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Affitti brevi, Fiaip: «Contrari alla normativa. Fetta di mercato persa nelle compravendite»

La normativa punterebbe a regolamentare gli affitti brevi nelle località a vocazione turistica in modo da uniformare a livello nazionale la normativa e contrastare il fenomeno dell'abusivismo

ANCONA – La proposta di legge sugli affitti brevi al vaglio del governo non convince la Federazione Italiana Agenti Immobiliari – Fiaip. La normativa punterebbe a regolamentare gli affitti brevi nelle località a vocazione turistica in modo da uniformare a livello nazionale la normativa e contrastare il fenomeno dell’abusivismo.

In pratica secondo una bozza di pdl un contratto di affitto a scopo turistico nelle città metropolitane non dovrebbe avere una durata inferiore a due notti consecutive, con la sola eccezione dei nuclei familiari in cui siano presenti almeno tre figli.

Tra gli obiettivi della normativa quello di garantire il rispetto dei requisiti igienico-sanitari e di sicurezza degli immobili concessi in affitto. Inoltre, sarebbe previsto un codice identificativo nazionale (Cin) per ogni unità immobiliare ad uso abitativo oggetto di affitto breve per finalità turistiche-. Chi intende affittare con questi canoni dovrebbe presentare una istanza in via telematica.

«Siamo contrari a questa normativa – spiega Emanuele Fiori, presidente regionale Fiaip – È una fetta di mercato che potrebbe essere persa nelle compravendite e comunque una imposizione per la libera proprietà». Secondo la Federazione Italiana Agenti Immobiliari «la normativa che vorrebbe proporre il ministero del Turismo andrebbe ad intervenire sul numero massimo di appartamenti che possono essere concessi per gli affitti brevi ed è stata fatta sul solco della cosiddetta norma ‘Venezia’, annunciata e mai realizzata perché incostituzionale in quanto non si può disporre della proprietà altrui».

Per Fiori «stabilendo un numero massimo di appartamenti che una persona può destinare agli affitti turistici, si va a limitare la libertà di gestione delle proprietà. Inoltre, al terzo appartamento in affitto turistico si vorrebbe obbligare i proprietari ad aprire una partita Iva – spiega – riteniamo che questo sia troppo vincolante. È una normativa spinta erroneamente dalla paura degli albergatori, i quali temono una riduzione del proprio business, pensando che chi decide di andare in appartamento poi non andrà più in hotel, mentre si tratta di due modi di fare turismo completamente diversi: chi sceglie l’hotel per le vacanze lo fa perché cerca dei servizi che in appartamento non ci sono».

Fiaip ha cercato una interlocuzione con il governo sulla questione ed ha partecipato al tavolo nazionale con il ministro del turismo per far comprendere le proprie ragioni. «Una normativa del genere non è funzionale né per la popolazione né per le agenzie immobiliari – spiega – poter affittare ad uso turistico più appartamenti per periodi brevi rappresenta una leva importante per il mercato immobiliare a cui darebbe uno sviluppo aggiuntivo, un mercato che costituisce il 30% circa del pil nazionale».

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