione, dall’altro rischia di diminuire le forme di controllo».

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