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11 settembre, l’attacco che cambiò il mondo

Come è cambiato il mondo dopo la tragedia che nel 2001 colpì al cuore gli Stati Uniti? E quali sono le nuove minacce? Lo abbiamo chiesto ad Angelo Ventrone, docente di Storia Contemporanea ad UniMc

11 settembre - ground zero (Foto di WikiImages da Pixabay)

ANCONA – Sono trascorsi 19 anni eppure il ricordo di quel tragico giorno è ancora vivo nella memoria di tutti noi. Era l’11 settembre 2001 quando quattro attacchi suicidi, condotti contro obiettivi civili e militari, colpirono al cuore gli Stati Uniti, fino ad allora ritenuti “inattaccabili” nell’immaginario di tutti noi. A mettere a segno il più grave attentato terroristico della nostra storia, che provocò la morte di 2.977 persone e il ferimento di altre 6 mila, fu un gruppo di terroristi aderenti ad Al-Qaida, il movimento fondamentalista islamico, nato a fine anni ’80 durante la guerra in Afghanistan.

Quattro aerei di linea della United Airlines e American Airlines, furono dirottati da 19 terroristi: il volo American Airlines 11 e il volo United Airlines 175 furono fatti schiantare contro le Torri Nord e Sud del World Trade Center, nel quartiere della Lower Manhattan a New York. Un attacco che le fece crollare nell’arco di 1 ora e 42 minuti. Un terzo aereo, il volo American Airlines 77, fu fatto schiantare contro il Pentagono, sede del Dipartimento della Difesa, che subì il crollo della facciata ovest, mentre un quarto aereo, il volo United Airlines 93, precipitò in un campo nei pressi di Shanksville, in Pennsylvania, per la rivolta dei passeggeri: il velivolo era diretto verso Washington, ma non ci arrivò mai.
La risposta degli Stati Uniti non si fece attendere e dichiararono guerra al terrorismo, attaccando l’Afghanistan per debellare il regime dei Talebani, neutralizzare al-Qaida e catturare il leader Osama Bin Laden. Non solo morte e distruzione, la distruzione del World Trade Center causò danni anche all’economia con la chiusura di Wall Street fino al 17 settembre.

Come sono cambiati dopo l’11 settembre gli equilibri mondiali e come si è trasformato il potere?
«Con la fine della “Guerra fredda” tra Stati Uniti e Unione Sovietica il mondo si è trovato privo di un ordine – spiega Angelo Ventrone, docente di Storia Contemporanea ad UniMc -. I tanti nazionalismi esplosi in Europa orientale e in altri continenti, e i fondamentalismi religiosi, sono stati espressione proprio di questo disordine. L’incertezza che da allora regna ha reso centrale il problema della sicurezza. D’altronde, la capacità dello stato nazionale di garantire la sicurezza individuale e collettiva è uno dei pochi compiti che ancora gli viene riconosciuto da tutti, visto che in altri ambiti si trova sempre più scavalcato da poteri internazionali, come le multinazionali e la speculazione finanziaria».

Angelo Ventrone, docente UniMc

La sicurezza come «ultimo baluardo che legittima l’esistenza dello Stato» è infatti una delle questioni più cruciali dell’epoca moderna, e vede «le forze politiche tentare di legittimarsi sempre più nella lotta ai pericoli che minacciano l’esistenza individuale». Ma a cambiare dopo l’11 settembre «è stata anche l’idea di guerra – osserva il professor Ventrone – che, come nel caso dell’attacco all’Iraq di Saddam Hussein nel 2003, ora spesso scoppia senza una dichiarazione formale, tanto che i cittadini dei paesi che la dichiarano neanche se ne accorgono: inoltre la conduzione di queste guerre è coperta da forti segreti», e i loro obiettivi sono «sempre molto vaghi», come ad esempio la costruzione della democrazia o la difesa dei diritti umani.

Quali sono a suo parere le nuove forme di minaccia e paura?
«L’ossessione della sicurezza ha iniziato a mettere in crisi l’idea della democrazia» spiega Angelo Ventrone, «alcuni regimi facendo leva sulla sicurezza personale e sociale hanno conquistato grande visibilità internazionale come la Russia di Putin, la Turchia di Erdogan e l’India di Modi o ancora l’Ungheria di Orban, il quale ha addirittura affermato che la democrazia non è necessariamente liberal. Questa trasformazione potrebbe essere epocale e portare la democrazia parlamentare a perdere terreno a vantaggio di una democrazia blindata, di fatto una non democrazia, che enfatizza le tutele sociali ma nega o comunque limita diritti civili e politici». Secondo il docente il rischio è quello di una «grande regressione verso forme di non democrazia che hanno già caratterizzato tanta parte del ‘900».

Quali potranno essere gli scenari?
Angelo Ventrone chiarisce subito la necessità di porsi alcuni quesiti: Ci troviamo in una fase di post-democrazia? Il consolidamento del potere delle maggioranze nazionali e la difesa dei loro interessi diventerà dominante? La democrazia resterà inclusiva o dominerà il panico di essere invasi e di vedere estinta o disgregata la propria cultura? La democrazia riuscirà a reggere queste spinte? «C’è una battaglia da fare – spiega – sulla qualità della democrazia, che è sempre legata all’impegno dei cittadini: più forte sarà l’impegno, di maggior qualità sarà la democrazia. La politica è molto respingente in questo periodo, non ha grande appeal e spesso non sembra all’altezza delle sfide. Ma resta una delle attività più nobili che l’uomo possa praticare: sforzarsi di costruire, insieme agli altri, il futuro della propria comunità».

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