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“Bentornata a casa Amel”. Mamma sconfigge il Coronavirus e riabbraccia il figlio di 5 anni

I genitori si ammalano di Covid-19 e finiscono in terapia intensiva. Il loro figlioletto risulta negativo al tampone ma non ha parenti a cui può essere affidato. Il padre muore, la madre guarisce e dopo un mese si ritrovano

ANCONA-  I genitori si ammalano di Covid-19 e finiscono in terapia intensiva all’Ospedale regionale di Torrette. Il loro figlioletto di 5 anni sta bene, risulta negativo al tampone ma non ha parenti a cui può essere affidato. Intervengono i Servizi Sociali del Comune di Ancona che riescono a trovargli una sistemazione dove trascorrere la quarantena circondato da affetto. Il papà purtroppo non riesce a vincere la battaglia contro il Coronavirus mentre la mamma, Amel, guarisce. Dopo un mese, ha potuto finalmente riabbracciare il suo bambino. Ad accoglierla al rientro a casa uno striscione scritto dai condomini: “Bentornata a casa Amel”. A raccontare questa commovente storia, il sindaco Valeria Mancinelli nella sua pagina Facebook.

«È una storia emblematica di questa emergenza, di dolore ma anche di solidarietà, di cura e di amore. Qualche settimana fa Amel si ammala seriamente di Covid-19, insieme al marito. Finiscono entrambi in ospedale a Torrette, e rapidamente in terapia intensiva. Con loro hanno un bambino di 5 anni (lo chiamerò Andrea, un nome di fantasia), non hanno parenti a cui lasciarlo all’improvviso. Bisogna trovare una sistemazione per lui.
Andrea risulta negativo al tampone ma deve stare in quarantena. Ci attiviamo con i nostri servizi sociali ma non è facile; non possono prenderlo in carico le normali strutture che accolgono minori, c’è un serio rischio contagio. Si offre di farlo il Seeport Hotel. Gratuitamente. Gli riservano uno spazio bello, una grande stanza. Garantiscono tutta la sicurezza possibile e gli cucinano i suoi piatti preferiti. Lo accudiamo anche noi, arrivano dispositivi ma anche vestiti, lo facciamo giocare e riflettere con i nostri operatori e i nostri servizi. L’hotel riserva anche noi una stanza comunicante così non lo lasciamo mai, giorno e notte: è un bambino che si ritrova all’improvviso senza mamma e papà, solo, in un contesto nuovo. Il papà non ce la fa, purtroppo. Amel invece dopo un duro periodo di terapia intensiva, guarisce. Andrea non risulterà mai contagiato e sta benissimo.

Quel lenzuolo steso al balcone dice che ora mamma e piccolo posso abbracciarsi. Forte. E dice anche che in questa immane tragedia l’umanità può dare il meglio di se stessa: dai medici e gli infermieri che combattono ogni giorno per tutti noi, al titolare del Seeport che ha fatto questo gesto anche se l’immagine di questa specie di peste poteva intaccare quella della sua attività, ai nostri operatori che non si sono rassegnati a costruire per Andrea un percorso di serie B, ad un palazzo intero che accoglie il ritorno di una mamma come una vittoria per tutti. È un bell’insegnamento. Buona vita Amel, buona vita Andrea».

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